Ricordando Roberto
La scomparsa del dottor Topino
Medico impegnato nei temi della salute pubblica e dell’ecologia, spirito libero per natura e critico per forma mentis, da alcuni anni Roberto Topino collaborava con Missioni Consolata, curando in particolare le seguitissime pagine di «Nostra madre terra». Una rubrica che continuerà con Rosanna Novara, moglie di Roberto e biologa.
La notizia della scomparsa di Roberto Topino mi ha raggiunto in Sudafrica; mi ha trovato, ma non mi ha colto di sorpresa. Da mesi, ormai, con silenzio, discrezione e preghiera accompagnavamo il difficile cammino che aveva intrapreso per resistere all’incedere costante della malattia.
Roberto, insieme alla moglie Rosanna, ha collaborato alla nostra rivista durante tutto il periodo della mia direzione, dando lustro e prestigio alle pagine di Missioni Consolata attraverso interventi competenti, puntuali e aggioati, che facevano della rubrica «Nostra madre terra» uno degli spazi di riflessione più attesi e commentati dai lettori della rivista. In questi anni, Roberto ci ha aiutato ad approfondire il tema ecologico, legandolo in modo indissolubile alla salute dell’umanità e al benessere del pianeta. L’impegno verso l’integrità del creato rappresenta l’estrema frontiera della missione e, nel contempo, un richiamo insistente alla giustizia e all’armonia, che di tale integrità sono garanti. Roberto ci ha messo passione e cuore, aspettandosi come contropartita soltanto qualche copia della rivista da distribuire agli amici e continuare così la sua opera di divulgazione al servizio della salute.
Ho saputo della morte di Roberto mentre stavo approfondendo il concetto di Ubuntu, uno dei contributi originali che l’Africa sub-sahariana sta offrendo in fatto di riflessione etica. «Ubuntu» significa umanità con gli altri e verso gli altri, e definisce l’individuo nella sua relazione con chi lo circonda e con cui condivide la terra e le sue ricchezze. A proposito di questo concetto, scrisse una volta Desmond Tutu: «Troppo frequentemente pensiamo a noi stessi soltanto come a degli individui, separati gli uni dagli altri, laddove invece siamo interconnessi. Ciò che facciamo interessa il mondo intero; quando facciamo il bene questo si propaga e diventa bene per l’umanità». Si tratta di un messaggio che Roberto Topino ha tacitamente sottoscritto con la sua testimonianza e la sua lotta a servizio della salute di tutti, anche attraverso le pagine di Missioni Consolata. Grazie di tutto.
Lo scorso 1 settembre ci ha lasciati Roberto Topino. Medico, specialista in medicina del lavoro, Roberto aveva 58 anni. Era sposato con Rosanna Novara e padre di Valentina,15 anni, studentessa liceale. Si era laureato e specializzato all’Università di Torino, città dove ha sempre lavorato. Oltre che per la sua famiglia e la medicina, aveva una grande passione per la musica. A casa sua c’è un organo e una montagna di audiocassette, Cd e intramontabili dischi in vinile, soprattutto di musica lirica.
Dal dicembre 2005, Roberto era un assiduo collaboratore di Missioni Consolata. In particolare, con la moglie Rosanna, biologa specializzata in oncologia, curava Nostra madre terra, rubrica seguitissima dai lettori, che spesso scrivevano per sapee di più, per parlare con gli autori e, a volte, per criticarli.
Per chi non ha avuto la fortuna di conoscere Roberto di persona, per intuire chi fosse, è sufficiente leggere i suoi scritti. Perché – al contrario di molti che dicono una cosa e poi nella realtà quotidiana fanno l’opposto o comunque si comportano in maniera incoerente – Roberto era ciò che scriveva. E ciò che scriveva – fosse amianto, Ogm, guerre, rifiuti tossici, energia nucleare o droghe – era di norma fortemente critico, ma sempre poggiando su basi scientifiche solide e documentate. Ovvero mai con approssimazione, per sentito dire, per partito preso o per ideologia.
Oltre alla competenza medica e scientifica, mai influenzata da interessi di lucro (come accade a troppi medici e scienziati), Roberto era sorretto da una fortissima tempra morale, che lo faceva indignare davanti alle ingiustizie. Un’indignazione che non rimaneva confinata nella persona, ma si traduceva in denuncia pubblica. Su Missioni Consolata, ma anche su decine di altri strumenti di comunicazione – svariati blog, Facebook, YouTube – attraverso i quali diffondeva informazioni, fotografie e filmati.
Roberto è morto a causa di un tumore, che lo ha portato via in soli 3 mesi. Uno dei temi su cui spesso interveniva erano proprio le patologie neoplastiche fossero esse causate dalle polveri dell’amianto, dalle radiazioni o dall’inquinamento. Era convinto che alcune concause dei tumori potessero essere ridotte o eliminate attraverso un’esistenza più sana e ambienti di lavoro più salubri. In ciò facilitato dal fatto di lavorare all’Inail, dove si occupava di infortuni e invalidità. Tra le sue battaglie principali, c’era quella in favore dei troppi lavoratori uccisi dalle polveri dell’amianto («Quasi ogni giorno incontro una persona affetta da mesotelioma pleurico», raccontava) e quella contro gli inceneritori. «È sempre più evidente – scriveva Roberto – che la scelta di bruciare i rifiuti resta una follia».
Girava per Torino con la sua (vecchia) bicicletta e un cellulare con cui faceva anche foto e filmati. Da un anno nella borsa teneva anche… un contatore geiger. La sua ultima denuncia riguardava una pavimentazione stradale fatta con graniti un po’ troppo radioattivi.
Aveva già presentato un ricco elenco di inchieste per i prossimi numeri di Missioni Consolata (con la quale – tra l’altro – collaborava in maniera totalmente gratuita). Erano argomenti impegnativi, come l’alcolismo, gli infortuni sul lavoro, la chirurgia estetica, ma anche il testamento biologico. Un testamento che, ad inizio di luglio, aveva già scritto per se stesso e che, dal suo letto, mi aveva letto prima di consegnarmene una copia. Lo aveva diffuso anche su YouTube, filmandosi con la telecamera del computer portatile che teneva sul letto su cui da giugno era ormai immobilizzato.
Non potrà completare i suoi progetti. Ma l’amata moglie Rosanna continuerà a curare la rubrica Nostra madre terra. Il modo migliore per tenere in vita Roberto.
Ugo Pozzoli e Paolo Moiola