Sui monti vita nuova

Lemie, Valli di Lanzo: dodici battesimi in regalo

Il viso di Aaliyah, nata a Lemie 5 mesi fa da genitori camerunesi, è incoiciato da un berretto di morbida lana bianca. La giovane mamma la stringe tra le braccia per custodie il calore. Gli altri due bimbi nati in Italia, Felicia, bimba nigeriana di appena due mesi, e Nketa, piccolo congolese di tre, sono infagottati in pesanti coperte bianche.
Assieme agli altri nove bambini festeggiati oggi, nati in Africa durante il viaggio della loro famiglia alla ricerca di una nuova casa, passano dalle braccia dei propri genitori a quelle dei padrini e delle madrine di pelle bianca.
L’emozione è palpabile. Fino a nove mesi fa, non uno solo dei 90 residenti a Lemie – paese che si sta spopolando, così come la valle che lo accoglie – avrebbe potuto prevedere un evento del genere. Questa  mattina (sabato 18 febbraio 2012), dodici bambini africani vengono battezzati nella parrocchia di San Michele Arcangelo.
La chiesa è piena di persone. Sono state aggiunte delle sedie vicino all’altare per le famiglie dei battezzandi e il variegato spicchio di mondo che si è presentato all’appello delle campane: i carabinieri, le suore, i cittadini del paese, il sindaco, gli operatori e i volontari impegnati da maggio dello scorso anno nell’accoglienza dei rifugiati.
Le prime parole di p. Paul placano il brusio. «Non vi sembra già un miracolo? Persone provenienti da ogni parte del mondo che si riuniscono nella fede. Nonostante le differenze, siamo tutti fratelli».
Si affiancano nella conduzione della cerimonia il parroco di Lemie, Don Bartolomeo Giaime, piemontese doc, e p. Paul Nde, della Pastorale Migranti, originario del Camerun, che ha accompagnato le famiglie fino a questo momento in un percorso costellato di sabati di preghiera e di canto.
L’italiano non può essere l’unico idioma, si deve ammorbidire nella cadenza francese e trovare sintesi nella lingua inglese, affinché il cerchio della Parola di Dio possa abbracciare tutti i presenti. I canti immergono in orizzonti nuovi, dal sapore inedito, la maggior parte dei presenti. Siamo in terra d’Africa. È difficile non abbandonarsi al ritmo dei tamburi.
Alla fine della cerimonia le Suore del Cottolengo, su invito di p. Paul, intonano il Magnificat, seguite da suore di origine africana che chiudono la cerimonia con una vivace preghiera di ringraziamento.
La festa che segue è un intreccio di Nigeria, Congo, Camerun e Italia, nel cibo offerto, nelle parole scambiate, nei giochi spontanei dei bimbi.
«Sono arrivato a Lemie con una sola indicazione», racconta p. Paul. «Ci sono dei profughi di lingua francese e dinglese che hanno bisogno d’un sacerdote».
A maggio del 2011, per il tramite della Protezione Civile e del consorzio Connecting People, trentasei profughi subsahariani sono giunti dal territorio libico in questo paesino arrampicato nelle alte Valli di Lanzo. Fin da subito, nonostante i timori degli operatori della cornoperativa Crescere Insieme, impegnati nell’accoglienza, il paese, a partire dal suo primo cittadino, ha aperto loro le braccia.
La loro dimora è una casa storica, Villa Buzzi, messa a disposizione dalla Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo. Tra le pareti spesse della vecchia residenza, finalmente al sicuro, sono emerse storie di straordinaria forza e di speranza.
«Devo dire che la loro semplicità mi ha colpito», dice p. Paul. «Queste persone pensano al futuro con un po’ di timore, ma sperano nell’aiuto divino per superare le difficoltà del momento presente».
Richiedenti asilo: questo sono i quaranta migranti per la legge italiana. L’équipe multidisciplinare del consorzio Connecting People e della cornoperativa Crescere Insieme, in collaborazione con la Piccola Casa, ha sostenuto le famiglie con percorsi di apprendimento della lingua italiana, laboratori e attività ricreative, percorsi di informatica, assistenza sanitaria, ma soprattutto ha cercato di riannodare, con tutta la delicatezza possibile, i fili di tante vite spezzate, prima da violenze e persecuzione, poi dalla guerra.
«La settimana scorsa tutti i nostri ospiti hanno sostenuto l’intervista con la commissione ministeriale preposta all’esame delle loro domande di asilo», spiega Mauro Maurino, consigliere di amministrazione del consorzio Connecting People. «Adesso, siamo in attesa delle risposte. Certamente», continua Maurino, «questa festa ha per noi, operatori dell’accoglienza, un grande significato. Vediamo in essa una scelta di appartenenza, niente affatto scontata, a un luogo, a un tempo, a una comunità».
L’azzurro è terso. Il bianco della neve è la risposta della terra al sole, ricco di promesse di primavera. Promesse che il freddo pungente del mattino non riesce ad ammutolire.

Serena Naldini

Serena Naldini