Volti e storie di consolazione
Introduzione
Rubo il titolo di questo editoriale all’articolo di Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, da anni impegnata ad offrire «consolazione di strada» a giovani donne impigliate nelle maglie della tratta e avviate a uno squallido futuro di prostituzione. Forse inconsapevolmente Suor Eugenia ha colto lo spirito con cui i missionari e le missionarie della Consolata, attraverso la Commissione Europea di giustizia, pace ed integrità del creato (Gpic), hanno pensato e organizzato questo dossier, pubblicato integralmente o in parte da tutte le nostre riviste.
Dietro le quinte di questo lavoro ci siamo noi, missionari in ricerca, tesi a scoprire un volto europeo della consolazione da offrire al continente che più, nel passato, è stato fornitore di risorse umane e materiali. Oggi, l’Europa si scopre invece sempre più terra di missione e quindi da guardare con occhi differenti rispetto al passato. Con quali occhi?
Ridefinire con coraggio la nostra presenza missionaria in Italia e in Europa non è facile. Le sfide nuove che l’analisi congiunturale svela impietosamente davanti al nostro sguardo ci scopre indecisi, frenati, «vecchi» di età e di idee, incapaci di scrollarci di dosso uno stile della missione ad gentes che non è più. Come i pozzi di petrolio anche i nostri bacini di drenaggio economico e vocazionale stanno offrendo valori molto diversi rispetto al passato. Tuttavia, invece di rischiare la scoperta di alternative missionarie, di nuovi stili di presenza o di una nuova spiritualità missionaria incarnata nell’oggi europeo, tendiamo a giocare in difesa, continuando ad offrire vecchie soluzioni a interrogativi nuovi e diversi.
L’incontro dei missionari che operano nei settori di animazione e di giustizia e pace, tenutosi a Fatima lo scorso febbraio, ha espresso l’esigenza di dare una scrollata al nostro modo classico di essere presenti oggi in Europa. Nel contempo, ha rivelato anche i dubbi, le contraddizioni, le difficoltà che quotidianamente si incontrano nel camminare verso un autentico cambio di paradigma per il nostro stile di essere e fare missione.
Per una volta, però, abbiamo deciso di non «spararci in un piede», torturandoci con cifre e statistiche , ma di raccontare in tutta semplicità ciò che noi facciamo. Come in ogni cammino di conversione vorremmo iniziare a valorizzare ciò che già è presente, realtà, applicando a noi stessi uno dei postulati della missione, che ci dice che ogni attività di evangelizzazione nasce essenzialmente da una storia che viene narrata.
Il risultato l’avete fra le mani: un piccolo approccio, minimalista ma sincero, alla realtà della nostra missione oggi in Italia, Spagna e Portogallo. Andrebbe corroborato con altri dati, con analisi, riflessioni e progetti… Lo faremo, e anche sulle pagine delle nostre riviste avrete modo di verificare i risultati di tale lavoro. Oggi, però, quello che vogliamo offrire sono le storie di consolazione che suore, padri e laici, figli della Consolata e dell’Allamano, vivono personalmente o di riflesso negli ambienti in cui operano. Alcuni temi emergono con decisione e segnano un interesse specifico, una traccia di cammino che già si è voluta intraprendere: la questione femminile, le periferie urbane, il macrotema della migrazione… ma dietro le quinte di questi grandi scenari si aprono domande di senso su altri aspetti della nostra presenza: quale pastorale, quale animazione, quale stile?
Un fattore pare essere certo: la missione oggi, anche in Europa, è e deve essere una missione di insieme. Molte delle storie che qui trovano spazio narrano relazioni pastorali feconde, dove i carismi degli istituti religiosi si fondono con quelli più propri del mondo laicale, formando un abbozzo di stile di missione che deve ormai essere tenuto presente se si vogliono trovare nuovi ambiti e nuove modalità ad gentes nel nostro continente.
Ancora una volta, sporgendoci idealmente dal coretto del santuario della Consolata in cui il nostro fondatore, il beato Giuseppe Allamano, soleva ingaggiare lunghe «conversazioni spirituali» con la vergine Maria ci rivolgiamo a lei, madre di ogni consolazione, per avere ispirazione e luce.
Ugo Pozzoli