Regala la vita

La salute matea e infantile, chiave di volta degli obiettivi del  millennio

La salute matea e infantile, quinto Obiettivo del Millennio, è di importanza cruciale per raggiungere anche gli altri obiettivi in ambito sanitario e socio – economico. Ma i risultati ottenuti finora sono ancora lontani dall’essere soddisfacenti.
Lo stato dell’arte della salute matea
«Fra gli obiettivi del Millennio, la salute matea è quello più lontano dall’essere raggiunto. Eppure, questo obiettivo è fondamentale per raggiungere tutti gli altri». Con queste parole il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha aperto la conferenza durante la quale è stata lanciata, lo scorso 22 settembre, la nuova Strategia globale per la salute matea e infantile dell’ONU. «Se in alcuni Paesi ci sono stati segni di miglioramento», ha proseguito il Segretario Generale, «le donne che muoiono per malattie legate alla gravidanza e al parto sono ancora centinaia di migliaia. Una disgrazia che non possiamo più tollerare», ha concluso Ban Ki Moon. Per questo, con la nuova strategia saranno stanziati quaranta miliardi di dollari per salvare la vita di sedici milioni di donne e bambini.
Secondo i dati ONU, delle oltre 350 mila donne che muoiono annualmente durante la gravidanza o il parto, il 99% vive nei Paesi in via di sviluppo. In Africa sub-sahariana una donna incinta su trenta perde la vita, a fronte di un rischio pari a uno su 5.600 nei Paesi sviluppati. Ogni anno, un milione di bambini resta senza madre; la loro probabilità di morire prematuramente è dieci volte più alta rispetto agli altri bambini. I dati sono indubbiamente allarmanti e lo diventano ancora di più se si considera che l’80% dei decessi di donne incinte sono causati da emorragie, infezioni, travaglio complicato, interruzioni di gravidanza praticate con metodi non sicuri e malattie ipertensive. Si tratta, cioè, di patologie che potrebbero essere contenute semplicemente mettendo a disposizione delle madri e dei loro bambini dei servizi sanitari adeguati, gestiti da personale qualificato e in strutture dotate dell’attrezzatura necessaria per intervenire tempestivamente. Nel caso della trasmissione del virus HIV da madre a figlio, inoltre, un’assistenza sanitaria adeguata è fondamentale per ridurre il rischio di contagio, che aumenta durante il travaglio,  il parto e con l’allattamento al seno.
Gli interventi che, nel corso di questi anni di impegno per il raggiungimento degli obiettivi del millennio, hanno dimostrato maggior efficacia sono quelli che hanno saputo tenere in considerazione le specificità delle singole realtà alle quali si applicavano. Nel caso della salute matea e infantile, infatti, ad avere maggiore successo non sono stati progetti mastodontici che prevedevano grandi investimenti e trasferimenti di tecnologie, bensì iniziative più limitate che però valorizzavano le risorse locali e superavano difficoltà apparentemente non collegate all’ambito sanitario, come quelle relative ai trasporti. Ad esempio, nelle zone rurali e isolate si sono rivelati decisivi la formazione di levatrici tradizionali, la creazione di comitati sanitari di villaggio a livello di comunità di base e la costruzione di reti di piccoli centri sanitari in grado di assistere le pazienti quando la situazione delle strade e delle vie di comunicazione rende difficoltosi gli spostamenti delle donne incinte all’ospedale di riferimento.

l’esempio di Neisu
«è proprio per innestare il servizio di salute matea nel contesto socio–culturale del Paese», conferma il personale dell’ospedale Nostra Signora della Consolata di Neisu, in Repubblica Democratica del Congo, «che abbiamo scelto di investire sulla formazione delle levatrici tradizionali, figure di importanza fondamentale in un contesto rurale isolato come quello di un villaggio della provincia prientale congolese».
La popolazione locale, infatti, si affida da tempo immemore ai servizi di queste donne quando si tratta di assistere una donna incinta nella gravidanza e nel parto. Le donne incinte e le loro famiglie ripongono completa fiducia nella figura della levatrice tradizionale, che conosce le tecniche, radicate nella cultura locale, per favorire il parto. Tuttavia, ci sono numerosi casi in cui l’assistenza delle levatrici, nonostante la loro competenza, non è sufficiente per evitare l’insorgere di complicazioni che possono mettere a rischio la vita di partorienti e neonati. Per questo, reclutare e formare queste donne perché possano arricchire le loro conoscenze tradizionali con nozioni tipiche della medicina modea ha significato dotarle, nel rispetto della cultura locale, degli strumenti necessari a riconoscere una situazione potenzialmente rischiosa e orientare in tempo le future mamme verso i servizi della rete sanitaria dell’ospedale di Neisu.
Questa rete, con il suo ospedale di riferimento e gli undici centri sanitari periferici, è in grado di fornire alle donne con gravidanze difficoltose l’assistenza e le terapie necessarie a limitare in modo decisivo i rischi di decesso della madre o del neonato.

Clinica di Modjo e
dispensario di Alendu
In occasione della campagna di Natale 2010 Regala la vita, Missioni Consolata Onlus ha deciso di concentrare i suoi sforzi su progetti che, come quelli finora coronati da successo, privilegiano strutture relativamente piccole e molto radicate nel tessuto socio-culturale locale. In particolare, quest’anno la campagna sarà incentrata sulla Catholic Clinic di Modjo, in Etiopia, e sul Saint Luke Dispensary di Alendu, in Kenya. Si tratta di due strutture sanitarie collocate in una posizione strategica che permette loro, nonostante le dimensioni limitate, di fare la differenza nelle zone di competenza poiché vanno a inserirsi in contesti nei quali i servizi sanitari di buona qualità sono praticamente assenti o non riescono a fare fronte a una richiesta di assistenza troppo elevata.
Modjo è una cittadina di circa quarantamila abitanti che si trova 75 chilometri a sud-est di Addis Abeba, la capitale etiope. È una realtà in rapida espansione poiché si trova al crocevia di diverse strade che collegano le regioni dell’Etiopia tra loro e con il Kenya. Questo rapido sviluppo comporta problemi di gestione tra i quali quello sanitario è uno dei principali: il passaggio di merci e persone, infatti, induce scompensi che creano, tra l’altro, malnutrizione, disoccupazione, carenza di abitazioni e di igiene, in un contesto dove le strutture sanitarie pubbliche sono per il momento inadeguate a far fronte alla richiesta di assistenza crescente legata all’espansione della città.
La Catholic Clinic, gestita dai missionari della Consolata in collaborazione con le Suore della Carità, cerca di raccogliere queste sfide in ambito sanitario e di rispondere alle esigenze della popolazione locale. Il progetto relativo alla salute matea, in particolare, mira a rendere pienamente operativa la mateità per permettere alle 1.300 donne che si rivolgono annualmente alla clinica di godere dell’assistenza sanitaria pre- e post-natale e ai neonati di ricevere fin da subito le cure necessarie per evitare malnutrizione e malattie che potrebbero pregiudicare seriamente la crescita dei bambini.
Alendu è un villaggio vicino a Kisumu, sulle rive del lago Vittoria. Nonostante le ingenti risorse ittiche del lago e la possibilità, almeno in alcune aree, di trovare terreno fertile, la zona di Kisumu non ha beneficiato finora di uno sviluppo sufficiente a migliorare significativamente la condizione dei suoi abitanti: mancano le infrastrutture, l’agricoltura è quasi solo di sussistenza, la carenza di acqua potabile e i regolari allagamenti durante le piogge favoriscono la diffusione di malattie conseguenti alla mancanza di strutture d’igiene adeguate (vedi MC gennaio 2010 pag. 55).
Il dispensario Saint Luke è stato aperto dai missionari della Consolata nel 2009 e sta ampliando le sue attività anche di conseguenza all’aumento delle richieste di assistenza ricevute dal vicino ospedale di Chiga, che ora fatica a soddisfare tutti i pazienti che si rivolgono annualmente alle sue strutture. In particolare, nell’ambito della salute matea, il dispensario di Saint Luke ha appena lanciato un progetto di assistenza alle madri affette da HIV e alle madri single, inserendole in un programma di prevenzione della trasmissione da madre a figlio. Alle donne coinvolte nel progetto verrà foita assistenza sanitaria, terapia anti-retrovirale ove necessario e formazione su come evitare il contagio.

Chiara Giovetti

Chiara Giovetti

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