Cari missionari
Lettere
Terra d’Emilia addio
Alla fine dell’ottobre scorso i missionari della Consolata hanno definitivamente (ma si spera provvisoriamente) lasciato la parrocchia di S. Valentino di Castellarano (Re). Le cronache riportano la presenza dei missionari della Consolata in questa terra d’Emilia già dal 1929. Dopo la pausa bellica sono tornati a Sassuolo (Mo) dove hanno fondato la parrocchia che ancora porta il loro nome e dove sono stati fino al 1992 quando si sono trasferiti al di là del fiume Secchia, nella bellissima collina reggiana. Qui li ho conosciuti nel 1998 al ritorno da un viaggio missionario in Tanzania, quando la parrocchia era retta da p. Enrico Rossi (1935 – 2001). Da allora fino adesso, così come tanti altri frequentatori della missione, ho condiviso la mia vita e la mia storia con loro. Ciascuna delle persone che frequentava la missione ha i suoi ricordi, io ho i miei. Ricordo p. Filosi Beardino condividere con me un goccio di vino da messa di nascosto dopo aver lavorato nell’orto (il Signore l’ha chiamato al banchetto celeste solo pochi giorni fa, il 16 marzo 2012, aveva 64 anni, ndr.). Ricordo p. Svanera (Beppe) parlare della Colombia e i volti di tutti i missionari che passavano di qui per rendere testimonianza nelle varie serate missionarie. Ricordo con grande commozione le estati di studio passate presso di loro e i giovani di Bevera che assieme a p. Mario (Viscardi) venivano in ritiro da noi. Ricordo i tanti Natali e le tante Pasque passate con loro, come se fossimo tutti una famiglia. Ricordo con immenso affetto la saggezza e la bontà di p. Colusso (Giovanni Battista, 1915 – 2007) e di p. Massano (Carlo, 1929 – 2012), scomparso il 5 febbraio scorso, le chiacchierate di latino con p. Antoniani (Athos) e le tante cene animate in compagnia dei vari amici della Consolata. Ricordo p. Sottocoa (Tommaso) celebrare il mio matrimonio.
Ricordo tantissimi avvenimenti che rimarranno per sempre indelebili nella mia mente e nel mio cuore. Quanta parte delle nostre vite è legata a loro! La loro porta era sempre aperta per chiunque. Per me e mia madre, i missionari sono stati una seconda famiglia, soprattutto dopo che abbiamo perso la prima. Non ho mai visto mia madre così felice ed appagata come quando ha prestato servizio per loro, acquisendo il giocoso titolo di madre superiora della casa. Quando ho conosciuto i missionari mi sembrava strano chiamarli «padri». Adesso che se ne sono andati ne capisco il senso, poiché mi sento orfano di loro. Mi sento perciò di ringraziare dal più profondo del cuore (e sono sicuro di farlo a nome di tante persone) tutti i missionari che si sono avvicendati qui a S. Valentino. Il vostro ricordo rimarrà per sempre qui da noi, dove avete dato tanto frutto.
avv. Alessio Anceschi
via email, 24/02/2012
KONY 2012
Cari amici missionari,
mi sento un po’ stupida di fronte al filmato che mi ha mandato mia nipote, 18 anni, maturità classica il prossimo giugno. Dopo un momento di sgomento ho pensato a voi, che mi conoscete, siete gli unici di cui mi fidi. (Il filmato è quello di Kony 2012 @ http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded &v=VpS0tEpclzs – che è stato visto da quasi cento milioni di persone, ndr.).
Siete tutti giornalisti, conoscete i segreti del marchingegno, amate i ragazzi, sapete come sono. Io nonna mi sento in bilico: da un lato sono contenta di poter raccogliere quanto il nonno ed io nel tempo, tramite i figli, abbiamo seminato anche nei nipoti; dall’altro non mi fido del marchingegno, delle trappole pubblicitarie, dei facili entusiasmi. Me l’avete insegnato voi. Sono diffidente ed entusiasta allo stesso tempo. Voi siete “smaliziati”, potete dirmi se la cosa è valida, reale, vera, affidabile ecc. Faccio girare? Deludo mia nipote? Cosa le racconto?
Nonna Paola
via email, 13/03/2012
Purtroppo la storia di Joseph Kony e della sua Lord Liberation Army (Lra) è vera. Lui e la sua gente hanno fatto disastri in Uganda, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e nord del Congo. I fatti riferiti nel video riguardano l’Uganda e sono anteriori al 2008 quando la
Lra ha praticamente abbandonato il paese per continuare le sue azioni disastrose nelle nazioni vicine. La Lra è stata poi molto attiva nel Sud Sudan (con l’appoggio – si dice – del Nord Sudan). Le azioni di guerriglia e terrorismo si sono poi estese alla Repubblica Centrafricana e al nord del Congo. Due delle nostre missioni, Bangadi e Doruma, ai confini con il Sud Sudan, sono state ripetutamente assalite e saccheggiate, costringendo i missionari e la gente ad abbandonarle.
Qualcuno dice che il film fa leva sulle emozioni e semplifica le situazioni; in Uganda è stato accolto con molto criticismo, ma mons. Juan Jos Aguirre, vescovo di Bangassou nella Repubblica Centrafricana – dove la Lra ha ora le sue basi -, ha detto che il film ha il merito di portare questa guerra dimenticata all’attenzione del mondo. Certo non è tutto chiaro quello che sta dietro – e chi sta dietro – a questa propaganda.
Di positivo c’è che da molto tempo non si parlava più di Kony, anche se la sua Lra è ancora ben attiva e continua a fare danni, sfruttando la complicità di tanti che hanno interesse a mantenere l’instabilità in una regione ricchissima di risorse e in balia degli speculatori inteazionali.
La Caritas del Congo RD ha appena iniziato un programma di reintegrazione economica per 28.000 delle 320.000 persone che sono state fatte fuggire dalla violenza della Lra nell’Alto e Basso Huele, dove ci sono stati ben 12 attacchi solo in questi primi tre mesi del 2012, con 17 persone rapite. Queste finiscono per fare i portatori se adulti, schiave sessuali se ragazze e bambini soldato se maschietti. A tutti questi vanno aggiunti oltre 30mila congolesi che si sono rifugiati nella Repubblica Centrafricana. Forse nell’Uganda si tratta ormai di rimarginare le ferite e guarire la memoria, ma in altre parti del centro Africa si continua a vivere nel terrore a causa di Kony e del suo folle esercito.