È una parola che da sola vale più di mille altre
scribacchiate a fatica. «Grazie» riassume tutto quest’anno vissuto insieme, e
anche il dono del Natale che ci prepariamo a rivivere e il nuovo anno che
aspettiamo tra timori e speranze. «Grazie». Una parola a volte così difficile
da dire. Perché detta col cuore richiede il rifiuto del «tutto (mi) è dovuto e
garantito» e l’apertura giorniosa al dono e alla gratuità. Allora…
Grazie per padre
Benedetto Bellesi che è arrivato alla méta del suo lungo cammino e per gli
altri 17 missionari e altrettante missionarie della nostra famiglia che negli
ultimi dieci mesi (gennaio – ottobre) sono stati accolti al Grande Banchetto di
tutti i popoli.
Grazie per tutti i missionari: preti, fratelli, suore e
laici, che in umiltà e fedeltà si mescolano come lievito nella pasta
dell’umanità per far emergere i segni del Regno.
Grazie a voi lettori,
parenti, amici e benefattori, sostenitori, membri di Onlus e Ong amiche, perché
anche in questo anno difficile ci siete stati molto vicini nonostante gli
obiettivi problemi economici, sociali e politici che tutti stiamo vivendo.
Grazie perché insieme a noi credete ancora che è possibile un mondo di condivisione,
di rispetto, di riconciliazione e pace, un mondo più giusto dove la vita sia
accolta, amata e rispettata, dove i popoli – nella loro diversità – possano
cantare insieme la meravigliosa sinfonia dell’amore di Dio che è Padre di tutti
e ha cura di tutti e di ognuno.
Grazie per il dono del Natale che ci offre la possibilità di
riscoprire il volto umano dell’amore divino. Un avvenimento che non solo ci
parla dell’amore «senza se e senza ma» di Dio, ma ci stimola ad «amare da Dio»
gratuitamente e liberamente, accogliendo coloro con cui Gesù stesso si è più
identificato: «poveri, orfani, vedove e stranieri».
Grazie anche per questi tempi difficili, per questa crisi
che ci offre un’occasione insperata – anche se dura – per ripensare il nostro
stile di vita. Non per tornare alla povertà di una volta, ma per recuperare
quei valori di umanità che abbiamo buttato via assieme alla povertà: sobrietà,
condivisione, semplicità, risparmio, tempo per stare insieme e far famiglia,
valorizzazione di risorse locali, cura dell’ambiente…
Grazie per il nuovo anno che viene, un nuovo dono della
pazienza di Dio, amante della vita, che non si è ancora stancato di noi e ci dà
altro tempo per crescere, capire e tornare a lui tornando agli altri,
raccogliendo soprattutto la sfida della giustizia e della pace, del perdono e
della riconciliazione nel mondo.
Da tutti i missionari e le missionarie della Consolata:
grazie a voi. Non vi mandiamo regali, non vi promettiamo favori. Vi assicuriamo
solo il nostro impegno a essere quello che il nostro Fondatore, il beato
Giuseppe Allamano, voleva che noi fossimo: dei canali di amore verso i più
poveri, più lontani, oppressi e dimenticati, e delle conche, non pozzanghere,
ma laghi, dove l’amore di Dio possa riversarsi in abbondanza per tutti. Pregate
per noi. Mentre chiediamo con insistenza il riconoscimento della santità del
beato Allamano, vorremmo davvero prima di tutto imitarlo nell’amore per Dio e
il prossimo.
Gigi Anataloni