Rafforzata e consolata

Spagna

Suor Marisa Isabel Soy, argentina, dopo avere lavorato in Bolivia e in Liberia, ora si trova in Spagna, a Madrid, dove le missionarie della Consolata svolgono un servizio di animazione missionaria e pastorale parrocchiale. Inoltre, suor Marisa, collabora in un progetto a favore dei Migranti.

Ousmane ha circa quarant’anni ed è uno dei tanti migranti proveniente dall’Africa Occidentale che ha attraversato il mare per cercare una vita migliore a Madrid, in Spagna.  Un lavoro da pescatore che non riusciva più a mantenere e sfamare una famiglia numerosa: ecco cosa c’è alla base del sogno europeo di Ousmane. L’ho conosciuto  grazie al «Progetto RAPA» (Rete di appoggio per l’Africa, creata dai Gesuiti spagnoli con cui da due anni collaboro), organizzazione che aiuta i migranti ad inserirsi nella realtà spagnola. Un lavoro che svolgo volentieri, riconoscente per il tanto bene che ho ricevuto dalla gente africana, durante i miei anni trascorsi in quel continente.
Ousmane, arrivato circa un anno fa dal Senegal, è ospite di un centro di accoglienza temporanea. Prima dell’attuale crisi economica, era facile per chi arrivava in Spagna trovare un lavoro, avere in breve tempo i documenti in regola ed ottenere il permesso di soggiorno. Ora, anche in Spagna la situazione è difficile per cui gli ospiti del Centro non trovando lavoro, restano all’interno della struttura. Questa situazione rende i migranti tesi e a volte  anche violenti. Per questo, noi che lavoriamo nel RAPA ci siamo proposti di «personalizzare» l’accompagnamento, offrendo a ciascuno la possibilità di dialogare e allentare così le tensioni. Migliorare la comunicazione con gli ospiti del Centro ci ha anche permesso di conoscere le motivazioni che hanno indotto queste persone a lasciare i loro Paesi, nonché di cogliere le loro capacità lavorative e aspirazioni, aiutandoli così meglio  nella ricerca di un impiego.
Curiamo anche la formazione personale e professionale degli ospiti, offrendo corsi di lingua spagnola e avviamento professionale.
Attraverso i programmi del Centro RAPA ho conosciuto e seguito da vicino Ousmane. Mi ha colpito la sua salda fede in Allah, che lo aiuta ad affrontare con calma e serenità la situazione di emergenza e solitudine in cui si trova.
Mi impressiona anche la sua riconoscenza per tutto ciò che riceve: la sua sofferenza più grande è quella di non poter mandare, come vorrebbe, aiuti economici alla sua famiglia.
Spesso, mi chiede di pregare per lui e di aiutarlo a trovare un lavoro. Purtroppo, oltre alle molteplici difficoltà burocratiche, un test medico ha diagnosticato a Ousmane un diabete, per cui deve seguire una dieta speciale e sottoporsi a controlli sanitari regolari, cosa che complica ancor di più la sua situazione di migrante senza permesso di soggiorno. Tuttavia, niente di tutto questo mina la fede di quest’uomo. La sua presenza serena e senza pretese è per me il segno palpabile che Dio è con lui.  In questo mondo del consumo e delle apparenze, dove questi fratelli vivono raccogliendo le «briciole» del nostro spreco, mi sento consolata accompagnando i passi di coloro che, come Ousmane, non contano e sempre vengono lasciati ai margini della società: per questa esperienza rendo grazie a Dio e mi sento rafforzata nella mia vocazione di Missionaria della Consolata.

Di suor Marisa Isabel Soy

Marisa Isabel Soy

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