Malattie dimenticate (1): dracunculiasi
Per l’Organizzazione mondiale della salute, fra meno di due anni la dracunculiasi sparirà con il suo carico di sofferenza e povertà.
Una malattia nota fin dai tempi più lontani, una malattia tropicale dimenticata, collegata alla povertà, che affligge ancora migliaia di persone in villaggi dell’Africa, potrebbe diventare un ricordo nel giro di due anni. La dracunculiasi (o malattia del verme di Guinea) potrebbe essere infatti la seconda malattia, dopo il vaiolo, dichiarata scomparsa dal pianeta e non più diffusa fra gli uomini, ha annunciato l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un comunicato alla fine di marzo di quest’anno.
Sparirebbe dunque una malattia segnalata addirittura nelle mummie egiziane e menzionata da filosofi e medici greci, romani e arabo-persiani.
Da milioni a migliaia di casi
Secondo quanto riportato dall’Oms all’inizio di marzo, la Commissione internazionale incaricata di seguire e certificare i risultati nei confronti dell’eradicazione della dracunculiasi (Inteational Commission for the Certification of Dracunculiasis Eradication, Iccde) ha dichiarato liberi dalla malattia altri 12 paesi. Si tratta in particolare di Afghanistan, Algeria, Camerun, Repubblica Centrafricana, Djibouti, Gabon, Liberia, Mozambico, Sierra Leone, Swaziland, Tanzania e Zambia.
Dal momento della sua istituzione, avvenuta nel 1995, la Commissione ha dichiarato senza dracunculiasi 180 nazioni: se all’inizio degli anni Ottanta il verme di Guinea affliggeva circa 3 milioni di persone, allo stato attuale i casi segnalati si aggirano intorno a 25 mila, concentrati in 9 paesi: sembra più vicino il traguardo di eradicazione nel 2009.
Il verme più lungo
La dracunculiasi è una malattia infettiva causata da un verme (Dracunculus medinensis o verme di Guinea) simile a uno spaghetto, che supera il mezzo metro di lunghezza (fra 0,5 e 0,8 metri) e ha un diametro di 2 millimetri. Fra quelli che infettano i tessuti umani è il parassita di dimensioni maggiori. Migra lungo i tessuti sottocutanei delle persone infettate, provocando dolori anche importanti, soprattutto quando raggiunge le articolazioni. Può emergere alla superficie della pelle con gonfiori e ulcere dolorose, insieme con febbre, nausea e vomito. Le ulcere possono essere ampie, di solito localizzate agli arti inferiori e in nove casi su dieci ai piedi.
Il bruciore intenso causato dall’infezione porta i malati e cercare sollievo immergendo in acqua le parti del corpo colpite. Spesso si tratta della stessa acqua utilizzata poi dalle comunità come fonte per bere, ed è in questa azione che risiede la catena di trasmissione di malattia da spezzare. Infatti nell’acqua il verme presente nella zona infetta rilascia migliaia di larve, che vengono poi ingerite da pulci d’acqua, diffuse in tutto il mondo.
Nel momento in cui queste acque non filtrate e contaminate vengono bevute dalla popolazione, le pulci presenti sono distrutte dall’acidità dello stomaco, si liberano le larve che passano attraverso la parete intestinale, dando così origine a una nuova infezione e riparte il giro. In pratica, dice l’Organizzazione mondiale della sanità, «quando le persone bevono l’acqua stanno in effetti bevendo la malattia».
Il circolo della povertà
La dracunculiasi è diffusa ancora in Africa, in particolare in villaggi dell’Africa subsahariana. Seppure raramente mortale, il verme di Guinea porta con sé non solo i sintomi e le manifestazioni cliniche per il singolo individuo, ma anche ricadute importanti e a lungo termine di tipo socioeconomico, sulle famiglie e la società. Le persone infettate sono infatti rese invalide e impossibilitate a lavorare, anche per lunghi periodi: rimangono malate diversi mesi e alla dracunculiasi possono sommarsi sovrainfezioni causate da batteri.
Un’ulteriore aggravante è data dal carattere stagionale della malattia, che tende a presentarsi in particolare durante le stagioni del raccolto, tanto da meritare il nome di «malattia del granaio vuoto».
Secondo uno studio effettuato in Nigeria, riportato dall’Oms, circa una persona su due non è in grado di alzarsi dal letto per mesi e in Sudan, nelle famiglie dove più della metà degli adulti ha preso la dracunculiasi durante l’anno, i bambini con meno di sei anni corrono un rischio triplicato di malnutrizione. Questo perché gli agricoltori non riescono a svolgere il lavoro di raccolta nei campi. Le ricadute sui bambini non finiscono qui, perché, nel caso in cui vengano infettati, la malattia è responsabile di assenze prolungate, anche di mesi, da scuola.
Tutto questo, impossibilità al lavoro, malnutrizione, mancanza di istruzione, aggrava sempre più lo stato di povertà delle persone malate nei villaggi: «La malattia tiene le sue vittime imprigionate in un ciclo di dolore e povertà», sottolinea l’Oms.
Eradicabile perché
Associata all’utilizzo di acqua da bere infetta, la dracunculiasi viene definita dall’Oms una malattia «vulnerabile», nel senso che il suo ciclo di trasmissione dipende esclusivamente dall’uomo ed è nelle sue mani la possibilità di interferire con la sua diffusione.
Non ci sono al momento farmaci per prevenire e curare l’infezione da verme di Guinea, ma il suo stretto legame con l’elemento acqua per la trasmissione la rendono relativamente facile da contrastare con interventi di basso costo, come rendere sicure le fonti di acqua, trattare i pozzi per eliminare le pulci, filtrare l’acqua da bere per impedie il passaggio con il loro possibile carico di larve, contenere i casi con la cura delle ulcere e la prevenzione della contaminazione delle acque causata dall’immersione del paziente in cerca di sollievo al bruciore, portare avanti una educazione sanitaria.
Vi sono diverse caratteristiche, indicate dall’Oms, per le quali il verme di Guinea è considerato un buon candidato all’eliminazione, come è avvenuto in passato per il virus del vaiolo. Prima di tutto, la diagnosi è facile e sostanzialmente certa, per la possibilità di vedere direttamente il verme responsabile, che può emergere esteamente dalle lesioni. La trasmissione delle larve, e con esse della malattia, è legata alle pulci che si trovano nell’acqua, e non come per altre malattie a insetti con maggiori possibilità di movimenti e spostamenti, come le zanzare.
La malattia colpisce solo l’uomo; non è nota l’infezione in animali, e la sua incubazione, sia nelle pulci, sia nelle persone, non è lunga, come pure è limitata la distribuzione geografica e i periodi dell’anno in cui si manifesta. Gli interventi possibili per contrastare la dracunculiasi sono efficaci, non costosi e possono essere aumentati facilmente.
Infine, vi è la disponibilità a impegnarsi da parte dei governi ed è stato già dimostrato in Asia e Medio Oriente che è possibile arrivare alla sua eliminazione. «La Commissione ha concluso che l’eradicazione rimane una meta raggiungibile» chiude il comunicato dell’Oms di fine marzo. «L’impegno recente del Direttore Generale di dedicarsi alle malattie tropicali dimenticate, come parte delle strategie di riduzione della povertà, dando particolare attenzione all’Africa, apre una finestra di opportunità più che mai necessaria per raggiungere questo obiettivo».
Valeria Confalonieri