Transizione: missione compiuta
Marzo 2010 – Aprile 2011: ritorno alla democrazia
Dopo tredici mesi di giunta militare, il Niger ritrova la via della democrazia. I soldati hanno deposto il presidente Tanja, che si era arroccato al potere. Poi hanno gestito la transizione e le elezioni e si sono ritirati.
Il nuovo presidente, attento al sociale, ha di fronte a sé una sfida enorme: migliorare le condizioni di vita in uno dei paesi più poveri del mondo. L’inizio di una nuova era?
Il 7 aprile 2011 il Niger volta pagina. Mahamadou Issoufou, oppositore storico, diventa il primo presidente della VII Repubblica. Issoufou, presidente del partito Pnds – Tarayya (Partito nigerino per la democrazia e il socialismo) ha 59 anni ed è in politica dal 1991. È membro del comitato Africa dell’Internazionale socialista. Ha tentato tre volte di accedere alla presidenza (1992, 1999 e 2004) ma solo lo scorso 12 marzo, al ballottaggio, con un verdetto delle ue del 57,95%, la speranza di un cambiamento nel poverissimo paese saheliano si è concretizzata. Il percorso per giungere al cambiamento non è però stato indolore. E, soprattutto, il futuro non sarà privo di incertezze e difficoltà. Ma occorre fare un passo indietro.
Transizione militare
«morbida»
Il presidente Mamadou Tanja, giunto al potere nel 1999 e rieletto per un secondo mandato di cinque anni, pensa che sia bene continuare a dirigere il paese. Così lancia la tazartché (ovvero continuità, in lingua haussa), una campagna per modificare la Costituzione (che prevede al massimo due mandati) e potersi ricandidare. Ma fa di più. Scioglie l’Assemblea Nazionale e la Corte costituzionale (maggio e giugno 2009) e si mantiene al potere affidando a un comitato ristretto di fedeli la scrittura di una nuova carta costituzionale che prevede, tra l’altro, il prolungamento del suo mandato. La fa approvare il 4 agosto dello stesso anno per referendum (con bassissima partecipazione). Si tratta, di fatto di un golpe istituzionale. La Cedao (Comunità economica degli stati dell’Africa dell’Ovest) sospende il Niger.
In gioco c’è soprattutto il mega giacimento uranifero di Imurarene, che entrerà in funzione nel 2013 e farà raddoppiare la produzione di uranio del paese, facendolo diventare il secondo produttore mondiale dopo il Canada. Va notato che nel 2007 il prezzo del minerale era schizzato da 60 a 138 dollari la libbra, mentre oggi, dopo il disastro di Fukushima (Giappone) è nuovamente sceso a 60.
Ma a parte alcuni settori che lo sostengono, le manovre di Mamadou Tanja creano malcontento anche all’interno del paese. Il 18 febbraio 2010 un gruppo di militari della 5a compagnia di appoggio e servizio della capitale, lo destituisce e si crea il Consiglio supremo per il ripristino della democrazia (Csrd), presieduto dal giovane generale Salou Djibo. Il colpo di stato avviene senza spargimenti di sangue (come è consuetudine in Niger) e, in questo caso, senza coinvolgere gli alti dirigenti dell’esercito: lo stato maggiore non è implicato.
I putschisti si prefiggono di «sanare le finanze pubbliche, riconciliare i nigerini e riportare la democrazia». Programma ambizioso per dei militari che hanno preso il potere con la forza.
«La giunta ha avuto il merito di aver condotto il processo fino alla fine, avere organizzato le elezioni e mantenuto il programma. Questo è tutto. Ma non li presenterei come degli eroi» ricorda Moussa Tchangari, giornalista e segretario generale di Alteative Espace Citoyens, un’associazione della società civile nigerina, molto attiva nel campo dell’educazione alla cittadinanza e della promozione dei diritti umani. «Se guardiamo alla gestione dei fondi pubblici, molti nigerini sono delusi: i militari non hanno fatto alcuna bonifica e molti grandi “ladri” sono ancora in circolazione».
Tempi rispettati
La giunta aveva promesso una transizione di un anno. E così è stato. Dopo aver promulgato una nuova Costituzione (adottata per referendum il 31 ottobre 2010) che ha dato origine alla VII Repubblica, hanno organizzato le consultazioni elettorali amministrative, legislative e presidenziali, senza però candidarsi (cosa che invece aveva fatto il colonnello Ibrahim Baré Mainssara nel 1996, che dopo aver fatto il colpo di stato divenne presidente per via elettorale).
«La transizione è andata bene, i testi che sono stati adottati sono all’altezza, le elezioni si sono svolte nella calma generale e senza brogli. C’è stata la vittoria di un candidato, subito riconosciuta dal suo avversario. Tutto questo è molto positivo» continua Moussa Tchangari.
Ma «c’è stata anche qualche difficoltà: alcuni partiti sono stati respinti, e i militari hanno fatto molte pressioni, affinché il risultato fosse quello che abbiamo raggiunto oggi; hanno influenzato in diversi modi. Globalmente il candidato ha comunque vinto, ma ha beneficiato di un certo appoggio dell’esercito».
I settori sociali
Dato importante: i militari hanno associato la società civile nella transizione. «La società civile ha partecipato in certe strutture, come ad esempio nel Consiglio consultativo nazionale (Ccn) del quale hanno fatto parte un grande numero di organizzazioni sociali e che è stato presieduto da un membro di queste. Io ho preso parte ai lavori sulla Costituzione e a molti altri. C’è stata quindi una partecipazione nell’elaborazione dei documenti e al dibattito sul futuro del paese».
Il generale Djibo ha creato nell’aprile 2010 il Ccn con lo scopo di rielaborare i testi fondamentali del paese: Costituzione, codice elettorale, carta dei partiti politici e statuto dell’opposizione. Presieduto da Marou Amadou, presidente del Fronte unito per la salvaguardia della democrazia (Fusd), associazione che si opponeva alla tazarché, era composto da 131 membri che hanno lavorato ai vari testi.
«Ci sono state persone della società civile associate alla gestione stessa della transizione» continua Moussa. Anche a livello di scrutini – i militari ne hanno organizzati ben cinque – tutto si è svolto in modo molto tranquillo e partecipato. Un esempio per l’Africa. «Da quello che ho visto tutto è andato molto bene, c’è stata anche una certa euforia, non esagerata, alla nigerina. Comunque tutti non vedevano l’ora che si voltasse pagina. A parte qualche nostalgico, che non manca mai» racconta Remo Zulli, agronomo, cornoperante che da tempo lavora nel paese. «Al primo tuo c’è stata una buona partecipazione, al secondo meno perché molti dicevano che ormai con le alleanze che si erano formate i giochi erano fatti». E continua: «Dopo la proclamazione dei risultati a Niamey e a Tahoua, zona di origine del presidente, l’atmosfera era ottima. A Tahoua si sono formati cortei di macchine che festeggiavano». Ora le attese sono enormi. «Molti dicono che le cose andranno meglio, ma più in generale c’è un clima d’attesa, anche perché Issoufou ha fatto molte promesse durante la campagna elettorale, citando cifre secondo me esagerate per alcuni settori d’intervento» conclude Remo Zulli.
La Politica dei numeri
Molti parlano di svolta democratica o di ritorno alla democrazia. Le sfide per il nuovo governo sono tuttavia enormi.
Il Pnds, arrivato in testa al primo tuo (31 gennaio), ha saputo giocare bene sulle alleanze per il ballottaggio. In particolare si è aggiudicato l’appoggio di Hama Amadou, uno degli uomini più potenti del Niger, già primo ministro di Mamadou Tanja e poi silurato dallo stesso. Il neonato partito di Amadou, Movimento democratico nigerino per una federazione africana (Modem) è arrivato al terzo posto al primo tuo. Altro sostegno Issoufou l’ha avuto da due partiti tradizionalmente legati a Tanja, l’Rdp e l’Udr. Anche l’Andp – Zaman Lahiya ha dato il suo sostegno (vedi box). In questo modo, oltre alla vittoria alle presidenziali, la coalizione di Issoufou, Coordinazione delle forze per la democrazia e la repubblica (Cfdr), può contare su 78 deputati sui 107 assegnati all’Assemblea Nazionale.
«La coalizione al potere è stata raffazzonata in pochi giorni, alla vigilia delle elezioni. Questo è un altro problema: non sappiamo se sia solida e quanto durerà» commenta Moussa Tchangari. «Hama Amadou continuerà ad appoggiare il presidente?». Il Modem può contare infatti su 23 seggi in parlamento. L’ex partito di Tanja (e di Amadou), l’Mnsd – Nassara (Movimento nazionale per la società di sviluppo), che ha presentato Seini Oumarou, è retrocesso a seconda forza politica, con 23 deputati rispetto ai 47 che aveva nel 2004.
Sfide e compromessi
Il Niger, con i suoi 15 milioni di abitanti, occupa sempre uno degli ultimi tre posti della classifica mondiale delle Nazioni Unite, basata sull’indice di sviluppo umano. Si confronta a carestie cicliche (circa ogni cinque anni) che causano crisi alimentari e morti. Le fredde statistiche dicono che due terzi dei suoi abitanti vivono con meno di 1,25 dollari al giorno.
La popolazione è all’85% rurale e vive in grande maggioranza di agricoltura e allevamento. Ma il problema dell’accesso all’acqua è ancora fortissimo.
Così il presidente ha promesso di investire 9 miliardi di euro in progetti strutturali. In particolare 1,8 miliardi su agricoltura e acqua e altrettanti per l’educazione. Anche sull’accesso alle cure mediche il programma di Mahamadou Issoufou prevede forti investimenti.
«Il paese vive una situazione difficile, la popolazione versa in una povertà estrema: la più grande sfida è di assicurare ai nigerini cibo e i servizi di base» ricorda Moussa Tchangari.
«Occorre che la gente inizi a vedere delle ricadute della democrazia nei propri piatti, nella vita di tutti i giorni. Altrimenti la popolazione dovrà sempre confrontarsi con situazioni come quella della fame, della salute, e inizierà a chiedersi a cosa serve la democrazia».
E, riferendosi al problema del terrorismo, Al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi, vedi MC dicembre 2010): «Occorre poi preservare la pace e la sicurezza nel paese, in un contesto regionale molto agitato…».
Nel programma politico di Issoufou ci sono molte promesse difficili da realizzare, «soprattutto quando si fa conto su finanziamenti estei – sostiene il giornalista -. È previsto che il 50% dei finanziamenti siano estei. Innanzitutto nel contesto attuale di crisi, bisogna vedere se potrà reperire così tante risorse. In secondo luogo, i finanziatori imporranno le loro condizioni, che non necessariamente andranno d’accordo con la politica sociale promessa da Issoufou. Chi finanzia dall’estero vuole delle politiche di tipo liberale, come fare allora a promuovere delle politiche sociali? È una contraddizione. Un esempio: il governo investe oggi dei miliardi nell’accesso all’acqua potabile, ma se poi i partner finanziari impongono di affidare la gestione dell’acqua ai privati, l’accesso sarà limitato, di fatto, dai prezzi».
Voglia di uranio
E di petrolio
Parlando di compromessi, il Niger è il serbatornio di uranio della Francia, uno dei paesi che ha più investito in centrali nucleari al mondo. Nel 2006 Mamadou Tanja aveva spezzato il quarantennale monopolio dei transalpini nello sfruttamento dell’oro grigio nigerino, facendo entrare canadesi, australiani, indiani e cinesi. Così aveva ottenuto una rinegoziazione del prezzo, mantenuto dalla Francia molto più basso di quello del mercato. Areva, il gigante mondiale del nucleare civile (francese), aveva comunque ottenuto la concessione dell’importante giacimento di Imourarene. «Un altro aspetto importante rispetto alla transizione è stato il braccio di ferro tra il presidente Tanja e Areva» sostiene Tchangari. «Il regime (di Tanja, ndr) ha difeso gli interessi del paese e questo ha fatto sì che in appoggio (esterno) del colpo di stato la Francia abbia inviato i suoi militari. È come se il cambiamento si traducesse anche in un rafforzamento dell’influenza transalpina». Il rischio è elevato: «Le forze speciali francesi sono ancora in Niger e sembra che vogliano installarvi una base. I militari della giunta non hanno accettato, ma aspettiamo di vedere come il governo civile gestirà la cosa. Se darà la possibilità all’esercito francese di essere presente, sarà molto grave. Anche per quello che sta succedendo in Libia, di cui il Niger è un paese confinante».
La questione della Francia ha diviso gli stessi militari della giunta. Alcuni di loro sono ancora in prigione per questo. Un dossier difficile da gestire per il neo presidente sarà la creazione di una coesione all’interno dell’esercito, che è diviso, ma anche «come fare in modo che i militari non entrino più nella gestione della vita pubblica».
Con Mamadou Tanja, il Niger era entrato in pieno nella sfera di influenza cinese. La Cina si appresta a sfruttare il nuovissimo giacimento di petrolio di Agadem (centro – Est), che farà entrare il Niger, entro il 2011, nella cerchia di paesi produttori. Il giacimento è di tutto rispetto: le riserve stimate sono di oltre un miliardo di barili e ne dovrebbe produrre circa 100.000 al giorno. La China National Petroleum Corporation (Cnpc, vedi MC luglio-agosto 2008) ha anche realizzato una raffineria nei pressi di Zinder, che dovrebbe entrare in funzione nei prossimi mesi. Ancora aperta la questione dell’oleodotto che dovrà portare il greggio nel golfo di Guinea.
Primi passi
Come prima mossa il neo presidente nomina, il giorno stesso della sua investitura, primo ministro il tuareg Brigi Rafini di Iférouane. Una mossa simbolica ma anche pragmatica. È il primo tuareg ad accedere a questo posto in Niger. Un modo per coinvolgere questo gruppo, da sempre ai margini. Rafini, 58 anni, è conosciuto per umiltà, dedizione al lavoro e capacità di ascolto.
Dopo 10 anni di governo Tanja, un presidente socialista e una nuova Costituzione, il Niger si sta forse aprendo a una nuova era. Ma le sfide e i problemi restano quelli di sempre.
L’entusiasmo di chi comincia
Le legislative di inizio 2011 hanno fornito una nuova fisionomia al parlamento nigerino alla 49sima legislatura. Missioni Consolata ha raggiunto telefonicamente il deputato Assoumana Malam Issa. Al suo primo ingresso all’Assemblea Nazionale, l’onorevole Issa è vice presidente del gruppo parlamentare Pnds – Tarayya, prima forza politica e maggioranza parlamentare.
La coalizione al potere è molto varia, con il Pnds troviamo il Modem di Hama Amadou e anche alcuni partiti legati a Ibrahim Baré Mainassara. Pensa che questa alleanza possa durare?
«Dopo i fatti del 2009, ovvero il tentativo di annullare le conquiste democratiche degli ultimi due decenni, i nigerini, di tutti i partiti politici sono coscienti della grande necessità di mettere in primo piano l’interesse del paese, per non rischiare di ricadere in regimi non democratici. Questo costituisce il cemento che salda gli alleati, compresi i partiti di opposizione. Ed è ancor più dimostrato dall’elezione, il 19 aprile scorso, a presidente dell’Assemblea Nazionale, di Hama Amadou. L’ex primo ministro ha raccolto 103 voti a favore e uno contrario. L’altra ragione che garantirà il successo di questa alleanza è che il Pnds è un partito che funziona sulla base di principi solidi e il Presidente della Repubblica tiene conto di questo. È chiaro che evitare la rottura della governance, la preoccupazione di far rinascere un Niger nuovo saranno la bussola di questo regime».
Una delle sfide del governo saranno le misure in campo sociale, per migliorare le condizioni di vita della popolazione. Sarà possibile con i ricavi delle risorse naturali del paese (uranio e petrolio)? O ci sarà bisogno di cospicui finanziamenti stranieri?
«Il presidente Mahamadou Issoufou ha proposto un programma al popolo nigerino ed è su questo che è stato eletto. Certo, le risorse nazionali non saranno sufficienti per finanziare tutte le azioni a breve termine, ma è chiaro che il Niger ha enormi potenzialità in termini di ricchezze minerarie e petrolifere e noi scommettiamo sul fatto che, a medio e lungo termine, il ricorso a finanziamenti dall’estero sarà limitato».
Un’altra sfida importante è quella di mantenere la sicurezza della popolazione. Il Niger ha conosciuto due ribellioni tuareg. Oggi c’è la minaccia di Aqmi (Al Qaeda) a livello regionale. Che programma politico ha la coalizione al potere per far fronte a questo? Il fatto che il presidente abbia nominato, per la prima volta nella storia del paese, un tuareg al posto di primo ministro, è legato a una strategia in questo senso?
«Uno degli assi del presidente Issoufou è proprio la sicurezza e un grande numero di azioni saranno prese per far fronte a questa sfida. Ma al contrario di una interpretazione errata della nomina di Brigi Rafini a primo ministro, la principale ragione è che si tratta di una persona di molta esperienza, con una grossa conoscenza della realtà del Niger, un temperamento federatore e una grande saggezza».
I rapporti con la Francia. Sotto Mamadou Tanja sono stati tesi. Oggi ci sono militari francesi delle forze speciali in Niger e vorrebbero installarvi una base permanente. Secondo lei come va gestita la questione?
«Preferisco non rispondere a questa domanda. Ma sappiate che il Niger agisce in una logica di partenariato di tipo “vincente – vincente”!».
Pensa che con la VII Repubblica si inizia un nuovo periodo di speranza nella storia del paese?
«Certamente. Tutte le premesse sono buone: nuovo leader, nuovi attori, contesto favorevole, prospettive economiche radiose, volontà mostrata di rottura a tutti i livelli per favorire un cambiamento di mentalità».
1960 3 agosto: proclamazione dell’indipendenza dalla Francia. Diori Hamani diventa presidente.
1974 15 aprile: colpo di stato di Seyni Kountché.
1987 10 novembre: muore Kountché di emorragia cerebrale. Il colonnello Ali Saibou diventa presidente del consiglio militare.
1989 dicembre: Saibou eletto presidente nel corso delle prime elezioni dall’indipendenza.
1990 maggio: iniziano gli scontri tra tuareg ed esercito regolare.
1990 dicembre: Saibou vuole portare il paese al multipartitismo, istituisce la Conferenza nazionale per regolamentare il cambiamento.
1992 dicembre: una nuova Costituzione è adottata per referendum.
1993 27 marzo: prime elezioni presidenziali pluraliste. Mahamane Ousmane, del partito di opposizione, è il primo presidente eletto democraticamente.
1995: firma dell’accordo di Ouagadougou, fine della ribellione tuareg.
1996 27 gennaio: il colonnello Ibrahim Baré Mainassara prende il potere con un colpo di stato. Nel luglio si fa eleggere presidente.
1999 9 aprile: il colonnello Mainassara Baré è assassinato. Caos istituzionale. In seguito a pressioni inteazionali sono organizzate elezioni a ottobre e novembre. Mamadou Tanja eletto presidente della repubblica.
2003: i servizi segreti americani e inglesi denunciarono che il Niger aveva venduto uranio all’Iraq. Il direttore della Cia, George Tenet, dovette in seguito ammettere che le accuse erano false.
2004 dicembre: Tanja è rieletto per un secondo e ultimo mandato con il 65,5% dei voti.
2005: crisi alimentare nei paesi del Sahel. Il Niger è il più colpito. Intervengono le Ong inteazionali di emergenza.
2007 febbraio: attacco a Iférouane, rivendicato dal Movimento dei nigerini per la giustizia (Mnj), composto da giovani tuareg. È la prima manifestazione del Mnj che attacca successivamente le imprese minerarie e postazioni dell’esercito nel nord del paese.
2007 1 giugno: crisi del governo Hama Amadou per lo scandalo al Ministero dell’educazione di base (Meba), 6,1 milioni di euro scomparsi.
2008 24 giugno: arresto dell’ex premier Hama Amadou, sospettato di furto di denaro pubblico.
2009 25 maggio: la Corte costituzionale respinge l’organizzazione del referendum per prolungare il mandato del presidente. Il giorno seguente Mamadou Tanja scioglie l’Assemblea Nazionale.
2009 5 giugno: decreto presidenziale per indire il referendum sulla nuova Costituzione il 4 agosto.
2009 12 giugno: la Corte costituzionale annulla il decreto presidenziale del 5 giugno.
2009 27 giugno: il presidente Mamadou Tanja assume poteri eccezionali e due giorni dopo scioglie la Corte costituzionale.
2009 4 agosto: vittoria dei “si” al referendum che prolunga il mandato presidenziale.
2009 inizio ottobre: i ribelli tuareg del Fronte patriottico nigerino e dell’Mnj depongono le armi.
2009 20 ottobre: la Cedeao (organizzazione regionale) sospende il Niger.
2010 18 febbraio: colpo di stato militare. Tanja è deposto e arrestato. Il potere è assunto dal Consiglio supremo per la restorazione della democrazia con a capo il generale Salou Djibo. Sospensione della Costituzione.
2010 31 ottobre: adozione per referendum della nuova Costituzione, inizia la VII Repubblica.
2011 31 gennaio Mahamadou Issoufou vince le elezioni presidenziali. Entra in carica il 7 aprile. Si svolgono anche le amministrative e le legislative. Il 19 aprile Hama Amadou è eletto presidente dell’Assemblea Nazionale.
Marco Bello