Faccia da poker: il gioco d’azzardo (seconda parte)
Giocare
d’azzardo può diventare molto pericoloso. Per sé, per i propri familiari, per
la società. Come si diventa «malati di gioco»? Chi è più a rischio? Come si può
guarire?
Poker Face, faccia da poker. Il titolo della famosissima canzone
di Lady Gaga sintetizza in due sole parole gli aspetti, che caratterizzano un
giocatore incallito. Certamente si tratta di un’esagerazione, poiché
esteriormente non ci sono elementi per distinguere un giocatore da chi non
gioca, tuttavia diversi studi sociologici, psicologici e neurobiologici hanno
permesso di individuare nei giocatori compulsivi precise caratteristiche che li
distinguono da coloro che non giocano o che giocano senza dipendenza.
Per conoscere meglio i comportamenti legati
al gioco ed alle altre dipendenze degli italiani, nel biennio 2007-08 è stato
condotto a livello nazionale lo studio Ipsad (Italian Population Survey on
Alcohol and other Drugs), un’indagine statistica («di prevalenza»)
effettuata mediante la distribuzione di un questionario per raccogliere
informazioni sui comportamenti di dipendenza (addiction) nella
popolazione generale, secondo gli standard metodologici definiti dall’«Osservatorio
europeo sulle droghe e tossicodipendenze» (Emcdda) di Lisbona. In particolare
per quanto riguarda il gioco sono state raccolte informazioni sull’abitudine a
giocare denaro, sull’intensità della propensione al gioco, sul «gioco d’azzardo
patologico» (Gap, o ludopatia), secondo la scala Canadian Problem Gambling
Index Short Form. Da questa indagine è emerso che il giocatore una
tantum è uomo, tra i 25 ed i 44 anni, con un livello di istruzione medio
alto, vive da solo o con amici e ha un lavoro affermato (imprenditore
dirigente, ecc). Giocano meno le casalinghe, i pensionati e le persone con
figli oppure i commercianti e i liberi professionisti. Sostanzialmente è emerso
che un livello socio-economico alto è maggiormente associato al gioco
d’azzardo. Però sono le persone con un basso livello economico ad essere più
frequentemente giocatori problematici. Sono inoltre state riscontrate
significative correlazioni tra il gioco d’azzardo ed il consumo di alcol, di
fumo e/o di droghe. Inoltre il gioco è spesso associato a varie tipologie di
comportamento aggressivo e talora alla pregressa perdita di denaro o di oggetti
di valore.
Nello studio è stato chiesto alle persone
quanto disapprovino chi gioca e quanto pensino sia rischioso giocare. Si è
visto che nei giocatori è presente una minore percezione del rischio del gioco
e una minore disapprovazione.
Un fenomeno diffuso è la «rincorsa della
perdita», cioè molti giocatori problematici tornano spesso a giocare per
tentare di recuperare il denaro perso.
Per quanto riguarda la diffusione
dell’abitudine al gioco a livello nazionale, si gioca di più nel Sud Italia,
soprattutto in Molise, Campania e Sicilia, mentre le regioni in cui si gioca
meno sono risultate la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige.
Tra i giochi, che vanno per la maggiore, le
macchine elettroniche (slot machines) rappresentano quasi la metà del
comparto dei giochi pubblici e sono seguite, come volume d’affari, dal
superenalotto, dalle lotterie istantanee e telematiche, dalle scommesse
sportive ed infine dal bingo.
La partecipazione a diverse tipologie di
giochi per un giocatore è risultata essere un forte indizio di gioco d’azzardo
patologico già in atto o futuro.
Si è visto inoltre che i giochi che
foiscono un feedback immediato attraggono maggiormente rispetto agli
altri, quindi danno più facilmente dipendenza. Tra questi sicuramente vanno
annoverati i videopoker, che presentano due importanti caratteristiche: in
primo luogo, l’affrettata ripetitività del tentativo successivo, che non
consente di rielaborare il gioco precedentemente effettuato ed in secondo
luogo, l’esiguità della singola giocata, che abbassa la soglia di percezione
del danno derivante dal gioco.
Come già spiegato (Gratta e perdi,
MC, maggio 2013), un’analoga indagine, denominata Espad (European
School Survey Project on Alcohol and
Other Drugs: www.espad.org) è stata effettuata sugli studenti italiani
delle scuole superiori. In questo studio è stato osservato che i ragazzi con
comportamenti a rischio (uso o abuso di sostanze psicoattive, legali e non;
rapporti sessuali non protetti, ecc.), quelli che hanno avuto guai con le forze
dell’ordine o che spendono più di 50 euro la settimana senza il controllo dei
genitori, hanno maggiori probabilità di diventare giocatori problematici. Altre
caratteristiche favorenti il vizio del gioco tra i giovani sono: avere amici o
fratelli, che fanno uso di alcol e/o droghe, andare spesso in giro con amici,
giocare con frequenza col Pc ed i videogiochi, navigare in internet, uscire
spesso la sera, stare davanti alla tv più di 4 ore al giorno, avere perso più
di 3 giorni di scuola nell’ultimo mese senza motivo, essere stati coinvolti in
incidenti, avere avuto gravi problemi nei rapporti con i genitori o con gli
insegnanti, essere fumatori, avere avuto un rendimento scolastico scadente. Per
contro, sono meno a rischio di diventare giocatori i ragazzi con genitori, che
sanno con chi escono i figli, quelli che leggono per piacere, che praticano
hobbies, che si prendono cura della casa, di persone o animali, che sono
soddisfatti del proprio rapporto con i genitori e della propria situazione
finanziaria.
Già nel 1980 il «gioco d’azzardo patologico»
è stato inserito dall’Apa (American Psychiatric Association) nel «Manuale
statistico e diagnostico dei disturbi mentali» (Dsm lll), come una vera e
propria malattia psichiatrica classificata tra i disturbi del controllo degli
impulsi. Nel manuale successivo, il Dsm IV, per definire il giocatore
patologico vengono proposti i seguenti criteri diagnostici, dei quali almeno 5
devono essere contemporaneamente presenti: 1) il soggetto è eccessivamente
assorbito dal gioco d’azzardo (è impegnato continuamente a rivivere le passate
esperienze di gioco, a pianificare le future ed a procurarsi il denaro
necessario); 2) deve giocare somme di denaro sempre maggiori per raggiungere lo
stato di eccitazione desiderato; 3) ha più volte tentato di ridurre o
interrompere il gioco d’azzardo senza successo; 4) è irrequieto o instabile,
quando tenta di ridurre o interrompere il gioco; 5) gioca d’azzardo per
sfuggire i problemi o alleviare un umore disforico (stati d’ansia, di colpa,
d’impotenza, di depressione); 6) mente ai propri familiari o al terapeuta, per
minimizzare il proprio coinvolgimento nel gioco; 7) ha commesso azioni illegali
come furto, frode, falsificazione, appropriazione indebita allo scopo di
procurarsi il denaro necessario per giocare; 8) ha messo a repentaglio o perso
una relazione importante, il lavoro, la carriera o lo studio per il gioco; 9)
fa affidamento sugli altri per alleviare una situazione economica disperata
causata dal gioco, senza peraltro essere in grado di restituire le somme
ottenute in prestito.
Alcuni studi attribuiscono un ruolo
fondamentale all’impulsività del giocatore, sottolineando una correlazione tra
il Gap e le disfunzioni del controllo degli impulsi. Secondo altre ricerche il
Gap deve essere visto come una vera e propria dipendenza, intesa come un
assoggettamento fisico dell’individuo da parte di una sostanza, che agisce e
modifica il funzionamento chimico dell’organismo. Dato che in questo caso la
sostanza non c’è, ci troviamo di fronte ad una dipendenza senza droga. Secondo
il primo gruppo di studi, il comportamento compulsivo presente nel Gap è una
malattia con basi neuro-fisio-patologiche che colpisce persone particolarmente
vulnerabili per la presenza di fattori individuali, amplificati e slatentizzati
(fatti emergere) da fattori socio-ambientali (si pensi agli stimoli
addizionali, che vengono messi all’interno delle sale da gioco e dei casinò: le
luci, la musica, gli ambienti eccitanti, l’alcol, le evocazioni sessuali). Tra
i fattori individuali vi sono importanti modificazioni dei sistemi cerebrali
come la corteccia pre-frontale (responsabile del controllo dei comportamenti
volontari), la corteccia orbito-frontale ed il giro cingolato (responsabili con
la corteccia pre-frontale del craving, vedi Glossario), il nucleo
accumbens (sistema della gratificazione), il sistema degli oppioidi
endogeni (implicato nella regolazione dell’ansia), l’amigdala estesa
(importante drive dei comportamenti aggressivi e delle sensazioni legate
alla paura), il sistema della memoria residente prevalentemente nell’ippocampo,
che è adibito alla memorizzazione del feedback (l’effetto di un atto o
di un comportamento su colui che l’ha compiuto). Inoltre l’ippocampo è
responsabile della memorizzazione delle decisioni volontarie, della magnitudo e
della durata della gratificazione correlata allo stimolo, della magnitudo e
della durata dell’effetto derivante dal gioco sull’ansia, sulla depressione,
sulla noia e sull’aggressività. In esso vengono anche memorizzati gli impulsi
attivanti il drive emozionale; la memoria stessa può da sola attivare il
drive mediante l’evocazione di ricordi, pensieri e situazioni correlati al
gioco d’azzardo. Infine un’altra struttura molto importante implicata nel
sistema motivazionale è il talamo. Il Gap è anche legato all’importanza che uno
stimolo assume per una persona rispetto al resto. Si è visto infatti che in un
cervello, che ha sviluppato dipendenza, la salienza (importanza attribuita a un
fatto) è estremamente alta rispetto alla norma. In pratica, la persona
dipendente focalizza la sua vita quasi esclusivamente sulla ricerca dello
stimolo, che ritiene particolarmente importante o addirittura essenziale.
Oltre alle caratteristiche neurostrutturali,
l’individuo presenta un sistema cognitivo, che si modifica costantemente e si
adatta alle condizioni socio-ambientali, attraverso lo sviluppo di credenze che
sono capaci di orientare fortemente le sue scelte ed il suo comportamento. Tali
credenze, nelle persone affette da Gap, tendono a sconfinare in vere e proprie
distorsioni cognitive, che si sviluppano nel tempo e sono in grado di fissare
il comportamento, nonché di reiterare e rendere permanente la dipendenza.
Queste persone presentano perciò una minore flessibilità mentale (in
particolare nella riformulazione e nell’uso di nuove strategie cognitive) e un
ridotto grado di apprendimento su come operare scelte vantaggiose. La presenza
di una minore flessibilità delle attività cerebrali è stata documentata da
studi di elettroencefalografia, che hanno evidenziato alterazioni importanti
dell’attività cerebrale, che porterebbero a perseverare nell’attività del gioco
d’azzardo, nonostante le conseguenze negative.
Studi di risonanza magnetica funzionale
hanno inoltre evidenziato che nei pazienti affetti da Gap, durante
l’aspettativa della vincita si manifesta un’accresciuta attività del sistema di
ricompensa, mentre dopo la vincita risulta minore, rispetto alla norma,
l’attività nelle aree della gratificazione. E durante il gioco c’è una minore
attivazione delle aree di controllo. Questo sbilanciamento nei giocatori
patologici può fare continuare il gioco d’azzardo.
Le alterazioni neurobiologiche che sono alla
base del Gap sono strettamente correlate all’alterazione dei sistemi di
produzione e di rilascio di vari neurotrasmettitori: dopamina (alti livelli
post-stimolo indicano maggiore effetto gratificante del gioco, rispetto ad
altri stimoli), noradrenalina (alti livelli post-stimolo comportano
intensificazione dell’eccitazione e della ricerca di sensazioni forti),
serotonina (bassi livelli post-stimolo indicano disturbi del controllo degli
impulsi da parte della corteccia pre-frontale), oppioidi endogeni, cioè
beta-endorfine (bassi livelli post-stimolo comportano alterazioni della
ricompensa, del piacere e della sofferenza). Vari studi sperimentali hanno
dimostrato che esiste una base genetica per la disregolazione di questi
neurotrasmettitori.
Sulla base delle prove scientifiche sommariamente ricordate, è
evidente che esistono persone più vulnerabili di altre, per le loro
caratteristiche neurobiologiche, quindi a maggiore rischio di dipendenza da
gioco o da sostanze psicoattive. Tali persone dovrebbero essere particolarmente
tutelate dallo stato, che invece è quanto meno corresponsabile della loro
ludopatia, avendo deciso di rimpinguare le proprie casse con i proventi del
gioco d’azzardo.
Tipi di Gioco
• Scommesse sportive (su corse ippiche, partite di calcio,
golf, biliardo)
TIPOLOGIE DI
GIOCATORI D’AZZARDO
• Giocatore sociale: che sa governare gli impulsi
distruttivi, usa il gioco come attività ricreativa e di socializzazione.
• Giocatore problematico: usa il gioco per sfuggire ai
problemi.
• Giocatore patologico: a causa di problemi psichici gioca
per distruggere inconsciamente se stesso e gli altri.
• Giocatore patologico impulsivo/dipendente: è mosso da
impulsi irrefrenabili nell’attività di gioco.
• Fase vincente:
il gioco è occasionale, con vincite iniziali, che motivano a giocare in modo
crescente, spesso grazie alla capacità del gioco di produrre piacere e di
alleviare tensioni e stati emotivi negativi.
• Fase perdente:
caratterizzata dal gioco solitario, da più denaro investito nel gioco, dalla
nascita di debiti, dalla crescita del pensiero relativo al gioco e del tempo
speso a giocare.
• Fase di
disperazione: aumenta ulteriormente il tempo dedicato al gioco e
l’isolamento sociale conseguente. I problemi lavorativi, scolastici, familiari
ed economici si ingigantiscono e talora sono la causa di tentativi di suicidio.
• Fase critica:
nasce il desiderio di aiuto, la speranza di uscire dal problema e vengono fatti
tentativi di risoluzione dei problemi lavorativi e socio-familiari.
• Fase di
ricostruzione: si intravedono miglioramenti nella vita familiare, nella
capacità di pianificare nuovi obiettivi e nell’autostima.
• Fase di crescita:
in cui si sviluppa maggiore introspezione e un nuovo stile di vita lontano dal
gioco.
Beta-endorfine
(oppioidi endogeni): sono sostanze chimiche prodotte dal cervello e dotate di
una potente attività analgesica ed eccitante. La loro azione è simile a quella
della morfina e delle altre sostanze oppiacee. Vengono sintetizzate anche
nell’ipofisi, nel surrene e in alcuni tratti dell’apparato digerente e hanno i
loro recettori in varie zone del sistema nervoso centrale, soprattutto nelle
aree deputate alla percezione dolorifica.
Craving: è un
forte e irresistibile bisogno di assumere una sostanza (o di tenere un certo
tipo di comportamento, come nel caso del gioco). È un desiderio compulsivo, che
diventa fortissimo e irrefrenabile e, se non soddisfatto, può provocare
sofferenza psicologica e fisica, ansia, insonnia, aggressività e altri sintomi
depressivi. Può esserci anche in assenza di dipendenza fisica e può comparire
anche nel momento in cui la persona rientra in contatto con la sostanza oppure
torna in un luogo frequentato quando era dipendente.
Dopamina: è un
neurotrasmettitore della famiglia delle catecolamine. Viene prodotta in diverse
aree del cervello ed è anche un neuro-ormone rilasciato dall’ipotalamo. La sua
principale funzione come ormone è l’inibizione del rilascio di prolattina da
parte dell’ipofisi anteriore, mentre nel cervello ha un ruolo importante in:
comportamento, cognizione, movimento volontario, motivazione, punizione e
soddisfazione, sonno, umore, attenzione, memoria di lavoro e di apprendimento.
Agisce inoltre sul sistema nervoso simpatico, determinando accelerazione del
battito cardiaco e aumento della pressione sanguigna.
Drive emozionale /
amigdala: funzione di controllo delle emozioni (in particolare della paura)
esercitata dall’amigdala, struttura facente parte del sistema limbico e
localizzata nella parte anteriore del lobo temporale mediale dei due emisferi
cerebrali.
Ippocampo:
struttura cerebrale localizzata nella parte mediale del lobo temporale e
facente parte del sistema limbico. Svolge un ruolo importante nella memoria a
lungo termine e nell’orientamento spaziale.
Noradrenalina:
detta anche norepinefrina, è un ormone sintetizzato dalla midollare del
surrene, ma è anche un neurotrasmettitore prodotto dal sistema nervoso centrale
e simpatico (fibre post-gangliari).
Serotonina: è un
neurotrasmettitore sintetizzato dai neuroni serotoninergici del sistema nervoso
centrale e delle cellule enterocromaffini dell’apparato gastrointestinale. È
principalmente coinvolta nella regolazione dell’umore, del sonno, della
temperatura corporea, della sessualità e dell’appetito. La serotonina è
coinvolta in numerosi disturbi neuropsichiatrici come l’emicrania, il disturbo
bipolare, la depressione e l’ansia. Alcune sostanze stupefacenti come le
amfetamine e l’Mdma in particolare agiscono su questo neurotrasmettitore,
inibendone l’assorbimento. Ciò comporta un accumulo di serotonina nel cervello,
dando luogo, per il tempo dell’effetto della sostanza, a uno stato di
entusiasmo e benessere.
Talamo: è una
struttura situata anteriormente al tronco cerebrale. In esso si trovano nuclei
di sostanza grigia (neuroni) e fibre nervose connesse a grandi aree della
corteccia cerebrale, che esso eccita, attivando la funzione elaborativa dei
contenuti emozionali percepiti dal sistema limbico, con cui è anche connesso.
Comunità Terapeutica «Lucignolo & Co.», Via Roma 30,
Rivoli (To): Tel. 011 9584849 – Fax: 011 9533056 –
asl5.ct.rivoli@sert.piemonte.it.
Asl To3, Dipartimento «Patologia delle dipendenze», Viale
Martiri XXX Aprile, 30 Collegno (To); Tel.
011 4017546 – Fax: 011 4017480
Sert Arezzo, II Dipartimento delle Dipendenze di Arezzo c/o
, Via Fonte Veneziana 17, Arezzo; Tel. 0575 255943 – Fax: 0575 255942
Siipac, «Società italiana intervento patologie compulsive»,
Via Siemens 29, Bolzano:
Sito: www.siipac.it – E-mail: info@siipac.it
Sert di Mestre, Via Calabria 17, Mestre (Ve), Tel. 041
5440526/31
«Associazione Giocatori Anonimi» c/o Parrocchia San Sabino
di Bari, Tel. 333 6513285
Sert Cagliari c/o Asl 8 Sardegna, Cagliari, Tel. 070
6096310-6096322
Alea, «Associazione
per lo studio del gioco d’azzardo e del comportamento a rischio».
Associazione Orthos (Siena, Milano, Trieste, Roma).
• Sos azzardo:
www.sosazzardo.it
• Associazione
giocatori anonimi: www.giocatorianonimi.org
Rosanna Novara Topino