Finanza etica: È possibile?

Papa Francesco denuncia l’economia che fa aumentare le
disuguaglianze. Il mercato che si sostituisce allo stato. Il trionfo
dell’individualismo. La crisi dovrebbe modificare il concetto di sviluppo. E la
finanza etica acquista terreno.

Non è un caso che i grandi mezzi di comunicazione
abbiano dato così poco risalto all’esortazione apostolica di Papa Francesco «Evangelii
Gaudium
». Essa contiene, infatti, una lucida denuncia del sistema economico
contemporaneo, alquanto indigesta per chi da questo sistema è blandito e
foraggiato.

Papa
Francesco esorta i cristiani a rifiutare l’economia che accresce le
disuguaglianze, che sfrutta l’essere umano invece di servirlo, che provoca
sofferenze: «L’economia che uccide».

Ci
sollecita a non credere alle teorie che presuppongono una crescita economica,
favorita dal libero mercato, capace di produrre di per sé una maggiore equità e
inclusione sociale nel mondo.

«Questa
opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia
grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e
nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante».

Negli
ultimi venti anni, chiunque abbia osato mettere in discussione le teorie che
hanno orientato la globalizzazione economica è stato oggetto di accuse spesso
deliranti, persino da parte degli stessi che oggi si stracciano le vesti di
fronte alla crisi finanziaria: siete contrari al progresso, nostalgici del
comunismo, partigiani del pauperismo.

Intanto,
ovunque nel mondo ha preso piede una sorta di nuova ideologia secondo la quale
il mercato può sostituirsi allo stato, il fisco è una rapina, i servizi
pubblici vanno smantellati, la ricchezza non deve avere obblighi, il lavoro
umano è solo un costo e la finanza va svincolata da ogni controllo.

Un
modo di pensare che non ha riguardato solo l’economia, ma è penetrato nella
mente e nel cuore delle persone, producendo quel pericoloso individualismo che
scandalizza oggi Papa Francesco e che causa tanto dolore.

Sono
stati minati i valori che, se ci si pensa bene, hanno favorito lo sviluppo
delle economie in Europa: la percezione dell’interesse collettivo, il senso del
bene comune, il concetto di mutualismo.

Con la crisi queste deleterie convinzioni hanno
cominciato a vacillare e da più parti oggi viene invocata una nuova visione
dello sviluppo, un nuovo pensiero economico.

Si
dimentica, tuttavia, che alcuni questo pensiero lo custodiscono da tempo, senza
farsi scoraggiare dalla supponenza dominante, ma avendo la tenacia di
coltivarlo e incarnarlo in pratiche economiche generatrici di sviluppo sociale,
occupazione, tutela dei territori, valorizzazione delle persone e delle comunità.

Parliamo
delle iniziative messe in campo dalla finanza etica, che non solo operano bene,
ma sono anche solide.

Da poco è stata pubblicata una ricerca, commissionata
dalla Gabv (Global Alliance for banking of values) che dimostra come le
banche eticamente orientate sono più robuste dal punto di vista delle riserve
patrimoniali e, in proporzione al bilancio, prestano più denaro.

Queste banche, presenti in vari paesi (dalla Triodos
olandese al Banco Sol in Bolivia, dal Credit Cooperatif francese
alla Banca Popolare Etica in Italia) hanno fatto quasi il doppio dei crediti
rispetto alle banche tradizionali: il 75,9% contro il 40,1%.

L’indagine mette a confronto le banche della Gabv
con quelle associate al Gsif, Global Systemically Important Financial
Istitutions
, cioè i 28 principali istituti censiti dal Financial
Stability Board
, tra i quali Bank of America, Bank of China,
Unicredit.

Negli
anni della crisi, mentre le banche tradizionali hanno diminuito il credito
erogato mediamente del 2% (il cosiddetto credit crunch), le banche
etiche lo hanno aumentato di circa il 3%.

Queste
ultime hanno anche una raccolta molto più solida e mantengono un miglior
livello di capitalizzazione, addirittura sono migliori anche sotto il profilo
della redditività del capitale investito che risulta dello 0,53%, più elevata
di quella delle grandi banche (0,37%).

Le
ragioni del loro successo, spiega Peter Blom direttore della Gabv vanno
ricercate in un comportamento più
rigoroso, che non cerca il profitto a ogni costo, non fa scelte spericolate e,
soprattutto, non scarica sullo stato e sui risparmiatori i misfatti dei
manager.

Le
banche etiche sono premiate da una clientela che mette al centro delle proprie
scelte economiche il rispetto delle persone e dell’ambiente, insomma sono
banche nelle quali oggi si può riporre la propria fiducia.

Sabina Siniscalchi

Sabina Siniscalchi

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