El Salvador 5: Dai massacri alla domanda di giustiziaPer non essere più «terra bruciata»

Piccole pratiche di giustizia riparativa.



Abbracciare chi ha sofferto, costruendo uno spazio in
cui il suo grido di giustizia possa finalmente esprimersi e trovare ascolto.
Narrare e fare memoria del passato, traendone un monito per il futuro. Chiamare
lo stato a rispondere per le sue azioni e omissioni. Sono alcuni degli intenti
del Tribunal inteacional para la
aplicación de la justicia restaurativa
, iniziativa privata che intende
restituire una risposta di giustizia alle vittime dei gravi crimini compiuti
nei decenni passati in El Salvador.

«Il
mio nome è José Coelio Chicas, quando si verificò il massacro (il caso
conosciuto come Massacro del Junquillo, avvenuto il 14 marzo 1981 nell’omonimo caserío
– borgo – del municipio di Cacaopera, nel dipartimento di Morazán, ndr)
avevo 27 anni, ora ne ho 58». Stringendo il cappello tra le mani e con la voce
che sussulta, don Coelio racconta la storia di sua madre, di sua moglie, dei
loro quattro bambini – l’ultimo dei quali nato 22 giorni prima -, dei suoi
fratelli con le loro mogli e i loro figli, spazzati via uno a uno dalla
violenza cieca del battaglione Atlacatl, per il folle progetto politico che
pretendeva di eliminare la guerriglia circondandola di «terra bruciata», ossia
sterminando i villaggi contadini in cui i guerriglieri potevano, potenzialmente,
trovare sostegno.

Mentre don Coelio con dolcezza chiama per nome i suoi
bambini, racconta della fuga, degli spari, del maiale che divorava i resti dei
più piccoli e del volo degli avvoltorni sulla sua casa bruciata, l’uditorio lo
ascolta in silenzio, quasi in apnea, e sostiene la sua voce spezzata con la sua
presenza attenta e discreta.

La povertà e il dolore hanno fatto invecchiare
precocemente quest’uomo mite che, tra le lacrime, ringrazia Dio e i presenti
per l’opportunità di parlare. Poi rivolge un pensiero allo stato: «Mi hanno
raccontato che a San Salvador c’è un monumento a Roberto D’Aubuisson. Lo chiamo
con nome e cognome e con la certezza che fu un assassino. È un abuso per me e
per tutta questa gente sopravvissuta. È anche un abuso, io credo, che la terza
brigata del dipartimento di San Miguel sia stata intitolata al colonnello
Domingo Monterrosa: questo vuole dire che nel paese in cui siamo nati noi non
valiamo nulla…».

La denuncia del signor Coelio risuona molte volte nel
corso delle sessioni del Tribunale: le celebrazioni istituzionali dei militari
che furono responsabili dei crimini commessi in El Salvador non possono non
ferire profondamente le vittime. La rimozione di tutte le onorificenze
conferite ai victimarios è una delle forme di riparazione invocate,
insieme alle indagini e ai processi che dovrebbero affermare pubblicamente la
verità su quanto accadde in quegli anni bui, alla ricerca delle persone
scomparse, alle esumazioni, alla nobilitazione pubblica delle vittime, alla
trasmissione della memoria storica alle nuove generazioni, all’indennizzo
economico e all’assistenza sanitaria e psicologica. Il diritto internazionale,
facendo riferimento a queste richieste, che accomunano tutte le vittime di
gravi violazioni, parla di «riparazione integrale» (che si compone di
ristabilimento, risarcimento, riabilitazione, soddisfazione, garanzie di non
ripetizione).

Alcune vittime, con grande coraggio, chiedono di più.
Don Coelio pronuncia parole audaci e sofferte che suonano come un messaggio di
pace: «Come sopravvissuto domando allo stato che indaghi e faccia giustizia.
Alle persone che commisero questo chiedo che, per favore, vengano davanti a noi
e ci chiedano disculpa, dicano chi impartì loro gli ordini. Io
desidererei che il sig. Medina Garay [che ordinò di massacrare gli abitanti del
Junquillo] venisse a questo tribunale e ci dicesse: “Ho commesso un grande
errore e oggi vi chiedo perdono”. Io sono disposto a perdonare questa gente,
però devo vederla!».

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Tribunal para la justicia restaurativa


Liberare le ferite dal silenzio

Il Tribunal inteacional para la aplicación de la
justicia restaurativa
è un’iniziativa dell’Istituto per i diritti umani
dell’Università Centroamericana «José Simeón Cañas» (Idhuca) e dei comitati
delle vittime del conflitto armato. La sua prima edizione, nel 2009, si svolse
nella cappella «Gesù Cristo Liberatore» dell’Università, dove riposano i resti
mortali dei sei gesuiti, «martiri per la giustizia», trucidati vent’anni prima.
Negli anni successivi, il Tribunal (che è giunto alla sua sesta
edizione) è stato celebrato in differenti località del paese, in prossimità di
luoghi che sono stati scenario di gravissime violazioni dei diritti umani nel
corso del conflitto.

Il termine «tribunale» è utilizzato in senso lato: si
tratta, infatti, di un organismo privo di qualunque riconoscimento legale,
istituito come tentativo dell’Idhuca (con l’appoggio di persone ed enti
stranieri) di iniziare a rispondere all’esigenza di giustizia delle vittime e
della società salvadoregna che è stata fino a questo momento frustrata dallo
stato. Il riferimento alla «giustizia riparativa» segnala che si tratta di una
modalità «non formale» di giustizia, che pone al centro le vittime e non
appiattisce la risposta al loro grido sulla punizione dei colpevoli (Si veda
il dossier di MC dicembre 2013 sul tema della Giustizia riparativa
).

Le vittime, affiancate dai loro familiari, dai comitati e
dalle comunità cui appartengono, sono protagoniste di questa peculiare
iniziativa. Vi sono inoltre alcuni giuristi, docenti universitari, persone
competenti e sensibili provenienti da diversi paesi, che ricoprono il ruolo di «giudici».
Ultimi, ma non meno importanti, gli avvocati e il personale dell’Idhuca,
inclusi i volontari e gli studenti che prestano il loro servizio sociale.

Ogni edizione di questa toccante esperienza prevede tre
giornate di testimonianze, che si concludono con la presentazione delle
richieste che le vittime, per mezzo del Tribunal, rivolgono allo stato e
che possono, anche in questo caso, essere riassunte con le seguenti parole:
verità, giustizia, riconoscimento, riparazione.

Vi è uno spazio anche per gli avvocati dell’Idhuca,
rappresentanti delle vittime, che, attraverso petizioni molto puntuali,
richiamano lo stato all’assunzione delle sue responsabilità e all’adempimento
degli obblighi derivanti dal diritto nazionale e internazionale.

Questa iniziativa si propone di contribuire a «sanare le
ferite» delle vittime e della collettività, attraverso la centralità data alla
narrazione di storie a lungo incarcerate nel loro intimo. L’ascolto attento e
rispettoso dell’uditorio permette a chi, liberamente, ha scelto di prendere la
parola, di sentirsi creduto e «riconosciuto» nella propria dignità e nel proprio
dolore. Il racconto in «prima persona» permette di intrecciare la memoria
personale con la storia del paese, tessendo i fili della memoria storica,
sapienza tanto cara a coloro che qualcuno ha tentato di annullare e far
scomparire.

Inoltre, il Tribunal de justicia restaurativa
intende avvalersi della sua autorità morale per affermare la responsabilità
degli autori dei crimini e dello stato ed emettere un forte richiamo nei loro
confronti. La censura nei confronti dello stato non si limita al fatto che esso
non abbia rispettato e garantito i diritti dei suoi cittadini nel momento in
cui avvennero le violazioni, ma si estende alla mancanza della volontà politica
di investigare e chiamare i colpevoli a rispondere.

Infine, il carattere pubblico di questa iniziativa (è
trasmessa dalla radio dell’università, attraverso Inteet, ed è seguita dalla
stampa nazionale) intende favorire la conoscenza e la solidarietà dell’intera
popolazione nei confronti delle vittime e propiziare il consenso verso misure a
loro favore e contro l’impunità.

A.Z.

El Salvador in cifre

Superficie: 21mila kmq. Capitale:
San Salvador.

Abitanti: 6,2milioni (2012), di cui 86.3% meticci, 12,7% bianchi,
1% indigeni (2007). Urbanizzazione: 64%.

Aspettativa di vita: 74 anni. Mortalità infantile: 1,8%. Adulti alfabetizzati: 84,5%.

Religione: Cattolici romani 57,1%, Protestanti 21,2%, Testimoni di
Geova 1,9%, Mormoni 0,7%, altre religioni 2,3%, non religiosi 16,8% (stime del
2003).

Presidente: Salvador Sanchez Cerén.
Valuta: Dollaro statunitense.
 
Bibliografia

• D. Pompejano, Storia dell’America Latina, Bruno Mondadori,
Milano 2012;
• A. Palini, Oscar Romero: «Ho udito il grido del mio popolo»,
prefazione di M. Chierici, AVE, Roma 2010;
• E. Maspoli, Ignacio Ellacuría e i martiri di San Salvador,
prefazione di J. Sobrino, Paoline, Milano 2009;
• ONU, De la locura a la
esperanza: la guerra de los doce años en El Salvador: informe de la Comisión de
la Verdad para El Salvador
, UN Doc. S/25500, San Salvador – Nueva York,
1992-1993 (disponibile in Inteet);
• G. Guzmán Orellana, I. Mendia Azkue, Mujeres con memoria. Activistas
del movimiento de derechos humanos en El Salvador
, Bilbao 2013 (disp. in
Inteet);
• Manlio Argueta, Un giorno nella vita, EMI, Bologna 1992
(romanzo).
• Asociación Pro-Búsqueda de niños y niñas desaparecidos, La Paz
en construcción: un estudio sobre la problemática de la niñez desaparecida por
el conflicto armado en El Salvador
, Asociación Pro-Búsqueda / Save the
Children Suecia, San Salvador 2003;
• Enciclopedia Treccani, Dizionario di storia (2011), voce «El Salvador»;

• Ó. Martínez Peñate (cornord.), El Salvador: historia general,
Nuevo Enfoque, San Salvador 2008;

 
Nota:

Per rispetto della privacy, alcuni nomi
che compaiono in questo dossier sono di fantasia. 

L’autrice del
dossier:

Annalisa Zamburlini ha effettuato studi
di filosofia e discipline umanistiche. È dottoranda di ricerca in Sociologia e
metodologia della ricerca sociale presso l’Università Cattolica di Milano.
Questo dossier è frutto delle ricerche condotte per la tesi di dottorato,
incentrata sui processi e le problematiche delle fasi di transizione post
conflitto e sulla domanda di giustizia delle vittime, con speciale attenzione
al caso salvadoregno. Ha trascorso nel paese centroamericano due periodi di
ricerca, nel 2012 e nel 2014, durante i quali ha potuto collaborare con
l’Idhuca (Instituto de Derechos Humanos de la Universidad Centroamericana
José Simeón Cañas
) di San Salvador.

Coordinamento
editoriale:

Luca Lorusso, redazione MC.

Tags:
El Salvador; guerra; violenze; desaparecidos;
giustizia; ingiustizia; verità; riparazione; memoria; diritti umani;
guerriglia; paramilitari; squadroni della morte; Oscar Romero; Arena; Fmln;
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Junquillo; Massacro di Cayetana; Comadres; Frente Farabundo Martí;
Pro-Búsqueda; Centro Madeleine Lagadec; Tribunal inteacional para la
aplicación de la justicia restaurativa

Annalisa Zamburlini