Troppa grazia…!
Cari missionari,
grazie per la vostra rivista, per i dossier, le notizie, i servizi, perché fate conoscere l’operato dei vostri missionari.
Grazie per la professionalità, competenza e perché ci dite la verità. Grazie per l’impegno di tutti i vostri missionari. Grazie a voi tutti per l’amore con cui amate l’umanità e la terra! E che Dio vi benedica!
Luisa
Via e-mail
Ringraziamo anche noi!
«Nostra madre terra»
Cari missionari,
grazie per la vostra rivista che mi permette di conoscere la vita e l’opera dei nostri sacerdoti che hanno rinunciato alla loro vita per quella del prossimo.
In riferimento alla rubrica «Nostra madre terra», penso che non sia corretto il nome da voi dato, in quanto noi siamo figli di Dio e così pure tutto il creato.
Michele Petracci
Via e-mail
Certamente siamo tutti figli di Dio; ma non c’è nulla di sconveniente nel chiamare la terra «nostra madre»; lo faceva anche san Francesco: «Laudato si, mi Signore, per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta e governa…».
Altri ringraziamenti
e una proposta
Cari missionari,
leggo troppe critiche alla nostra rivista, così mi sono deciso a scrivere questa breve mail per ringraziare tutti voi: i missionari, innanzi tutto, i redattori della splendida rivista che leggo dalla prima all’ultima riga, cercando così di cogliere il senso di ciò che accade intorno a noi. Solo Missioni Consolata riporta notizie del sud del mondo così ben documentate, riflessioni su di noi e la nostra (pseudo) civiltà. Continuate ad arricchire il nostro bagaglio di conoscenza, che tende a essere sempre più scao, limitato, desolatamente vuoto.
Bellissimi, tra i tanti, i servizi «alternativi» sulle frecce tricolore e campi da golf… Apprezzo anche i confronti della rubrica «Battitore libero». A tale proposito, vorrei prendere spunto dal disappunto del sig. Andrea Dovio di Torino, che chiedeva al don Farinella cosa suggerisse di fare per «concretare l’impegno dei cristiani nella vita politica». Io un suggerimento l’avrei, neanche originale: riappropriamoci della preferenza! A qualunque schieramento apparteniamo, rivendichiamo il diritto di cittadini di «scegliere» la persona che più rappresenta i propri ideali.
Continuate con il vostro ottimo lavoro, proclamate il vangelo con ogni mezzo e il Signore vi benedica tutti.
Marco Pesce
Albenga (SV)
P.S. Oggi sono particolarmente contento: il mio terzogenito, Giorgio, 7 anni, mi ha detto che da grande non farà l’attore o il calciatore, ma vuol fare… il prete! Non so se è un segno della vocazione, non oso sperarlo, ma mi sento realizzato come padre. Forse il merito è anche di quelle riviste cristiane e missionarie che, tra le altre, circolano in casa nostra. Vi abbraccio.
Prima di tutto: tanti auguri a Giorgio. Per il resto siamo pienamente d’accordo: se gli italiani avessero potuto scegliere i propri rappresentanti, e non quelli imposti dai partiti, in Senato, Parlamento e governo ci sarebbe meno zavorra.
Minaccia nucleare?
Signor Direttore,
per la seconda volta pubblicate gli ostili articoli della Lano contro Israele. Con quale coraggio pubblicate frasi faeticanti come: «Israele è una minaccia nucleare…» («La bomba di Pulcinella», MC maggio 2007 p. 45).
Israele è una minaccia, non già il mare dittatoriale siriano, iraniano, saudita, egiziano, palestinese, ecc. Non una parola per scoprire le tristi realtà di questi paesi; sempre contro l’unica democrazia del Medio Oriente…
Non merita che gente non libera come la Lano scriva in quella che era una rivista missionaria. Io conosco la rivista da quasi 30 anni… Saluti delusi.
Alfio Tassinari
Cervia (RA)
Le parole incriminate non sono inventate dall’autrice, ma sono una citazione di France Press. Come rivista missionaria, abbiamo sempre scritto (e continueremo a farlo) contro guerre, armi, spese militari, terrorismo, violenza… e contro tutte le ipocrisie camuffate da politically correct.
Dove va la missione?
Cari missionari,
mi unisco ai numerosi lettori che mandano lettere di dissenso sulla linea, che chiamerei «secolarizzata», della vostra rivista. Purtroppo non è la sola: troppe riviste missionarie vanno in questa direzione.
C’è un gruppo numeroso di missionari sul campo (Asia e Africa) che sta denunciando la situazione. È un grido di dolore che sale dal basso e vuole raggiungere chi ha autorità in materia. I primi firmatari: mons. Ambrogio Ravasi vostro missionario e vescovo in Kenya, il padre comboniano Giovanni Marengoni, e il famosissimo missionario e giornalista padre Piero Gheddo del Pime li appoggia. Il manifesto di questi missionari denuncia: «… dubitare che Cristo sia l’unico e supremo salvatore dell’uomo… la tendenza a sostenere che tutto quello che è carità e promozione umana si possa definire ministero di prima evangelizzazione… il diffondersi dell’idea: missionario uguale operatore sociale, ecc.».
Aggiungo io, da laico, non è specifico compito dei missionari risolvere i problemi dell’acqua, della guerra, della giustizia sociale, della fame, ecc. Il compito specifico del missionario è annunciare Cristo che è la vera salvezza del mondo presente e non solo dell’aldilà. Il missionario annunci, preghi, istruisca, formi, aiuti la crescita integrale della comunità cristiana, ossia costruisca la chiesa. La comunità cristiana poi, in proporzione alla conversione a Cristo, crescendo in fede e opere, risolverà i propri problemi umani e sociali. Pensare che il missionario risolva tutti i problemi della gente è ancora una forma di patealismo e clericalismo.
Un’ultima osservazione: tra la rivista e i fascicoli allegati (vita del beato Allamano), ci sono due concezioni diverse di chiesa. Mi appello al vostro padre generale perché vigili e recuperi il carisma del vostro fondatore, anche per la rivista.
Mario Scodes
Stresa (NO)
La lettera meriterebbe una risposta lunga e approfondita. Mi limito ai punti evidenziati.
Il carisma: il nostro fondatore dice che la missione consiste nel «fare prima uomini e poi cristiani». Per cui «compito specifico» dei missionari è pure la promozione umana. Anche Paolo vi afferma che evangelizzazione e promozione umana (sviluppo, liberazione, giustizia, pace e integrità del creato) sono inseparabili (cf Evangelii nuntiandi 31).
Cristo unico salvatore: non ne abbiamo mai dubitato; anzi, crediamo che sarà anche il nostro unico giudice e ci chiederà conto se lo abbiamo o meno «riconosciuto e servito» quando era affamato, assetato, ignudo, senza tetto, ammalato, in prigione.
Per quanto riguarda i firmatari, so che mons. Ravasi ha fatto costruire anche pozzi, scuole, dispensari e altre opere sociali; padre Marengoni non lo conosco; del «famosissimo missionario» lo sanno tutti, e da tanto tempo, come la pensa.
La sola Verità è amare
Egregio Direttore, mi è or ora giunto l’ultimo numero di Missioni Consolata. Sono abbonata da quasi 17 anni, non per mia scelta, ma in quanto ho adottato a distanza dei bambini con voi. La prima sorpresa si è trasformata in piacere e ora la attendo ogni mese e la leggo con grande interesse.
Per mia consuetudine leggo sempre la «piccola posta» di ogni tipo di pubblicazione, anche le riviste modaiole che circolano fra le mie conoscenze. Preciso che, oltre a voi, sono abbonata solo all’Espresso, per farvi capire le mie idee.
Amo molto leggere; e, come tutti gli atei, mi affascinano le sacre scritture e ne ho una discreta conoscenza, cosa che non ho rilevato in tanti credenti. Spesso vorrei scrivervi, per dare il mio parere o per avere chiarimenti, ma non mi sono mai permessa perché sono acattolica, acristiana, e non riesco a credere in un creatore a mia immagine e somiglianza…
Oggi, però, non so resistere alla tentazione, perché ho letto la lettera «Eresia e sciocchezze», in cui il sig. Pugliese, abbastanza sostenuto, stigmatizzava le vostre scelte editoriali, tacciandovi di populisti, terzomondisti e marxisti. A parte l’ultimo, non mi sembrano aggettivi di cui vergognarsi, ma per lo scrivente, evidentemente lo sono. Insomma a lui non aggradano in Missioni Consolata proprio le cose che me la fanno amare. E come in tutti questi casi, provo un grande timore di fronte a chi si sente la verità nelle mani, la certezza assoluta di essere nel giusto; tanto da temere, per chi non è totalmente in linea con i suoi pensieri, la dannazione dell’anima.
Questa è la religione che mi spaventa: chi sono io per credere di avere la certezza? Ho cresciuto due figli da sola… nell’amore e nel rispetto degli altri. Non sono dei geni, non hanno fatto i milioni, non hanno fior di ragazze, ma sono due bravi figlioli, lavoratori e rispettosi degli altri. Nulla di cui vantarsi, ma essere orgogliosi nel profondo del cuore.
Sarò una povera di spirito, ma se Dio esiste, non è a Roma, o in altri luoghi sacri. È ovunque, più che una figura precisa, è l’anima di noi tutti. Sarò insensibile, ma non lo vedo in chiese o davanti a statue piangenti, ma nel volontariato in case di riposo, che ho fatto per anni. A quelli che, sapendo che ero agnostica dichiarata, mi chiedevano: «Se non credi in Dio, come fai a fare volontariato?», non rispondevo neppure.
Non sto dicendo che la mia è la sola verità universale, che Dio non esiste; sto cercando di spiegare che non lo so, che faccio fatica, che mi sforzo di capire tutti, che tento di non essere cattiva, perché farei del male agli altri, indipendentemente da un premio, sono veramente populista, vero?
La sua risposta è stata giusta e mirata, ma non credo che sarà capita e apprezzata: la modestia è proprio la cosa più difficile da accettare. Scusi le mie frasi un po’ a casaccio, sono poco colta, ma mi vanto di capire chi è pieno di amore e chi invece è pieno di amore solo per se stesso.
Daniela Inzoli
Milano
Cara Daniela, penso che il Signore ti direbbe che «non sei lontana dal regno di Dio» (Mc 12,34). In un dio «fatto a nostra immagine e somiglianza» non credo neppure io. Al contrario, siamo noi fatti a immagine e somiglianza di Dio; e per sapere come è fatto, cosa pensa, come agisce e ama… basta guardare Gesù Cristo: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 14,9).