Editoriale
Trattati da «re»! C’è un tempo dell’anno in cui quasi tutti gli adulti sono considerati dei «re», non perché si mostri loro più rispetto, ma perché sembra scontato che possano spendere da «re», come i Re Magi di evangelica memoria, o il Babbo Natale globalizzato dalla pubblicità. A Natale, anzi molto prima, tutti mirano alle tasche del «re»: spendi, compra, dai, regala, fatti il regalo, occasioni, offerte… una girandola inarrestabile e irresistibile: cassette della posta piene, pubblicità televisiva martellante, babbi natale e sculettanti «babbe» natale che ammiccano da cartelloni pubblicitari o avvolgono i mezzi pubblici.
In quest’orgia di sollecitazioni ecco che s’inserisce anche la voce dei poveri: gridata dalle grandi organizzazioni inteazionali che li contano a milioni, sfruttata da chi su di essi ci fa la cresta nascondendosi dietro a miriadi di sigle accattivanti, sussurrata da chi con i poveri davvero ci vive e li conosce per nome.
Noi di Missioni Consolata, con i nostri missionari e missionarie sul campo, vorremmo essere la voce di chi i poveri li conosce per nome, con i poveri vive e con essi condivide l’insicurezza, la paura, il pianto, il dramma della fame, l’abbruttimento dell’ignoranza, la violenza della guerra.
Il sogno di ogni missionario è quello di potersi dedicare completamente alla lode di Dio, all’annuncio della Parola, alla celebrazione della vita e della gioia di una comunità che cresce nella pace. La realtà è invece ben altra: ha a che fare ogni giorno con le sofferenze di chi è marginalizzato, discriminato, tagliato fuori da sanità ed educazione, sfruttato e sottopagato, costantemente malnutrito, violentato da guerre e ignorato. Lui, l’uomo della Parola e dell’Eucaristia, deve allora farsi mendicante in favore della gente che ama, dare voce a chi non ha voce, rompere amici e uomini di buona volontà che vivono in un mondo dove la povertà degli altri dà quasi fastidio perché percepita come una minaccia o una seccatura in più in questo contesto di crisi economica, di sfascio politico, di fine del sogno di poter vivere al di sopra dei propri mezzi.
È per amore dei poveri con cui abbiamo a che fare ogni giorno che come missionari continuiamo a bussare al vostro cuore e lo facciamo in modo particolare in questo tempo di Natale. Sono tempi di magra anche in Italia. Ma se soffriamo noi, i poveri soffrono ancora di più, perché il loro livello di vita era già allo stremo da tempo. Sicuramente oggi siamo tutti a corto di soldi, ma non dovremmo essere a corto di cuore. Condividere quando si ha il sovrappiù forse è facile (certo non per la «casta»!). Condividere quando si è in difficoltà, richiede grande amore. Un amore così è un segno di speranza, è una dichiarazione di fiducia, è attestare che l’Umanità non è morta.
Per questo Natale l’appello principale è quello della fame nel Coo d’Africa (vedi reportage a pag. 49-53), una situazione che non si corregge in pochi giorni: l’emergenza durerà almeno fino a febbraio 2012. Ma accanto a questo ci sono tutte le altre opere di ordinaria carità soprattutto nel campo della sanità e dell’educazione. A gennaio 2012 comincia il nuovo anno scolastico in tutta l’Africa e in diversi paesi dell’America Latina: rette scolastiche, divise, libri, materiale didattico, strutture di accoglienza, cibo per i collegi… le adozioni a distanza (sia tramite la nostra onlus/ong, che attraverso gruppi e onlus/ong che sostengono i Missionari della Consolata nel mondo) sono un aiuto essenziale per dare continuità ad un servizio educativo che ha bisogno di tempi lunghi.
«Date e vi sarà dato, una misura colma, abbondante…». Le parole di Gesù non sono vane. Se state pensando a come vivere il Natale, pianificando i regali da fare, le vacanze da far stare dentro i bilanci sempre più magri… non dimenticate i poveri. Vi ritoerà tutto con gli interessi. Grazie.
Gigi Anataloni