Turismo: diritto e rovescio
Reportage dalla costa di Mombasa
Da anni il Kenya ha investito sul turismo come settore economico trainante.
Il sottoprodotto è la diffusione della prostituzione. Diffuso anche lo sfruttamento dei minori. La legislazione del paese la condanna. Ma la corruzione la fa funzionare a meraviglia. Situazioni di estrema povertà, mancanza di lavoro e ricerca di guadagno facile, sono le principali cause. Ma occorre eliminare il problema alla radice.
È sabato notte a Mombasa, in uno dei club più trendy della città. Le bevande scorrono a fiumi, la musica è al massimo, e le coppie sono tutte appiccicate sulla pista da ballo o conversano e prendono qualcosa al bar. Alcune si sono abbracciate restando fuori dal club.
Ma non si tratta del classico tipo di giovani frequentatori di luoghi di divertimento: la stragrande maggioranza delle coppie di questo sabato notte, in realtà, è costituita da uomini bianchi maturi, per lo più turisti e uomini d’affari, e «calde» giovani donne di colore .
Alcuni uomini sono calvi, altri hanno i capelli bianchi. Il ballo è uno spettacolo molto divertente da vedere: sembra una danza tra nonni che provano a seguire il ritmo.
Le ragazze sono alte, snelle, scure con abbigliamento attillato e sorrisi a non finire.
Un uomo – sembra essere sulla sessantina – con la testa pelata, la pancia così grossa che trabocca dalla maglietta, e i pantaloni che gli arrivano all’ombelico si avvicina a una ragazza keniana, che pare abbia 20 anni. Lei è alta, magra, in abito nero e tacchi.
«Posso offrirti qualcosa da bere?» chiede l’uomo, con un marcato accento tedesco.
Dopo un po’ sembrano amici da una vita, chiacchierano, si baciano e … pochi minuti più tardi escono dal club, insieme.
Sono ragazze che lasciano la scuola o non ci sono mai state, a causa di storie di povertà o altre situazioni. Come l’arrivo di un bambino indesiderato, che ha per conseguenza che la ragazza venga cacciata dalla famiglia o scappi per evitare la vergogna. Questo accade soprattutto nei villaggi dove i valori morali sono ancora vigenti. Ma si tratta anche di ragazze e ragazzi alla ricerca di una ricchezza immediata e senza sudore.
Studi rivelano che negli ultimi anni, il numero di uomini e donne che viaggiano verso località estere per sesso è aumentato. Nel passato, le destinazioni più note per questo tipo di turismo sono stati i paesi asiatici, come Thailandia, Filippine, Indonesia, Corea del sud e Sri Lanka, ma anche: Cuba, Repubblica Dominicana, Brasile, Costarica, Europa dell’Est, e alcuni paesi africani, soprattutto Kenya, Sud Africa, Tunisia e Gambia.
Turismo in aumento?
Il turismo è una precisa scelta economica in Kenya perché non solo porta con sé molte possibilità di arricchimento culturale ma anche un guadagno economico enorme. Si è constatato che globalmente, gli arrivi del turismo internazionale in tutto il mondo sono in crescita: da 69 milioni di persone nel 1960 a 160 milioni di persone nel 1970, 625 milioni nel 1998 (dati Organizzazione mondiale del commercio, 1999). E questa tendenza include il turismo sessuale, sottoprodotto del turismo di massa. Anche in Kenya il settore è cresciuto enormemente e, allo stato attuale, si presenta come una delle principali e stabili attività economiche del paese.
La maggioranza dei turisti che visitano il Kenya sono provenienti da Gran Bretagna, Svizzera, Italia e Francia. Altri vengono da Nord America, Giappone, Australia, Nuova Zelanda o da altre nazioni europee come Spagna, Svezia e Norvegia.
Come per molti paesi in via di sviluppo, anche il Kenya è una nazione dove l’agricoltura ha un peso notevole sull’economia, contribuendo al 24% del Pil. Al tempo della sua indipendenza, nel 1963, il paese viveva dell’esportazione di prodotti agricoli (come tè e caffè) e allora il governo cercò subito di diversificare, introducendo un sistema di liberalizzazioni economiche per attirare investimenti dall’estero. Il riconoscimento dei limiti dell’industria agricola e manifatturiera fece sì che il governo si rivolgesse al turismo come attività principale. Il numero dei turisti e dei proventi del turismo sono aumentati fin dall’indipendenza, anche se sono state registrate delle fluttuazioni.
Tra il 1972 e il 1979, il numero dei visitatori del Kenya è salito del 132%, cosa che portò a un ulteriore investimento nel turismo, a tal punto che si sono creati posti di lavoro più rapidamente che in ogni altro settore. Sin dal 1987, il turismo è stato per il Kenya la fonte principale di entrate in valuta pregiata (Ufficio statistico statale, 2001) oltrepassando la tradizionale esportazione di caffè e tè. Il paese ha guadagnato 648 milioni di dollari dal turismo nel 2005, un aumento del 15% rispetto all’anno precedente, secondo il Kenya Tourism Board. Con un totale degli arrivi inteazionali di 1,7 milioni, 21,4% in più rispetto al 2004. Tale industria dà lavoro a circa 1,3 milioni di keniani, quasi 1,8% degli impiegati con salario fisso.
Inoltre, il turismo è anche connesso con altre industrie di tipo domestico ed è potenzialmente utile per generare sviluppo in certe aree neglette. Tale settore, inoltre, contribuisce in maniera sostanziosa al potenziamento di redditi governativi con tasse, tariffe di importo e licenze. Il turismo è perciò ufficialmente promosso in Kenya come la maggiore fonte di guadagno di moneta estera, di impiego e di sviluppo in genere. Il suo peso sull’economia nazionale ha una grande attinenza con le politiche per il settore. In questo contesto si inserisce il turismo sessuale.
Forme di sfruttamento
La prima e più comune forma della prostituzione è quella che coinvolge prostitute casuali, ragazze che si prostituiscono per bisogno di denaro. In questo caso il turismo sessuale ha anche forti ricadute sociali.
Vi è pure un’altra forma, dove le operatrici del sesso lavorano attraverso intermediari. Il turismo sessuale è illegale, le prostitute sono spesso costrette a usare luoghi di intrattenimento come club, bar o altri posti dove poter lavorare. Questo genere di prostituzione è una forma di schiavitù ed è rafforzata da altre persone come gli stessi parenti, ma anche attraverso rapimenti e adescamenti.
Esiste anche un mercato sessuale per turiste donne. Queste stanno venendo anche in Kenya per incontrare ragazzi da spiaggia locali. In questo caso le donne europee immaginano gli uomini di colore essere più forti e attivi a letto, se comparati agli uomini occidentali. Non è cosa strana vedere degli africani con donne europee sulla spiaggia o nei locali di Mombasa.
Questo mercato è anche possibile perché i poliziotti si lasciano corrompere facilmente per chiudere un occhio. Vi sono 412 hotel registrati sulla costa, la maggioranza dei quali si sono sviluppati in prossimità della spiaggia negli ultimi 25 anni. Molte delle attività turistiche sono concentrate nelle principali città costiere di Mombasa, Malindi, Lamu, Kilifi e Watamu. È in queste località che i visitatori indulgono nelle loro principali attività di bagni di sole, nuoto, escursioni organizzate nelle riserve e visite ai musei e ai villaggi circostanti.
L’espansione del turismo lungo la costa è stata anche incoraggiata dal miglioramento dell’aeroporto di Mombasa a livelli degli standard inteazionali. L’aeroporto riceve correntemente voli charter diretti dall’Europa.
A proposito di minori
Un’altra piaga è la prostituzione infantile. Questa sta crescendo rapidamente e coinvolge giovani minorenni, ragazzi e ragazze. A causa dell’Aids, inoltre, molti bambini orfani si stanno dando alla prostituzione.
Da uno studio condotto dall’Unicef e dal governo keniano nel 2006, si è rilevato che almeno 15.000 ragazze in quattro distretti sulla costa – Mombasa, Kilifi, Malindi e Kwale – sono state impegnate nel sesso occasionale e pagate in contanti. «Queste ragazze sono di età compresa tra 12 e 18 anni, e costituiscono il 30 per cento della popolazione totale delle giovani provenienti da questi distretti in questa fascia di età». Inoltre: «Da due a tre migliaia di ragazze e ragazzi sono coinvolti a tempo pieno nel commercio del sesso. Secondo l’Unicef, almeno il 45 per cento delle ragazze ha iniziato a vendersi per denaro, beni o favori a soli 12 o 13 anni. Più del 10 per cento di esse ha iniziato quando era di età inferiore a 12.
Lo studio dimostra che i keniani maschi sono i peggiori colpevoli di sfruttamento sessuale dei bambini, e costituiscono il 38 per cento dei clienti. I turisti italiani, tedeschi e svizzeri sono classificati come i clienti più comuni rispettivamente il 18, 14 e il 12 per cento. Sempre secondo l’Unicef: «Gli ugandesi e i tanzaniani sono al quinto e al sesto posto in questa classifica, mentre i britannici e i sauditi sono al settimo e ottavo posto». Sono menzionati nella relazione i rappresentanti di quasi tutte le nazionalità in visita in Kenya.
Moody Awori, vicepresidente dell’epoca dichiarò: «Per combattere lo sfruttamento dei bambini da parte dei turisti, si impone a tutti gli stranieri a denunciare il loro domicilio nel paese prima di essere ammessi. È necessario inoltre lavorare con gli altri governi per sollecitare la loro cooperazione nella promozione di un turismo responsabile».
Il rappresentante dell’Unicef in Kenya, Heimo Laakkonen, al momento della pubblicazione dello studio dichiarò : «Turisti e keniani che abusano dei bambini devono essere arrestati, giudicati e puniti».
Lo sfruttamento sessuale dei bambini è un reato ai sensi del Codice penale del Kenya, ma lo studio ha dimostrato un altissimo livello del sesso commerciale che coinvolge i bambini. Circa uno su 10 bambini coinvolti nei lavori di sesso è iniziato prima che questi raggiungano la pubertà, afferma la relazione. «Essa riflette un fallimento delle autorità di fornire protezione ai bambini e di perseguire i responsabili di questo commercio» aggiunge la relazione, che inoltre raccomanda a governo, società civile, industria turistica e settore privato di intervenire con urgenza per mettere fine a queste pratiche.
Cosa favorisce il fenomeno
Quando i turisti vanno all’estero, c’è la sicurezza dell’anonimato, la quale li libera dalle solite costrizioni che regolano il loro modo di comportarsi nei loro paesi. Il turismo permette alle persone di perdere la loro identità e dà loro la libertà di fuggire dalla realtà e vivere le fantasie. La maggior parte dei turisti si comportano diversamente quando sono in vacanza: spendono, si rilassano, bevono, mangiano di più e si permettono dei piaceri che non si permetterebbero a casa loro.
Un altro motivo è che i servizi sessuali sono meno costosi che nei loro paesi. I turisti possono permettersi uno stile di vita che non potrebbero mai avere.
Marco, un turista italiano, ci racconta di essere stato in Kenya per un mese, ma già dopo quattro giorni si vanta di aver avuto relazioni sessuali con cinque ragazze. La prima fu sulla spiaggia, dove aveva poi finto di non avere portato soldi con sé e perciò finì gratis. La seconda, sempre sulla spiaggia se la cavò con 100 scellini (poco più di un euro) perché le disse di avere poco denaro. Con le altre, dovette poi pagare 200 scellini.
Molti turisti, pensano che in Africa la vita sia rozza e sfrenata, liberale, senza tanti controlli. Questo può anche spiegare in parte il perché certe donne europee visitano il Kenya in cerca di sesso. Si stima che il 5 per cento lo faccia per questo motivo. Ai primi posti si trovano tedesche e svizzere.
Ho bisogno di soldi per me e per i miei figli
«Molte volte io non sento niente durante le relazioni sessuali. Ci sono casi in cui soffro. Se continuo, è perché ho bisogno di soldi per me e i miei figli. Ho imparato a fare i movimenti meccanicamente per soddisfare i miei clienti. Se lo fai bene tornano. Questo significa ancora soldi» ci racconta una giovane donna di Mombasa.
Per molte ragazze la ragione numero uno è la povertà. La prostituzione è vista come la sola soluzione possibile per assicurare la loro sopravvivenza e quelle delle famiglie.
Dai luoghi di origine vanno sulla costa, con la speranza di trovare un turista bianco che possa pagare di più, magari anche sposarle. Diverse ragazze coinvolte nella prostituzione vengono da famiglie divise, oppure sono cresciute in strada. La povertà crescente o il profitto che la prostituzione può dare, rendono l’etica sociale tradizionale e i codici di condotta sessuale praticamente insignificanti per molta gente, compresi i genitori delle prostitute.
Inoltre, le donne raggiungono un livello relativamente più basso di educazione e hanno meno possibilità degli uomini in fatto di educazione.
Questo capita perché i genitori danno priorità (anche se questo sta cambiando) all’educazione dei maschi, specialmente se non hanno mezzi per l’educazione di tutti i loro figli. Altri motivi che influiscono sulla minore educazione delle ragazze sono le gravidanze non volute, e il fatto che possono essere costrette dai genitori a dei matrimoni precoci per motivi economici.
Esiste anche una discriminazione nei riguardi delle donne per quanto riguarda il lavoro: per loro ci sono solo impieghi con paghe minime.
L’attrazione di un guadagno facile, le nuove norme sociali e la relativa mancanza di controllo da parte della famiglia o del villaggio, fa della prostituzione una forte alternativa di lavoro per molte giovani.
Quasi legale
La legge non solo dichiara la prostituzione illegale come tale, ma lo è anche il vivere dai guadagni ottenuti tramite essa. Il che vuol dire che solo mettersi in mostra, fare l’intermediario, possedere, dirigere o occupare un bordello è illegale. È importante notare però che solo le prostitute stesse hanno dovuto, in qualche caso soffrire, a causa di questa legge, ma non gli uomini che le controllano o i padroni di bordelli, che in molti casi sono persone di alto rango, che possono pagare per non essere denunciati.
Il turismo sessuale in Kenya ha anche ricevuto un riconoscimento semi ufficiale: la municipalità di Mombasa rilascia delle cards (tessere) a ragazze che lavorano nei bar anche a scopo di prostituzione, ma i media e il governo non hanno mai portato alla luce o impedito questo fatto, pur sapendo che esiste.
La soluzione del problema del turismo sessuale non sta nel criminalizzarlo oppure legalizzarlo, ma piuttosto nell’investigae le cause profonde e chiarie le radici. Le vittime di questo commercio hanno bisogno che si intervenga in un modo pratico, chiaro e sostenibile. Bisogna formulare una legge che elimini il turismo e il commercio sessuale in Kenya, e questa deve essere sostenuta da una serie di politiche e programmi socio economici.
Visto che la povertà è il principale motivo per cui le donne si danno a questa pratica, si deve dare a loro un maggior potere economico. Si può incoraggiarle a cominciare delle attività redditizie e aiutare le più giovani a tornare a scuola. Alle vittime si devono offrire programmi di riabilitazione a lungo tempo che includano cura, amore, servizi medici e legali, oltre consulenze e accompagnamento spirituale.
Agenzie governative, Ong, organizzazioni private, media e comunità cristiane devono essere coinvolti. I programmi turistici, inoltre, dovrebbero essere controllati regolarmente, seguendo e considerandone gli effetti.
Il bisogno fondamentale è quello di educare la società keniana a offrire uguali opportunità a uomini e donne. Il governo deve confrontare questo problema invece di negare l’esistenza del turismo sessuale nel paese. Associazioni di donne nel mondo, Kenya compreso, dovrebbero collegarsi per poter proteggere le donne da questo flagello.
Nicholas Muthoka