Chiesa nel mondo

PAKISTAN
SHAHBAZ BHATTI MARTIRE
   
La Conferenza Episcopale del Pakistan, riunita in assemblea dal 20 al 25 marzo a Multan, ha deciso di inoltrare ufficialmente alla Santa Sede la richiesta di proclamare Shahbaz Bhatti, il ministro federale per le minoranze religiose ucciso il 2 marzo scorso all’età di 42 anni, “martire e patrono della libertà religiosa”. La richiesta è stata presentata in assemblea dal vescovo di Multan, mons. Andrew Francis, delegato per il Dialogo interreligioso, ed è stata approvata all’unanimità dai vescovi. Essi hanno reso un tributo a Bhatti, riconoscendo la sua opera in favore delle minoranze religiose e dei cristiani e ricordando la sua autentica testimonianza di fede giunta fino al sacrificio della vita. Nella seconda settimana di aprile, invece, i vescovi e i fedeli cattolici si sono riuniti a Islamabad per commemorare Bhatti, a 40 giorni dalla morte. Il Ministro pakistano, di fede cattolica, che si era battuto per la soppressione della legge sulla blasfemia, è stato assassinato nella capitale pakistana per mano di un gruppo di uomini armati, dal volto coperto.
(Zenit)

SVIZZERA
ACQUA E PACE
    
In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, celebratasi il 22 marzo, la Rete Ecumenica dell’Acqua ha lanciato la campagna “Acqua e Pace Giusta” nel corso della quale, per sette settimane, a partire da lunedì 7 marzo, si sono susseguite riflessioni quaresimali settimanali sulla connessione tra l’accesso all’acqua, i conflitti per questa grande risorsa e la costruzione di una pace giusta. Di settimana in settimana, nella pagina web sono state proposte riflessioni bibliche insieme ad altre iniziative individuali e di congregazioni religiose. La Rete Ecumenica dell’Acqua è una iniziativa di Chiese, organizzazioni e movimenti cristiani che promuovono l’acqua come diritto umano e lavorano a favore dell’accesso di tutti attraverso iniziative a base comunitaria realizzate in tutto il mondo.
(Fides)

ITALIA
IL CROCIFISSO     
NELLE SCUOLE
      
La sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo a favore dell’esposizione del crocifisso nelle scuole italiane ha ricevuto il plauso della Santa Sede, per la quale si tratta di una decisione che “fa storia” nel riconoscimento della libertà religiosa. La Corte riconosce «ad un livello giuridico autorevolissimo ed internazionale che la cultura dei diritti dell’uomo non deve essere posta in contraddizione con i fondamenti religiosi della civiltà europea, a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale». Dal canto suo, il cardinale Péter Erdő, Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), ha espresso soddisfazione per la sentenza, definendola «un segno di buon senso, di saggezza e di libertà. Oggi è stata scritta una pagina di storia – ha dichiarato -. Si è aperta una speranza non solo per i cristiani, ma per tutti i cittadini europei, credenti e laici, che si erano sentiti profondamente lesi dalla sentenza precedente e sono preoccupati di fronte a procedimenti che tendono a sgretolare una grande cultura come quella cristiana e a minare in definitiva la propria identità. Considerare la presenza del crocifisso nello spazio pubblico come contraria ai diritti dell’uomo sarebbe stato negare l’idea stessa di Europa. Senza il crocifisso l’Europa che oggi conosciamo non esisterebbe. Per questo motivo la sentenza è prima di tutto una vittoria per l’Europa», ha concluso il cardinale.
(Zenit)

INDIA
CARITA’ E CONVERSIONI
   
Quando George Palliparampil, oggi vescovo di Miao, ha iniziato il suo ministero, nella parte nord-orientale dell’India, il suo lavoro missionario era illegale e ha dovuto subire interrogatori da parte della polizia. Nonostante i perduranti ostacoli, questo è il luogo in cui la Chiesa cattolica è cresciuta di più negli ultimi 30 anni, con più di 10.000 battesimi di adulti ogni anno, nonostante il divieto alle conversioni. Oggi, più del 40% dei circa 900 mila abitanti di Arunachal Pradesh è cattolico e il loro numero è in rapida crescita. Secondo mons. Palliparampil ciò che ha favorito la rapida diffusione della fede è stato il «convincimento della gente di poter trovare nella Chiesa qualcuno che cammini con loro. Non qualcuno che viene per imporre programmi o progetti, ma qualcuno che si è lasciato coinvolgere in ogni aspetto della loro vita e loro l’hanno accolto». Un agente di polizia ha confessato: «Non vi sono villaggi in cui questi missionari non siano andati. Hanno dormito nelle loro case tribali, mangiano con i tribali, i loro figli vanno nelle loro scuole in tutta l’India e curano i loro ammalati non per fini di conversione, ma perché queste persone guariscano, per fini puramente umanitari. Quando arrivano queste persone [i missionari cristiani], i tribali vogliono solo far parte del Cristianesimo». «E questo – conclude il vescovo – è ciò che sta avvenendo. Non è una sorta di conversione imposta come alcune persone hanno tentato di far passare. È pura accoglienza».
(Zenit)

KUWAIT
NOSTRA SIGNORA DI ARABIA
   
Il 16 gennaio 2011, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, ha proclamato, nella cattedrale del Kuwait, la Beata Vergine Maria Nostra Signora di Arabia, patrona di tutti i Paesi del Golfo, e cioè: Kuwait, Bahrein, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Yemen e Oman. «Questo “nuovo” titolo della Madonna ha toccato il cuore della gente», dice mons. Camillo Ballin, vicario apostolico in Kuwait. Qui in Kuwait la Madonna non ha fatto apparizioni come a Lourdes, a Fatima e altrove, ma lei è sempre stata presente e qui è riuscita a portare Gesù prima ancora che vi arrivasse l’islam. Infatti, nell’isola di Failaka, appartenente al Kuwait, ci sono i resti di una chiesa, probabilmente nestoriana, del quinto secolo. Come pure altri importanti resti archeologici di chiese di quel tempo si trovano anche in altri Paesi del Golfo. A Lei abbiamo voluto dedicare tutto il Golfo perché preceda e accompagni il nostro ministero. Sono note le varie e complicate situazioni di questi Paesi, dove a volte si può godere di una limitata tolleranza della libertà di culto, ma a volte tale libertà non è assolutamente permessa. In questo intricato labirinto, dove in una sola chiesa dobbiamo celebrare in 5 riti e in 12 lingue, lei ci deve indicare il cammino perché la diversità non sia divisione ma unità».
(Camillo Ballin)

MALAYSIA
SOLO PER CRISTIANI
   
In seguito alla polemica legata all’uso della parola “Allah” per significare “Dio”, il governo aveva proibito l’uso del termine da parte dei cristiani. Essi, hanno fatto ricorso dimostrando che l’uso del termine “Allah” data ancora dal 1600 e la Corte suprema ha dato loro ragione. Ed ora 30 mila bibbie in lingua malay, ferme alla dogana, sono state sbloccate e possono essere distribuite con la sovrascritta: ‘Solo per cristiani’ al fine di evitare confusioni e conversioni.
(Asia news)

Sergio Frassetto