Cent’anni fa il Meru accoglieva la Consolata
Il 13 dicembre 1911 è la data dell’inizio ufficiale dell’evangelizzazione del Meru, una vastissima area allora quasi inesplorata a nord-est del Monte Kenya. Quel giorno i padri Balbo Giovanni e Olivero Luigi piantarono «le tende a Keja presso il capo Kerundu; la popolazione corse in gran folla a vedere i nuovi venuti, portando regali in cibarie di ogni genere. Il 24 dicembre era pronto il primo capannone che servì per abitazione dei padri e cappella privata, in cui si celebrò la prima messa la notte di Natale 1911».
Sono passati cent’anni da quel giorno. Da quella prima missione, piccolo seme alle falde del Monte Kenya, è cresciuto non solo un albero maestoso ma una foresta rigogliosa. Alla prima missione di Keja (o Kiija, chiamata poi Imenti e ora Mojwa o Mujwa) si aggiunse presto la missione di Egoji e altre ancora. Diventata Prefettura Apostolica del Meru nel 1926, raggiunse lo stato di diocesi nel 1953. Da essa furono poi create la diocesi di Garissa nel 1984 (da cui venne ricavata la diocesi di Malindi nel 2000), la diocesi di Embu nel 1986 e il Vicariato Apostolico di Isiolo nel 1995. Là oggi ci sono quasi un milione e mezzo di cattolici su una popolazione di oltre tre milioni di abitanti.
Queste pagine sono dedicate ai pionieri di questa grande avventura, quasi un’antologia dei loro pensieri e della loro vita.
Siamo andati a spulciare i vecchi numeri di questa rivista, i diari, le relazioni, le testimonianze di quel glorioso e sofferto periodo in cui un manipolo di missionari generosissimi, con pochi mezzi, cuore grande e tanta fantasia, furono capaci di piantare il seme del Vangelo in una terra nella quale «dietro ad ogni foglia si nascondeva un diavolo», come scrisse p. Vincenzo Dolza da Mekinduri. E le foglie non mancavano di certo sui fertili pendii e profonde valli ai piedi della grande montagna sacra.
Gigi Anataloni