B come Bélem
A Belém, nell’Amazzonia brasiliana, si è tenuta la nona edizione del «Forum sociale mondiale». Ora che il mondo attraversa una crisi epocale, per gli «altermondisti», un tempo ridicolizzati (soprattutto dai media e dai politici), è il momento delle rivincite. Ma anche di sfide. Impegnative.
In meno di un decennio è diventato l’incontro per antonomasia dei movimenti sociali del mondo. Per la sua nona edizione, il «Forum sociale mondiale» è tornato in Brasile, da dove nel 2001 era partito. All’epoca, la città ospitante fu Porto Alegre, nello stato di Rio Grande do Sul. Quest’anno invece il Forum si è spostato a Belém, nel nord-est del paese latinoamericano.
Volendo trovare una frase che descriva la capitale del Pará, potremmo dire che a Belém non mancano né l’acqua né i manghi. Gli alberi di mango sono ovunque, anche lungo le vie del centro, tanto che frequentemente i grossi frutti cadono sulle auto e sui passanti. Quanto all’acqua, il clima equatoriale porta abbondanti piogge quotidiane quasi tutto l’anno. Ma soprattutto Belém è inserita in un sistema fluviale unico e maestoso. La città è bagnata dal Rio Guamá e si affaccia sulla Baia do Guajará. A sua volta, l’intera zona è parte della vastissima area occupata dalle foci del Rio delle Amazzoni (Rio Amazonas), il più grande fiume del mondo.
Data la sua posizione geografica, Belém è la porta d’entrata per l’Amazzonia, considerata il principale ecosistema del pianeta, ma anche il più minacciato. Proprio l’Amazzonia e i suoi popoli indigeni sono stati tra i principali protagonisti di questa edizione del Forum, svoltasi in coincidenza con una crisi – finanziaria ed economica, ma anche ambientale, energetica, alimentare e sociale -, che sta scompaginando il mondo e quelli che, soltanto fino a ieri, erano considerati i suoi capisaldi ideologici: il libero mercato e la globalizzazione.
Ufpa o Ufra? Non è uno scioglilingua o un gioco di parole, ma la sigla delle due università di Belém, che hanno ospitato il nono Forum sociale mondiale: Ufpa sta per «Universidade Federal do Pará», Ufra per «Universidade Federal Rural da Amazonia». Le due università sono strutturate come campus, sono cioè cittadelle autonome, con strutture ad hoc, grandi spazi, negozi, proprie strade intee e addirittura due porticcioli, da cui in 15-20 minuti si può passare dall’una all’altra con barche che solcano il Rio Guamá.
«Vai alla Ufpa o alla Ufra?», è stata dunque una frase d’obbligo nelle giornate del Forum, perché gli eventi – convegni, seminari, dibattiti, laboratori, feste – erano distribuiti sui due campus universitari, molto estesi e distanti qualche chilometro l’uno dall’altro, costringendo pertanto i partecipanti a scegliere in anticipo dove andare.
È vero che i numeri non sempre sono significativi, ma qualche indicazione la danno. A Belém sono arrivate 133.000 persone, provenienti da 142 paesi. Sono giunti i rappresentanti di 5.808 organizzazioni, delle quali 4.193 dell’America Latina, 489 dell’Africa, 491 dell’Europa, 334 dell’America Centrale, 155 dell’America del Nord e 27 dall’Oceania. Per questo variegato pubblico sono stati organizzati ben 2.600 laboratori e seminari (probabilmente troppi, è stato da più parti osservato).
Insomma, numeri importanti che hanno fatto scrivere ad Alejandro Kirk dell’Agenzia Ips: «Screditato tante volte dai mezzi di comunicazione come un carnevale di sinistra fatto di sogni, sesso e marijuana, politicamente impotente, il Forum pare essere vivo e combattivo».
Le due cittadine universitarie che hanno ospitato il Forum sono cresciute al confine con Terra Firme, un quartiere di 100.000 abitanti, povero e con problemi di violenza. Per il Forum il bairro (barrio, in spagnolo) è stato ripulito, le strade principali riparate, l’acqua fatta arrivare nelle case, la polizia triplicata. Contraddizioni del Brasile, metafora delle contraddizioni del pianeta, dove più mondi, molto anzi troppo diversi tra loro (a dispetto della tanto reclamizzata globalizzazione), convivono con sempre maggiore precarietà. Il mondo dei ricchi, il nostro mondo, per difendere il proprio (indifendibile) stile di vita e modello di sviluppo, ha alzato barriere (fisiche, legislative, mediatiche), che però non resistono alle spinte estee, sempre più forti. Oggi il crollo della filosofia neoliberista e del sistema da questa costruito ha messo a nudo tutte quelle contraddizioni – economiche, sociali, ambientali, politiche – che fin dalla loro nascita, nel 2001, i Forum sociali avevano evidenziato, spingendo e lavorando per la costruzione di qualcosa di diverso sotto lo slogan «un altro mondo è possibile», tanto deriso dai media mondiali.
Ebbene, ora quel mondo altro, diverso, nuovo più che possibile è diventato necessario. Sul come arrivarvi la discussione è aperta. Il Forum di Belém, come tutti i forum che lo hanno preceduto, ha dato il suo contributo. Con la differenza che questa volta, forse, le indicazioni provenienti dai movimenti della società civile e dai popoli indigeni saranno ascoltate più che negli anni passati. Forse.
DIECI PASSI VERSO IL «BUEN VIVIR»
Questi sono gli obiettivi attorno ai quali si sono sviluppati gli incontri, i dibattiti e i laboratori del «Forum sociale mondiale» di Belém:
1. «Per la costruzione di un mondo di pace, giustizia, etica e rispetto verso le spiritualità diverse; per un mondo libero da armi, specialmente quelle nucleari.
2. Per la liberazione del mondo dal dominio del capitalismo, delle multinazionali, della dominazione imperialista, patriarcale, coloniale e neocoloniale e dei sistemi diseguali di commercio, attraverso la cancellazione del debito estero dei paesi più sfavoriti.
4. Per la democratizzazione e l’indipendenza della conoscenza, della cultura e della comunicazione; per la creazione di un sistema comune di conoscenza e abilità attraverso lo smantellamento dei diritti di proprietà intellettuale.
5. Per la dignità, diversità e garanzia della eguaglianza di genere, razza, etnia, generazione, orientamento sessuale e per la eliminazione di tutte le forme di discriminazione e di casta (discriminazione basata sulla discendenza).
6. Per la garanzia dei diritti economici, sociali, umani, culturali ed ambientali, specialmente dei diritti all’alimentazione, alla salute, all’istruzione, alla casa, ad un impiego e un lavoro degni, alla comunicazione, alla sicurezza alimentare e alla sovranità.
7. Per la costruzione di un ordine mondiale la sovranità, l’autodeterminazione e i diritti dei popoli, includendo le minoranze e gli immigrati.
8. Per la costruzione di un’economia democratica, di emancipazione, sostenibile e solidale, centrata sui popoli e basata su un commercio giusto ed etico.
9. Per la costruzione e l’ampliamento delle strutture e delle istituzioni politiche, economiche e democratiche a livello locale, nazionale e globale, con la partecipazione del popolo alle decisioni e il controllo degli affari pubblici e delle risorse pubbliche.
10.Per la difesa dell’ambiente (l’Amazzonia e tutti gli altri ecosistemi) come fonte di vita del pianeta terra e per le popolazioni ancestrali del mondo (indigeni, afrodiscendenti, tribali e fluviali), che esigono i loro propri territori, idiomi, culture ed identità, giustizia ambientale, spiritualità e diritto alla vita».
Pa.Mo.
Cronistornira del Forum sociale mondiale
Le 9 volte del Forum:
– primo Forum:
25-30 gennaio 2001, a Porto Alegre (Brasile)
– secondo Forum:
31 gennaio-5 febbraio 2002, a Porto Alegre (Brasile)
– terzo Forum:
23-28 gennaio 2003, a Porto Alegre (Brasile)
– quarto Forum:
16-21 gennaio 2004, a Mumbai (India)
– quinto Forum:
26-31 gennaio 2005, a Porto Alegre (Brasile)
– sesto / settimo Forum:
gennaio 2006, a Caracas (Venezuela) e Bamako (Mali)
– ottavo Forum:
gennaio 2007, a Nairobi (Kenya)
– nono Forum:
27 gennaio -1 febbraio 2009, a Belém (Pará, Brasile)
Paolo Moiola