Cari Missionari
Precedenti
puntate:
MC 7/2014 pag. 5 e
MC 10/2014 pag. 6.
1. Mi
riferisco al «pagare le tasse» del mese di luglio per una brevissima
osservazione. Il Vangelo riporta «Date a Cesare quello che è di Cesare» e non
(tutto) quello che egli pretende! Questo perché poi mi chiedo: «Come vengono
impiegati i nostri soldi?».
Saverio
Compostella
email, 18/07/2014
2. Ritengo che
un’ottima replica ai mugugni di Giovanni Besana sia la prolusione letta dal
cardinal Angelo Bagnasco, in qualità di Presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, lo scorso 22 settembre al Consiglio permanente della Conferenza
stessa.
«L’occupazione difficile e il fisco predatorio, la
burocrazia asfissiante e la paura di fare passi sbagliati, tutto concorre a non
creare lavoro nei vari settori del pubblico e del privato, non stimola
l’inventiva, non trattiene i giovani nel paese».
Ritengo che l’aggettivo usato dal Cardinale, cioè «predatorio»,
calzi a pennello per il fisco locale, a cominciare da quello che riscuote tasse
come la Tasi sulla prima casa: questa nuova imposta infatti ha confermato il
peggio dell’Ici di Amato e dell’Imu di
Monti, togliendo in più quel pochissimo di buono che avevano, ossia la
detrazione, che consentiva almeno ai possessori di case più modeste – ovvero
quelle dalla rendita catastale più bassa – e a chi ha figli a carico, di
limitare e, in non pochi casi, di annullare l’importo dovuto al Comune di
residenza.
Consapevoli della porcheria fatta dal Goveo nazionale,
alcuni sindaci (i primi sono stati quelli di Ragusa, Positano e Olbia…) hanno
deciso l’azzeramento totale della Tasi sulla prima casa. Spero che, magari dopo
aver letto le parole del Presidente dei Vescovi Italiani – che certo non è un
estremista né uno che ha mai incitato chicchessia alla rivolta fiscale – gli
altri sindaci optino per questa soluzione invece di continuare a fare i Robin
Hood alla rovescia (togliere a chi ha di meno per dare a chi ha già tanto…).
Mario
Pace
email, 26/09/2014
3.Caro padre
Gigi,
noto che la mia provocazione produce riflessioni condivise oppure critiche e mi
fa un immenso piacere.
L’affermazione era: «Il confessore non chieda più dei
peccati di sesso, ma che faccia una domanda secca: “paghi le tasse oppure
frodi?”» e mi è venuta dopo aver affrontato con un prete il discorso della
confessione. La sua tesi è stata: «Caro Giovanni, nella tua Brianza non c’è
nessun penitente che confessi un peccato di sesso e tanto meno di altre cose
molto importanti, tipo sul come si fanno i soldi; siamo tornati al punto delle
prime confessioni: “Ho rubato la marmellata alla mamma”». Questa è una cosa
molto seria che tutta la Chiesa deve approfondire.
Non mi sono permesso di affermare che la coscienza del
penitente debba rifiutare e non confessare i suoi pruriti sessuali, ma che è il
confessore oppure il padre spirituale che deve far capire l’importanza per un
cristiano della lealtà nei confronti dello stato e non nascondersi in
dietrologie senza costrutto in difesa dei propri egoismi. Mi sembra che se si
approfondissero seriamente questi concetti non avrei da rimproverarmi nessuna
deficienza al mio pensiero verso i più bisognosi delle nostre comunità
credenti.
Chi si appella alla Chiesa dando del «ladro» a chi è impegnato
sacrificando tempo e denaro per una società più giusta, con quale «misericordia»
si approccia al suo essere cristiano? Non tutti (quelli che si impegnano
nella politica) hanno le mani nel sacco. Questi sono discorsi da bar.
Se ci sono tanti, troppi poveri nella nostra bella Italia
e nel mondo, la colpa non può essere data solo ai 150mila super ricchi che
detengono un patrimonio che equivale a quanto possiede la restante popolazione
mondiale. Ciascuno si deve prendere le sue responsabilità. Sono le nostre
azioni che ci renderanno colpevoli al di là di ogni giustificazione. Contano i
nostri comportamenti: dobbiamo saldare un debito e non ci facciamo fare la
fattura e paghiamo in nero perché soltanto così possiamo avere uno sconto e non
pagare l’Iva… Succede con il dentista, l’imbianchino, l’idraulico, il
carrozziere, il garagista e tanti altri professionisti e artigiani, che ci
prestiamo ad arricchire, pur di risparmiare.
E allora tutti siamo colpevoli! Essere cristiani è, come
dice Papa Francesco, credere al «valore della povertà», il che certamente non è
facile come non è facile accettare la frase evangelica: «è più facile che un cammello entri
nella cruna di un ago che un ricco in paradiso». Chi ha orecchi da intendere,
intenda.
Giovanni
Besana
email, 4/10/2014
4.Alla luce
dei nuovi interventi letti sulla rivista di ottobre sottolineo che si tratta di
quanto chiede Cesare, non se ha diritto di chiedere. Anche gli schiavi davano
il lavoro a Cesare, ma molti hanno pensato che fosse troppo! Ultima
osservazione: quando vengono scoperti i grandi evasori (cantanti, corridori,
industriali…) lo stato si accorda sul 20% del dovuto. Che sia questo quanto
lo stesso stato pensa sia il giusto da pagare? Grazie dell’attenzione e
cordiali saluti.
Saverio
Compostella
email, 15/10/2014
Cari
amici,
credo che potremmo continuare all’infinito a parlare di tasse, ciascuno con le
sue buone ragioni, perché la situazione italiana è davvero complicata, con
situazioni di palese ingiustizia e corruzione diffusa. Non entro nei
particolari, penso basti già quanto ricordato dai nostri lettori. Due punti
vanno però salvati: non tutti gli italiani sono evasori, anche se la tentazione
di farlo è grande; e non tutti gli amministratori pubblici o i politici sono
dei corrotti o corruttori. La complessità della situazione, e i perversi
meccanismi economici nazionali e inteazionali, non aiutano certo. Secondo
fonti autorevoli, la prima causa d’ingiustizia (e quindi della grande
tassazione) è il debito pubblico, diventato ingestibile non per l’ammontare dei
soldi effettivamente usati, ma per il diabolico sistema di calcolo degli
interessi manovrati da grandi speculatori fuori da ogni controllo. Fino a
quando tutta la politica non si darà una mossa per riportare la finanza sotto
il controllo dei governi, i governi stessi (e le nazioni che rappresentano)
resteranno alla mercé di questi sistemi economici ormai sovranazionali, mentre
i normali cittadini saranno dissanguati dalle tasse. Gli stessi politici, poi,
devono smetterla di legiferare tenendo più conto degli indici di gradimento che
del vero bene comune, soprattutto dei giovani e di chi (troppi!) ormai vive
sotto il livello di povertà.
Grazie
per la partecipazione a questo dibattito, che, per ora, finisce qui.
Posso dire la mia? Sono un lettore antico di MC, da
trent’anni con l’Associazione «S.O.S. Tanzania» che riunisce un centinaio di
famiglie e offre qualche aiuto con l’invio di farmaci e prodotti medicali
all’ospedale di Ikonda ed alla missione di Iringa. Fatta questa premessa che
nulla ha a che vedere con il tema in oggetto vorrei innanzi tutto
complimentarmi con la D.sa Rosanna Novara Topino per la professionalità, la
dotta, sintetica e chiara esposizione nel trattare la patologia in questione.
Sono anche il responsabile dell’Associazione «Missione
Vita» che opera presso l’Ospedale di Rivoli nel reparto di urologia diretto dal
Dott. Maurizio Bellina. Offriamo sostegno umano e psicologico, coadiuvati dalla
psicologa D.sa Piera Rosso, ai pazienti che, colpiti da neoplasia, sono
sottoposti a prostatectomia radicale. Sento in modo particolare il tema della
sofferenza e nel caso specifico il problema della prevenzione.
Quanti sono abbonati e leggono le riviste di medicina? Le
nostre Asl quanto investono nella prevenzione?
Ho la profonda convinzione che ogni atto, ogni mezzo
d’informazione, ogni pubblicazione laica o cattolica che abbia come obiettivo
la salute delle persone sia legittimo e non deve scandalizzare nessuno.
Mi pare di ricordare che Gesù proprio attraverso le
guarigioni del corpo arrivava a convertire i cuori. Forse che il primo pensiero
dei nostri missionari è limitato alla sola Parola di Dio? Non mi risulta. Per
quel poco che conosco, li ho visti impegnati a curare e alleviare prima di ogni
cosa le sofferenze umane. Lasciamo quindi che questa nostra rivista, letta da
migliaia di persone, offra questa opportunità e se qualche lettore è in
disaccordo pazienza, sicuramente ci saranno molti consensi a partire dal
sottoscritto.
Vincenzo
Misitano
email, 13/10/2014
La risposta alla lettera riguardo il servizio sulla
Prostata pubblicata sulla rivista Missioni Consolata di ottobre 2014 a pag. 5
mi induce al seguente commento: «Caro Direttore, la Sua risposta è
assolutamente condivisibile e azzeccata. Complimenti!».
Egizia
Angheben
email, 17/10/2014
(Che onore) ricevere una risposta ampia e articolata da
un dotto biblista, che, in base allo stile, potrebbe addirittura essere il
mitico Don Farinella (vedi MC 8-9/2014, p. 5, L’eterno riposo). Allora,
siccome l’appetito vien mangiando, mi permetto di sottoporre altri due dubbi da
dilettante, senza alcuna fretta per la risposta.
Unità dei cristiani: il processo, più che lento, mi sembra cerimoniale, perché
obiettivamente penso sia dura parlare di unità con chi, in via preventiva, si è
proclamato infallibile. E poi, è sacrosanto chiedere il reciproco rispetto dove
si convive da secoli, superando rapporti tempestosi (per esempio Calvino a
Ginevra non era tenero né coi cattolici né con gli altri protestanti, e aveva
sempre il fiammifero in mano, che neanche l’inquisizione…). Mi sembra poco
gentile lanciarsi in «missioni» in terre dove non ci sono cattolici ma ci sono
chiese di cui accettiamo i sacramenti, come quella ortodossa. Insomma, Giovanni
Paolo II, lanciando la missione in Russia, mi è sembrato più polacco che
papa…
Un dubbio fantascientifico: guardando il cielo stellato, uno dubita che sia un po’
presuntuoso pensare che tutta questa meraviglia sia stata creata per dare un
panorama ai rissosi abitanti di un piccolo pianeta, e che da qualche parte
dovrebbero esserci degli altri esseri raziocinanti. Se è così, anche loro hanno
fatto la trafila del peccato originale? E hanno avuto un Salvatore? E come la
mettiamo con la Trinità e l’unigenito figlio di Dio del nostro Credo?
Claudio
Bellavista
email, 20/08/2014
Onorato
di essere paragonato all’impareggiabile Don Farinella. Per la breve risposta è
bastato l’aiuto di un solido dizionario biblico. Quanto alle altre due
questioni, provo solo ad accennare dei punti di riflessione.
L’esperienza
della divisione è antica quanto la Chiesa, come documentano le lettere di s.
Paolo e i testi attribuiti a s. Giovanni. Probabilmente il capitolo 17 del
Vangelo di Giovanni, dove Gesù prega per l’unità, è già una rilettura che la
Chiesa, ferita dalle divisioni che esistevano nel suo seno verso la fine del
primo secolo, ha fatto della Parola del Signore per ricordarsi che l’unità non è
frutto semplicemente degli sforzi umani ma è dono di Dio e risposta a una
precisa volontà del Signore.
Nella
situazione attuale la preghiera per l’unità non è fatta perché tutti entrino a
far parte della Chiesa cattolica e le altre Chiese spariscano. Si prega invece
perché tutti ci si converta al progetto di unità come è voluto da Dio.
Non
c’è qualcuno che sia a posto e qualcun altro che debba tornare nell’ovile
(gestito da chi si sente nel giusto). Bene o male un po’ tutti siamo ancora
fuori dell’ovile di Cristo o siamo in viaggio per raggiungerlo in modo definitivo.
L’unità, che è dono di Gesù, è molto di più di quanto si possa realizzare in
questo mondo e richiede conversione da tutti, noi cattolici compresi.
Allo
stesso tempo è importante già qui e ora che tutte le Chiese compiano passi
insieme verso l’unità. Benvenute allora tutte le iniziative di preghiera, di
dialogo e di collaborazione che aiutano a conoscersi meglio, a chiarire vecchi
pregiudizi, ad abbattere incomprensioni accumulate negli anni, ad aumentare il
rispetto reciproco, a lottare insieme per un mondo più giusto, per la pace e la
riconciliazione, e a testimoniare con più verità e umiltà il Vangelo.
L’unità
non è unificazione e appiattimento, ma conversione a Dio, apertura al suo
Regno. Grazie a Dio, nessuna Chiesa, neanche la nostra Cattolica, può dire di
essere al 100% la perfetta realizzazione in terra del progetto di Dio. In
questo cammino ha senso il rispetto e l’accoglienza reciproca delle varie
Chiese anche nelle nazioni dove una Chiesa per secoli ha creduto di avere un
quasi-monopolio. Nessuna Chiesa dovrebbe dire: «Questo pezzo di mondo
appartiene in esclusiva a me». Come in
Italia la Chiesa cattolica accoglie oggi – grazie al nuovo spirito del Concilio
Vaticano II – la presenza della Chiesa ortodossa russa o di altre Chiese, così
anche in Russia c’è ampio spazio per l’azione pastorale e missionaria dei
Cattolici. Questo perché ci sono significative minoranze cattoliche nel paese,
e poi non tutti i russi sono Ortodossi e l’eredità di quasi un secolo di
ateismo comunista ha lasciato ampio spazio per l’annuncio missionario.
Dubbio
fantascientifico o fantareligioso. A dir la verità mi sono trovato anch’io a
riflettere su quello che lei scrive, vista l’immensità dell’universo, il numero
delle galassie e la possibilità di tantissimi altri pianeti abitabili come la
Terra (secondo la Nasa sarebbero almeno 40 miliardi solo nella nostra
galassia). Ma, considerate le distanze in milioni di anni luce, dubito che
avremo mai la possibilità di verificare se esistano o meno altri «uomini» o
esseri «razionali». Il mio fantasticare mi ha fatto considerare che, se
esistono, devono essere anche loro «a immagine e somiglianza» di Dio, se
davvero si accetta che Dio è creatore dell’universo. Dovrebbero quindi avere
delle caratteristiche molto simili alle nostre, se non dal punto di vista
fisico, almeno dal punto di vista spirituale: capaci di intendere e volere, di
pensare e creare, di amare e fare scelte nella libertà, di gustare la bellezza
e di giornire, ridere e stare insieme. In ogni caso, non potrebbero essere più «mostri»
di quanto non siamo già noi con i nostri simili! Se poi abbiano fatto o no
l’esperienza del peccato come ribellione a Dio e quella della redenzione per
tornare a Lui… è davvero una pura speculazione che non porta da alcuna parte.
Probabilmente
la risposta a queste domande sarà
una delle sorprese che ci attendono in Paradiso.
Mi permetto una domanda su cui forse avrà già detto,
ridetto e stradetto: «Ma la Chiesa nel corso dei secoli non si è resa complice
di un sistema immorale d’economia, mentre Cristo aveva detto “o Dio o mammona”?».
Probabilmente un san Francesco resta un mito che in pochi sono in grado di
imitare. Anche ai suoi tempi c’è stato chi nella Chiesa ha preferito stare con
il mondo.
Emanuela
email, 15/08/2014
Provo
a essere telegrafico. Molti uomini e donne che si dicono «di chiesa», e anche
ecclesiastici, si sono lasciati corrompere dal denaro nei secoli, a cominciare
dal famoso
Anania degli Atti degli Apostoli (5,1-11). Anche oggi ci sono Cristiani solo di
battesimo che in realtà sono servi del denaro e della ricchezza. Un esempio per
tutti, visto che lo citiamo più avanti (p. 78), è il re Leopoldo II del Belgio,
«buon cattolico», che non si fece scrupolo di sfruttare ignobilmente i
Congolesi. Non è raro poi che uomini di Chiesa, religiosi, preti e vescovi,
siano coinvolti in scandali economici. Il punto è: cosa si intende per Chiesa?
Mi pare troppo facile dire Chiesa e intendere Vaticano o Gerarchia (vescovi),
come se tutti i mali venissero da là, dimenticando che la Chiesa siamo tutti
noi, uomini e donne battezzati. Noi che con le nostre mille contraddizioni,
peccati e fatiche cerchiamo di camminare verso il Cielo, più o meno coscienti
di aver continuamente bisogno di conversione e spesso incapaci di vincere la
tentazione del denaro.
Risponde il Direttore