Colombia: Radio «Payumat»
I leaders dei popoli indigeni colombiani rischiano la vita, sono chiamati «terroristi» dal governo Uribe,
ma non rinunciano alla lotta. Pacifica ed organizzata.Nonostante anche la loro emittente sia stata messa a tacere da un attentato. Era il 14 dicembre 2008. Da allora, le trasmissioni di Radio Payumat sono sospese.
In Colombia, la popolazione è afflitta da una guerra intea interminabile, povertà ed ingiustizie secolari. In questo contesto, gli indigeni sono una minoranza (meno di un milione su un totale di 36), che deve difendere con le unghie e spesso con la vita le proprie peculiarità. Il governo di Alvaro Uribe non esita a qualificarli come «terroristi», per la loro contiguità fisica con i guerriglieri delle Farc. I leaders delle varie comunità rischiano la vita a causa delle violenze dell’esercito e dei gruppi paramilitari (l’ultimo dei quali si è dato il nome di «aguilas negras»). Nonostante questa difficile situazione, le istanze degli indigeni colombiani sono oscurate dai media ufficiali.
In assenza dello stato, in questi ultimi anni, gli indigeni hanno organizzato la propria esistenza-resistenza, in parte con l’aiuto di missionari e organizzazioni inteazionali, in parte trovando forza nelle proprie tradizioni più consolidate. Una delle organizzazioni indigene più attive, conosciute e meglio strutturate è l’Acin («Asociación de Cabildos Indígenas del norte»), che raccoglie le etnie della regione del Cauca. Nel «piano di vita» («plan de vida») dell’Acin sono previste 5 reti («tejidos», tessuti) operative: economia e ambiente, popolazione e cultura, giustizia ed armonia, difesa della vita, comunicazione e relazioni estee.
Dora Muñoz, giovane indigena nasa (paez), è perfettamente consapevole delle innumerevoli difficoltà e per questo svolge la propria professione di giornalista come una missione. Lavora all’emittente comunitaria della Acin, che trasmette da Santander de Quilichao. «Noi ci definiamo una “rete di comunicazione”, perché lavoriamo per unire i fili di un tessuto. Lo facciamo con la radio comunitaria, ma anche con un gruppo che lavora con i video. Abbiamo poi una pagina internet, attraverso la quale informiamo soprattutto all’esterno quello che sta accadendo. In Colombia i grandi mezzi di comunicazione non parlano degli indigeni e del nostro “Piano di vita”. Se ci fossero soltanto loro, nessuno conoscerebbe il nostro percorso esistenziale. E quando parlano di noi, è unicamente per dire che siamo terroristi…».
Il motivo di tanta avversione è presto spiegato. «I nostri territori sono occupati militarmente da gruppi di sinistra e di destra. Dall’esercito, dalla guerriglia e per finire dalle multinazionali. Tutti vogliono appropriarsi del territorio e delle sue risorse, senza curarsi delle comunità che vivono qui. Per le comunità indigene il territorio e le risorse naturali non sono mercanzia, ma beni che danno la vita e che perciò vanno protetti». Insomma, gli indigeni danno fastidio, sono d’intralcio agli interessi di molti e per questo vanno fermati.
La radio comunitaria della Acin si chiama Payumat (Pa’yumat). Nella lingua della etnia nasa (paez), «payumat» è il termine utilizzato quando una persona arriva in una casa della comunità: con esso si annuncia il proprio arrivo e si chiede il permesso di entrare. Si usa in qualunque ora del giorno. Le trasmissioni di Radio Payumat vanno in onda dalle 7 del mattino alle 5 del pomeriggio, «ma – precisa Dora – trasmettiamo a tempo pieno quando c’è un’emergenza». Si calcola che l’emittente indigena raggiunga una audience di 110.000 persone, tra indigeni, contadini e popolazione afro.
Chiediamo a Dora come riescano a mantenersi. «La sostenibilità economica di Radio Payumat e di tutta la rete di comunicazione – spiega la giornalista nasa – è una questione piuttosto complessa. Le autorità indigene danno un sostegno annuale. Inoltre, raccogliamo qualcosa con le nostre produzioni e ogni tanto collaboriamo con agenzie ed istituzioni. Però, nonostante le perenni difficoltà economiche, molte volte decidiamo di rifiutare gli aiuti di coloro che pretendono di condizionarci».
Le trasmissioni di Radio Payumat sono sospese dal 14 dicembre 2008. Racconta Dora: «Subito dopo il grande lavoro di informazione svolto in occasione della minga (mobilitazione indigena, ndr) sociale e comunitaria, mani criminali hanno sabotato i ripetitori installati sul Cerro di Munchique, la parte alta di Santander de Quilichao. Su chi sia l’autore dell’attentato non abbiamo certezza assoluta, ma in base alle investigazioni svolte abbiamo dei sospetti. Però per noi è pericoloso dirlo. Ed ancora di più pubblicarlo su un giornale…».
Esagerazioni? Macché, gli assassinii di attivisti e dirigenti indigeni sono all’ordine del giorno. Solamente durante la scrittura di questo articolo, sono stati ammazzati Héctor Betancourth Domicó, governatore indigeno di Changarra (6 luglio 2009), e Marino Mestizo, indigeno nasa assassinato nel Municipio di Caloto, Cauca (23 giugno 2009).
Paolo Moiola