Natale e martirio
Vita e morte, principio e fine, nascita e sepoltura: sono dei binomi che ci spiazzano, di cui non vorremmo parlare, soprattutto a Natale, dove vita, gioia e pace sembrano dover essere le parole d’ordine. In realtà, da sempre, la liturgia della Chiesa fa seguire il Natale, festa della vita, da due feste di sangue, santo Stefano e i santi Innocenti. Questo ci ricorda che sullo sfondo del Natale c’è sempre la Pasqua con il suo mistero di passione, sofferenza, morte e risurrezione. Il messaggio è ripetuto sette giorni dopo con la memoria della presentazione di Gesù al tempio quando il vecchio Simeone ricorda a Maria tutta la sofferenza che le sta dinnanzi. Da ultimo, i regali dei tre Magi all’Epifania, se da un lato esaltano la divinità e la regalità del Bambino, dall’altra annunciano la sua immolazione sacrificale, il suo martirio.
Il martirio, che richiama persecuzioni d’altri tempi, è oggi una parola che è rimbalzata su tutti i media del mondo dopo il massacro degli oltre 50 cristiani a Baghdad lo scorso 31 ottobre. Secondo le statistiche il XX secolo è stato quello con il maggior numero di martiri cristiani. Tuttavia il XXI secolo sembra voler battere il record sia per il perpetuarsi di sistemi ad influenza comunista che per la nuova virulenza del fondamentalismo (sia esso islamico, indù o buddista), come per lo svilupparsi di nuove forme di intolleranza e cristianofobia nei paesi che pure hanno fatto della tolleranza la loro bandiera. Sta già succedendo qua e là nel mondo, ma diventerà sempre più frequente, che cristiani siano imprigionati o penalizzati per coerenza alla loro fede circa questioni come aborto, omosessualità, eutanasia, famiglia e difesa della vita. Saranno colpiti sacerdoti che predicano principi morali che invece la legge civile ha abolito, medici e operatori sanitari che fanno obiezione di coscienza, giornalisti che non accettano il politicamente corretto e normali cittadini convinti che «bisogna obbedire prima a Dio». Questo accadrà non perché saranno emanate leggi apertamente ostili alla libertà religiosa, ma solo grazie a mille regolamenti contorti, approvati grazie a lobbies interessate e applicati da funzionari che hanno rinunciato al buon senso.
Certo continueranno, e diventeranno anche più feroci, le persecuzioni dolorosamente plateali ad opera di chi mette in carcere vescovi e preti e continua a mandare cristiani in campi di rieducazione, di chi impedisce ogni manifestazione pubblica della fede, di chi usa la scusa del proselitismo per reprimere, di chi ricorre a bombe e minacce, assassinio e terrorismo, ma nei nostri paesi si svilupperanno altre modalità sicuramente meno intrusive ed esecrabili, perciò più facilmente giustificabili ed addirittura accettabili, ma non per questo meno intolleranti e violente.
Pessimista? Lo spero. Ma non mi spaventa, anzi. Mi preoccuperebbe di più se il martirio cessasse totalmente. Vorrebbe dire che i cristiani non sono più «sale della terra», che hanno talmente diluito la loro testimonianza da diventare innocua parte del sistema, preoccupati più dei loro privilegi che della fedeltà al loro Maestro, morto in croce. Non è forse questo il rischio che stiamo correndo proprio nel nostro paese? «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). «Beati voi quando vi perseguiteranno per causa mia» (Mt 5,11). Non è fuori posto ricordare questo a Natale, perché, non dimentichiamolo mai, il Natale è sotto il segno della Croce.
Concludendo, faccio di vero cuore i più sinceri auguri di Buon Natale a tutti i nostri lettori, amici e benefattori a nome dell’intera redazione e dei Missionari della Consolata, con i quali esprimo solidarietà e vicinanza a tutti coloro che in Italia sono stati vittime del maltempo, in particolare in Veneto – dove sono molti dei nostri lettori -, e di altre calamità frutto dell’irresponsabilità dell’uomo. Che l’esempio di coerenza, amore e difesa della vita dato dalla Santa Famiglia possa essere di incoraggiamento alla nostra quotidiana testimonianza di fede e carità in una realtà sempre più segnata da paura, intolleranza e diffidenza verso gli altri. Che la comprensione del Natale alla luce della Pasqua sostenga la nostra fede e ci aiuti a «dar ragione della nostra speranza» (cf 1 Pt 3,15).
Buon Natale a tutti voi anche dai nostri missionari e dalle persone che essi amano, con voi.
Gigi Anataloni