Consolazione in… potenza
Italia
Già sede del noviziato dei Missionari della Consolata, la Certosa di Pesio è una casa di spiritualità, dove centinaia di persone ogni anno trovano riposo, pace e percorsi di rinascita umana e cristiana.
Le mura della Certosa potrebbero raccontare un’infinità di eventi di consolazione, alcuni dei quali si perdono nel tempo, nella storia secolare iniziata con la prima comunità certosina nel 1173. Ma stiamo sull’oggi, parliamo della consolazione che fra questi chiostri trovano religiosi e laici, persone in crisi e bisognose di pace… quanti cammini di redenzione si sono dipanati da questo centro di spiritualità.
Vorrei però accennare a tre storie di consolazione «in potenza». Mi riferisco a tre giovani: Ermanno, Pier Guido e Anna. In questo caso i nomi sono quelli veri, perché immagino sarebbero loro stessi i primi a voler condividere la loro personale storia di consolazione.
Ermanno, torinese, è un giovane molto vivace, intelligente, laureato a pieni voti in lettere. Inizia a seguire alla Certosa il cammino delle scuole di preghiera mensili, partecipa a degli incontri, approfitta di una guida personale del suo cammino di fede. Poco per volta scocca nella sua storia la chiamata alla missione, scopre i missionari della Consolata. Ora sta terminando i suoi studi teologici a Roma, presto sarà ordinato sacerdote missionario della Consolata e girerà il mondo a portare, a raccontare la consolazione di Maria alle genti.
L’altra storia segue la stessa falsariga: è quella di Pier Guido, un giovane di Cuneo, laureato a pieni voti in fisica all’università di Pavia. Anche lui matura questa chiamata alla missione, alle genti, a portare la consolazione del vangelo. Si trova oggi con Ermanno nel nostro seminario teologico di Roma. Si sta portando avanti con gli studi e partirà presto per un’esperienza in Mozambico. Speriamo sia presto ordinato sacerdote tra di noi.
Un’ultima storia che potrei ancora raccontare è quella di Anna, una ragazza come tante, che sente però forte dentro di se il senso della preghiera, dei fratelli, del dono. Frequenta la scuola di preghiera da noi alla Certosa, inizia un cammino di vita spirituale e matura nel suo cuore la decisione di partire per la missione, di essere dono ed aiuto per gli altri. Da un po’ di anni si trova in Brasile, tra i meninhos de rua, i bambini della strada, a vivere questo servizio per cui si sente chiamata come laica missionaria; chiamata a vivere una vita di amore, di tenerezza, di accoglienza per queste persone senza consolazione, con la disperazione nel cuore.
Sono storie semplici, umanamente parlando potranno apparire forse banali, ma mi sembra importante ricordare che una missione in Europa oggi non può prescindere da un richiamo forte alla spiritualità missionaria. Sono storie che nel loro piccolo raccontano quanto la preghiera e quanto una casa che sia disponibile all’accoglienza dei giovani per aiutarli a pregare, a riflettere e ad approfondire il senso della vita, possa diventare, un luogo preferenziale di consolazione.
Francesco Peyron