Il nome è uno dei tanti, difficili da pronunciare e ancor più da scrivere, di quelli che solo la fervida fantasia di un genitore sudamericano riesce a concepire per i propri figli nel tentativo di imitare il suono dell’originale yankee. Ha circa trent’anni e guadagna venti-trenta euro al giorno, tirati su senza molta speranza, vestito da cartone animato in una delle più affollate piazze di Madrid.
Il nome lo ascolto distrattamente e alla storia che lo accompagna mi sembra di aver già molte volte prestato attenzione, ovunque mi è capitato di incontrare migrantes latinoamericani: un passato da dimenticare, un presente che si vorrebbe cambiare e un futuro il cui colore oscilla tra il verde degli agognati dollari, sui quali costruire il sogno di una casetta nel paese natio e il grigio di altre giornate spagnole passate a cercare di sopravvivere fino alla fine del mese.
Per il turista che si aggira nella città asburgica, fra la Puerta del Sol e la Plaza Mayor, è impossibile non imbattersi in uno di loro: uomini e donne travestiti da pupazzi. Sono centinaia, attenti a gestirsi ogni singola mattonella di pavé, agghindati nelle fogge più strane fra cui trionfano gigantesche Minnie, ansimanti (per il caldo e il sudore) Pluto… e persino un grottesco Uomo Ragno con tanto di improbabili e debordanti maniglie dell’amore. Alcuni si convertono in statue viventi, altri, molti, si contendono spiccioli di Euro e scampoli di gloria intralciando il passo di chi gira rapito dalle magie dell’architettura e incantato dalla musica di qualche chitarra che suda flamenco. Posano per una foto e chiedono un contributo per le ore spese vestiti da fumetto, modei picaros senza arte né parte.
Presenti in ogni città turistica, a Madrid hanno fatto il nido e conquistato il centro, colorata e allegra denuncia di una crisi economica che non accenna a passare e che vede la Spagna vivere il suo momento più nero dopo gli anni delle vacche grasse.
Per i primi che vi si sono dedicati, questa sorta di attività para-turistica è stata in effetti una buona opportunità per sbarcare il lunario, in attesa di potersi riconvertire professionalmente. Ultimamente, molti hanno infatti perso un lavoro che, fino a pochi anni fa, era ritenuto discretamente sicuro, tanto nell’edilizia quanto nel turismo. Oggi, l’inflazione dei personaggi di gommapiuma crea una stagnazione anche in questa piccola e spontanea Disneyland nel cuore della capitale spagnola.
Due statue viventi esemplificano la situazione. La prima è «l’uomo con le valigie» , figura di «migrante immobile», una vera e propria contraddizione in termini. Eppure, a ben pensarci, modello di non pochi viaggiatori della speranza, fermati alla frontiera del sogno europeo o titubanti se tornare da dove vengono e consegnarsi alla storia di sempre, da cui si è fuggiti, stanchi di sfidare la sorte e le bizze dell’economia spagnola che li sta tradendo.
Il secondo è una caricatura di Gesù, immobile al centro della Plaza del Sol, a guardare inebetito una folla di gente che non lo va più a cercare in chiesa, ma lo trova lì a sudarsi lo spazio fra un guerriero Apache e una sagoma di Pippo. Anche lui, povero Cristo, cerca di guadagnarsi una resurrezione a breve termine. Di questi tempi, si accontenterebbe forse anche solo di quella del Pil.
Ugo Pozzoli