Un impegno missionario
eccezionale del card. Lavigerie
La campagna umanitaria
lanciata 125 anni fa dal cardinal Lavigerie contro la schiavitù in Africa
costituisce un’iniziativa coraggiosa e rispecchia una strategia straordinaria
sia sotto l’aspetto dell’impegno missionario sia a livello culturale e
politico: il suo piano d’azione, infatti, mira prima di tutto a cambiare
l’opinione pubblica europea e alla ricerca di benefattori per sostenere la sua
campagna; in seguito si indirizza alle potenze politiche del suo tempo,
riuscendo effettivamente a risvegliare qualche coscienza.
di Jean-Claude Ceilleier
Nato nel Sud Est della Francia nel 1825, Charles Allemand Lavigerie fu un brillante studente nel seminario maggiore e poi in quello dei Carmelitani a Parigi. Giovane prete, diresse con entusiasmo straordinario l’Opera delle Scuole d’Oriente. Lavorò per alcuni anni nella curia romana, finché venne nominato vescovo di Nancy nel 1863, all’età di 38 anni. Fu lì che, senza dubbio, maturò la sua vocazione missionaria, e quando gli fu chiesto di assumere la responsabilità della diocesi di Algeri nel 1867, accettò immediatamente.Esercitò questo servizio pastorale per un periodo di 25 anni e fu in tale coice che egli aprì il suo ministero a una dimensione missionaria di mirabile ampiezza mai vista in precedenza. Fondatore di due istituti dedicati alla missione in Africa, le Missionarie di nostra Signora d’Africa (Msola) e i Missionari d’Africa (M.Afr), egli si appassionò di questo grande continente (ancora poco conosciuto dal mondo europeo a quell’epoca) per la sua storia, la sua cultura e i suoi popoli. Papa Leone XIII ebbe grande stima di questa personalità eccezionale e lo elevò al rango di cardinale nel 1882. È nel contesto di questo impegno per la missione e per il servizio all’umanità in generale che bisogna collocare la campagna antischiavista di cui trattiamo qui.
Nel 1888 Lavigerie aveva già una conoscenza approfondita di certe realtà che caratterizzavano il continente africano, e tra queste realtà ce n’era una in particolare che maggiormente lo sconvolgeva: lo schiavismo. Era ben informato dalle testimonianze di grandi esploratori; ma anche dalla corrispondenza dei suoi missionari che erano presenti nella regione detta dei Grandi Laghi, fin dall’arrivo della prima carovana nel 1878.
Conosceva l’ampiezza delle razzie, le rotte delle carovane di schiavisti tra i laghi del centro e la costa dell’Oceano Indiano. Conosceva pure le sofferenze inimmaginabili degli schiavi durante queste lunghe marce forzate e il cinismo dei trafficanti. A più riprese, dall’inizio degli anni ’80, Lavigerie cercò in varie occasioni di far intervenire l’una o l’altra delle maggiori potenze europee, specialmente la Gran Bretagna, e perfino la Santa Sede, ma senza alcun risultato.
Nel 1888 si presentò un’altra opportunità per intervenire di nuovo: il Brasile annunciò che avrebbe definitivamente abolito la schiavitù nel suo territorio e il papa Leone XIII decise di pubblicare un’enciclica per approvare tale decisione. Immediatamente il cardinale Lavigerie gli chiese di menzionare il dramma che l’Africa continuava a vivere in quel momento e il Papa accondiscese.
Al tempo stesso, nel mese di maggio di quell’anno 1888, si stavano preparando grandi festeggiamenti a Roma per celebrare il giubileo d’oro sacerdotale di Leone XIII; Lavigerie sollevò di nuovo il problema: si recò a congratularsi con il Santo Padre accompagnato da un gruppo di giovani neri cristiani e parlò di nuovo in udienza pubblica e privata a favore delle vittime dello schiavismo nel continente africano. Leone XIII, grandemente impressionato, pensò che si dovesse intervenire più apertamente e gli disse: «Noi contiamo su di voi, signor cardinale, per il successo di tale impresa». Questa risposta del Papa ebbe per Lavigerie immediatamente il valore di una missione da compiere, e fu così che prese l’impegno di organizzare una massiccia campagna antischiavista e ne incoraggiò lo sviluppo su più vasta scala possibile.
Immediatamente Lavigerie escogitò un piano d’azione su tre fronti: una vasta copertura geografica attraverso l’Europa; interventi per attrarre il grande pubblico mediante conferenze, articoli di stampa e altri metodi; e infine la messa in moto di una rete di associazioni nazionali e locali destinate a mantenere alto l’interesse dei benefattori e sostenere altre attività concrete.
Proprio in ciò che riguarda le azioni pratiche Lavigerie pensò inizialmente di riprendere un progetto da lui concepito alcuni anni prima: il progetto di formare una milizia di laici armati, che avrebbe protetto i centri di rifugio per schiavi fuggiti o affrancati e che potesse intervenire in altre aree secondo le circostanze. Bisogna dire subito che tale progetto non andò mai in porto, principalmente a causa della marcata riluttanza dei poteri coloniali stabilitisi nel continente africano.
La prima manifestazione di questo vasto programma ebbe luogo a Parigi con una conferenza pubblica tenuta il 1° luglio 1888 nella chiesa di San Sulpicio. Dopo una lunga descrizione delle sofferenze subite dagli schiavi, Lavigerie fece appello alla generosità della gente sollecitando donazioni e ai giovani perché avessero il coraggio di arruolarsi per andare a difendere e proteggere quelle vittime.
Lavigerie era un oratore di grande talento; si imponeva per la sua forte personalità e questa prima conferenza ottenne un grande successo, tanto nella stampa che nell’opinione pubblica francese. Nelle settimane seguenti egli intervenne allo stesso modo in Italia, in Gran Bretagna e in Belgio, dove fece una commovente conferenza nella chiesa di san Gudule (Bruxelles) il 15 agosto. Una delle ultime grandi conferenze pubbliche ebbe luogo a Roma nella Chiesa del Gesù il 23 dicembre 1888.
Dappertutto l’opinione pubblica fu sconvolta dalle rivelazioni dell’ampiezza di tale traffico di schiavi nell’Africa Centrale. Le autorità politiche presero anch’esse coscienza del problema e Lavigerie fece del suo meglio per provocare le loro prese di posizione ufficiali; fece perfino diversi passi diplomatici o addirittura militari, per porre fine alla tratta schiavista, specialmente sulla costa dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso.
Le reazioni furono però differenti, secondo gli interessi degli Stati interessati. In Inghilterra ci fu grande sostegno, perché il paese era ben coscientizzato da molto tempo su tale problema. In Belgio re Leopoldo temeva ingerenze nel suo territorio del Congo e Lavigerie dovette tenee conto nelle sue differenti conferenze. Tuttavia, dappertutto l’opinione pubblica approvava e sosteneva la sua campagna; e in questo senso, si può dire che la campagna riportava già un grande successo.
In questo programma, il cardinale aveva previsto la creazione di comitati di solidarietà su base nazionale e locale. Vari comitati furono fondati nei paesi da lui visitati. In altri paesi dove non poté andare, allacciò contatti, inviò lettere e sostenne la creazione di gruppi di benefattori. In questo modo egli ebbe contatti in Germania, Svizzera, Paesi Bassi, Austria, Spagna e Portogallo. Egli volle estendere il problema ancora più lontano: chiese un congresso internazionale, dove i governi si sarebbero impegnati a cancellare la tratta degli schiavi in Africa. Dopo vari tentativi infruttuosi, questa proposta fu finalmente realizzata dal raduno di un congresso internazionale a Bruxelles nel novembre 1889. Sedici potenze erano rappresentate e il lavoro continuò per molti mesi. Ma non finì ufficialmente che nel luglio 1890. Lavigerie non era presente, ma il suo nome fu frequentemente citato ed egli stesso si dichiarò felice dei risultati, specialmente per la decisione di allestire pattugliamenti marini lungo le coste orientali del continente. Tuttavia egli stesso volle organizzare, sotto la sua personale supervisione, una nuova convenzione comprendente tutte le rappresentanze dei Comitati anti-schiavismo. Tale congresso ebbe luogo a Parigi in settembre 1890 e anche in tale occasione si poté ammirare il talento organizzativo e la forte personalità del cardinale che giocò un ruolo importante nel consolidare le iniziative già prese e nell’assicurare un migliore cornordinamento tra i progetti.
Dopo una visita a Roma, dove rese conto al papa della campagna, ormai consumato da mesi di enormi sforzi, Lavigerie ritoò alla sua diocesi ad Algeri, nell’autunno di quello stesso anno 1890. L’ampiezza di tale campagna e la sua ammirabile organizzazione hanno senza dubbio fatto fare grandi passi a favore della soluzione del problema dello schiavismo. Lo affermò lo stesso Lavigerie nella sua prima conferenza pubblica: un grande grido si è fatto sentire. Grido d’indignazione lanciato dal vecchio cardinale sia in nome dell’umanità che in nome del Vangelo.
Date principali nella vita di Charles-Martial Allemand Lavigerie:
1841-49 – Studia a Parigi fino all’ordinazione sacerdotale (1849)
1850 – Dottorato in letteratura
1857 – Direttore della Oeuvre des Ecoles d’Orient (opera per le scuole d’Oriente)
1860 – Viaggio in Libano e Siria per aiutare le vittime di massacri
1863 – Nominato vescovo di Nancy (5 marzo) e ordinato a Roma nella chiesa di S. Luigi dei francesi (22 marzo)
1868 – Delegato apostolico per il Sahara e il Sudan e fondazione dei Missionari per l’Africa (Padri Bianchi)
1869 – Fondazione delle Suore missionarie di Nostra Signora d’Africa (Suore Bianche)
1878 - «Memorandum segreto sull’evangelizzazione dell’Africa Equatoriale»; prima carovana nell’interno dell’Africa;
I Padri Bianchi prendono residenza a Gerusalemme
1884 – Ri-erezione della sede (episcopale) di Cartagine; Primate d’Africa
1888 – Inizia la campagna antischiavismo con varie conferenze: chiesa di San Sulpizio a Parigi (1° Luglio); Prince’s Hall a Londra (31 luglio);
chiesa di san Gudule a Bruxelles (15 agosto); chiesa del Gesù a Roma (23 dicembre)
1889 – Conferenza internazionale per l’abolizione della tratta degli schiavi – Bruxelles, 18 novembre-luglio 1890
1890 – Congresso a Parigi delle Società anti-schiavitù (21-23 settembre); festeggiamento ad Algeri (12 novembre)