12.01.2010 HAITI (ORA) ESISTE
Quel che resta di Boukman
«Haiti n’existe pas», Haiti non esiste, è il titolo di un libro dell’esperto Christophe Wargny, dedicato al bicentenario dell’indipendenza di Haiti (1804-2004). Ebbene, questo era vero fino al 12 gennaio scorso. Nessuno conosceva neppure l’esistenza di questo piccolo paese dalla storia tanto originale e travagliata. Molti italiani lo confondevano con Thaiti, atollo del Pacifico.
Oggi, per lo meno si sa che esiste e più o meno che si trova nelle Americhe. È stato pure scritto che è il più povero …
Peccato, però, che l’informazione – di massa – che si è avuta su Haiti nei giorni e nelle settimane successive al terribile evento, sia stata sovente molto parziale, superficiale e fatto più grave, viziata dal punto di vista italiano (vedi sparate di Bertolaso e battibecco con Hillary Clinton e trionfalismo per l’intervento – minimo e fuori luogo – delle autorità del nostro paese).
Tanto di cappello per i colleghi inviati che hanno raggiunto Port-au-Prince pochi giorni dopo il sisma. Sapersi muovere in quella situazione, non essendo mai stati nel paese era impresa non facile. Peccato che, come spesso accade in questi casi, ma soprattutto per la «sconosciuta» Haiti, ci sia stata scarsità di conoscenza del paese, della sua storia, della sua cultura. La lettura della realtà, nuda e cruda come si vedeva. Ma dando poco, o nulla, la parola agli haitiani.
Siamo tornati ad Haiti. Ci siamo tornati anche per raccontarvi cosa sta succedendo adesso, quando nessuno ne parla più e gli italiani credono che sia tutto finito. Per portarvi le speranze e i sogni degli haitiani sul loro futuro, ma anche per mettere in luce i meccanismi e gli intrecci che si stanno giocando sulla pelle di questo popolo. Un popolo ricco di umanità, ma sfortunato. Perché anche qui, sul terremoto, qualcuno ci sta guadagnando.
Marco Bello