Caro Direttore,
lo spirito critico credo sia fondamentale per non accettare supinamente le
varie sfaccettature di un pensiero che è sempre molto personale nel vissuto
esistenziale di un cristiano o laico, in una società piena di contraddizioni.
Non ho nulla che mi divida nella risposta che hai voluto
dedicare al mio più che amichevole intervento (cf. MC 4/2014, pag. 7). Io,
politico e amministratore sindaco per 10 anni, e, per altri 5, consigliere
provinciale a Como, tante volte mi espongo a giudizi e valutazioni molto
settoriali di pensiero anche se supportati da esperienze di vita. D’altronde,
se il pensiero sul come e sul perché non avesse sbocchi verso i nostri
fratelli, ci renderemmo colpevoli di un grave furto culturale e di crescita
consapevole. È per questo che cerco di leggere e documentarmi su pensieri molte
volte contradditori di Martini, Biffi, Tettamanzi, Kung, Augias e Mancuso,
riviste come Civiltà cattolica, Il Regno e tante altre, come la vostra, sempre
gradita.
Mercoledì 2 Aprile, su La Stampa di Torino, nel «Buongiorno:
Palpeggia e Patteggia» del giornalista Massimo Gramellini (che apprezzo molto),
ho avuto modo di condividere senza soluzione di dubbio quanto la società
attuale sia consapevolmente e coscientemente peggiorata facendo affogare (col
vil danaro) i principi che ogni cristiano dovrebbe difendere, anche con le
unghie, contro una società sempre più laica e insensibile alla povertà che come
la peste si espande nei paesi cosiddetti ricchi. Nella nostra Italia un
cittadino su tre ha bisogno di sostegno.
Il nostro impegno nel combattere queste emergenze sociali
si fa di giorno in giorno sempre più difficile e improbo, nella speranza che il
futuro, senza scomodare il medioevo e il rinascimento, ci porti nella
consapevolezza di credere nell’amicizia, nella carità e nell’amore verso il
creato.
Che un confessore non chieda più dei peccati di sesso, ma
che faccia una domanda secca: «Paghi le tasse oppure frodi?».
Il motivo di questa richiesta evangelica è molto semplice
per un cristiano credente. Nel primo caso (dei «peccati di sesso», ndr) è
lui stesso il soggetto implicato, con la sua coscienza, la sua morale e, se
vogliamo, una ristretta cerchia di persone.
Nel secondo caso, «frode all’erario» (vedi gli scritti
evangelici «date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quel che è di Dio»),
è tutta una società che viene coinvolta in un processo che ci rende colpevoli
della povertà di tanti nostri fratelli, responsabilità inaudita.
La Chiesa è fratea, la Chiesa è amore, la Chiesa è
perdono, etc. La Chiesa, come principio fondamentale, dovrebbe insegnare anche
la strada della rettitudine e non del contagio come spesso viene ripetuto da
tanti cristiani «con i soldi compri anche il Paradiso». È spiacevolissimo.
Giovanni
Besana
18/04/2014
Caro Giovanni,
grazie del commento. Don Paolo Farinella ha dedicato pagine illuminanti su
questa rivista a quel «date a Cesare» (vedi la serie di otto articoli
pubblicati da marzo a novembre 2013). La Chiesa nel suo insegnamento non ha mai
condonato la frode, anche fiscale, benché senza la forza applicata ad altri
peccati. Il Catechismo della Chiesa cattolica, pubblicato nel 1992, non ha un
capitolo specifico sul tema, ma usa comunque parole forti e chiare in due brevi
interventi. Nel primo, spiegando il quarto comandamento «onora il padre e la
madre», al numero 2240 è scritto: «La sottomissione all’autorità e la
corresponsabilità nel bene comune comportano l’esigenza morale del versamento
delle imposte, dell’esercizio del diritto di voto, della difesa del paese:
Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo il tributo; a chi le
tasse le tasse; a chi il timore il timore; a chi il rispetto, il rispetto (Rm
13,7 )».
Il secondo intervento
è nel contesto del settimo comandamento «non rubare», al numero 2409: «Ogni modo di prendere e di tenere
ingiustamente i beni del prossimo, anche se non è in contrasto con le
disposizioni della legge civile, è contrario al settimo comandamento. Così,
tenere deliberatamente cose avute in prestito o oggetti smarriti; commettere
frode nel commercio; pagare salari ingiusti; alzare i prezzi, speculando
sull’ignoranza o sul bisogno altrui. Sono pure moralmente illeciti: la
speculazione, con la quale si agisce per far artificiosamente variare la stima
dei beni, in vista di trae un vantaggio a danno di altri; la corruzione, con
la quale si svia il giudizio di coloro che devono prendere decisioni in base al
diritto; l’appropriazione e l’uso privato dei beni sociali di un’impresa; i
lavori eseguiti male, la frode fiscale, la contraffazione di assegni e di
fatture, le spese eccessive, lo sperpero. Arrecare volontariamente un danno
alle proprietà private o pubbliche è contrario alla legge morale ed esige il
risarcimento».
C’è di che riflettere
e agire, anche in questa nostra bella Italia.
Un nuovo viaggio all’insegna del volontariato (il sesto),
l’ho realizzato nel mese di marzo 2014, presso la missione di Modjo, gestita
dal missionario della Consolata padre Paolo Angheben, da 36 anni uomo di Dio in
terra di Etiopia. Ciò che ho visto e vissuto è stato per l’ennesima volta una
catarsi umana, cristiana e psicologica. A Modjo, grazie all’Associazione «Altri
Orizzonti» di cui sono vicepresidente, è stata realizzata e inaugurata la sala
mensa e dormitorio della scuola matea che servirà per 180 bambini. Con
l’aiuto di tutta la nostra comunità di Borgo Valsugana (Tn) e del territorio,
in questi anni sono state realizzate molte opere: la scuola di Daka Bora, il
ponte «Della Stella, della Speranza, della Solidarietà» nel villaggio di Minne,
la costruzione di una biblioteca a Debre Selam, ove 5.000 ragazzi possono
studiare, scambiarsi libri e imparare l’uso del computer e di Inteet, la
chiesetta intitolata all’Emmanuele, la realizzazione del campo sportivo di
metri 90 x 40. I fondi raccolti sono serviti anche per pagare gli stipendi dei
40 maestri per 1400 bambini delle scuole dei villaggi di Weragu e Minne. La
riconoscenza delle comunità locali è grande. L’ho sperimentata negli incontri
quotidiani e nella gioia dei bambini.
Ho fatto una nuova e interessante esperienza con venti
giovani cattolici della missione, di cui nove ragazze. Alcuni lavorano come
catechisti o infermieri. Assieme a fratel Vincenzo Clerici ci siamo recati
presso la casa di accoglienza ad Addis Abeba retta da tre suore missionarie del
Movimento Contemplativo Padre De Foucauld di Cuneo, che ospita dai 15 ai 20
rifiutati dalla società. Quanto amore, dedizione, generosità, professionalità
da parte di queste suore. Queste persone si sentono amate, protette e, malgrado
la grande sofferenza, sorridono sempre. Unitamente a padre Paolo sono ritornato
a visitare il vicariato di Meki retto da un Vescovo etiope e ho rivisto con
piacere padre Giovanni Monti. Anche in
quell’occasione hanno ricordato la figura sublime del compianto cugino
missionario padre De Marchi Giovanni. Sono ritornato per alcuni giorni assieme
al Fratel Vincenzo, (che ringrazio sentitamente per i viaggi effettuati) nel
villaggio di Weragu dove ho lasciato il mio cuore e la mia mente. Ringrazio il
padre Denys Revello, da Cuneo, per la sua ospitalità e gentilezza. Ho rivisto
con estremo piacere quei luoghi a me cari, specialmente i bambini con cui ho
sempre avuto un rapporto speciale. Il nuovo progetto dell’instancabile padre
Paolo è la costruzione di un Centro multifunzionale nel Villaggio di Alemtena
(regione Wereda). Una zona semidesertica senza strade, elettricità, mezzi di
trasporto e acqua potabile. La regione è il deserto per la sanità: vi sono solo
due piccoli centri con una sola infermiera ciascuno, per servire una
popolazione di 450.000 persone.
A nome dei missionari e della gente incontrata in
Etiopia, ancora un grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato fino a ora.
Grazie di cuore anche a tutti coloro che vorranno continuare a sostenerci in
questa avventura per aiutare donne, uomini a bambini a vivere con più dignità.
Il Signore e la Madonna vi proteggano sempre.
Giovanni De Marchi
Borgo Valsugana (Tn)
risponde il Direttore