«NOTIZIE, NON GOSSIP»

«Se la Rai ha aperto una sede in Africa, molto lo si deve alla mobilitazione del mondo missionario». Parola di Enzo Nucci, corrispondente Rai da Nairobi. Attivo da alcuni mesi, il suo ufficio, intitolato a Ilaria Alpi e Milan Hrovatin uccisi in Somalia nel 1994, verrà ufficialmente inaugurato di qui a qualche settimana. Riportiamo la notizia con una certa soddisfazione. I lettori infatti ricorderanno l’iniziativa «Notizie, non gossip», che le riviste missionarie, riunite nella Fesmi, lanciarono all’inizio del 2006, chiedendo un salto di qualità nell’informazione televisiva, in modo particolare di quella offerta dal servizio pubblico, i cui costi sono pagati anche dal canone dei cittadini. Molti firmarono il nostro appello e ci scrissero messaggi di incoraggiamento.
L’appello della Fesmi e gli incontri di alcuni direttori delle testate missionarie con i vertici Rai (prima Meocci, poi Cappon) un risultato significativo l’hanno dunque sortito. A dimostrazione che un impegno corale del mondo missionario e un sano lavoro di lobby e «pressing» sono preziosi. Ma, vinto il primo round, c’è ora da continuare la partita. La soddisfazione per un traguardo raggiunto non deve abbassare il livello di guardia. L’informazione – l’abbiamo detto e lo ripetiamo – è la prima forma di solidarietà. Perciò riteniamo che ora si debba insistere per alzare ulteriormente, nel pubblico italiano, il tasso di consapevolezza delle questioni inteazionali e, specificamente, il grado di conoscenza della realtà del Sud del mondo.
A poco servirebbe una sede in Kenya (così come le altre aperte di recente in India e Turchia) se poi l’approccio alle notizie e il taglio dei servizi rimanesse quello oggi predominante, tendenzialmente sbilanciato sui fatti negativi e clamorosi (guerre, eventi disastrosi…) e poco capace di cogliere i cambiamenti positivi, le novità all’orizzonte, il vissuto della gente.

In virtù dell’apertura di nuove «finestre sul mondo», ci sentiamo di chiedere alla Rai un giornalismo che sappia far parlare le persone, che metta in luce il positivo di un continente, l’Africa, che è molto diversa da quel ricettacolo di mali e problemi che spesso viene dipinto. Crediamo che un diverso racconto dell’Africa potrebbe contribuire ad abbattere troppi stereotipi e immagini stantie che ancora si registrano sugli immigrati africani (e non solo). Potrebbe inoltre sortire influssi sorprendentemente positivi sugli africani di casa ormai in Italia, che si sentirebbero finalmente visti in una luce più veritiera.
In questo senso, diamo il benvenuto all’iniziativa «Dimmi di più» che Medici senza Frontiere ha lanciato di recente per far sì che su crisi inteazionali e guerre l’informazione non si limiti a resoconti episodici e frammentari. A nostro giudizio, occorre andare ben oltre: c’è tutto un mondo – donne e uomini che vogliono essere protagonisti del loro domani, una società civile in crescita, culture e tradizioni ricchissime – che merita d’essere raccontato. Scriveva Missione Oggi in una lettera aperta a Enzo Nucci qualche mese fa: «Con te e la Rai a Nairobi l’Africa si fa più vicina: vogliamo credere che sarai capace di raccontarci non solo gli eventi di rilievo, ma anche un nuovo stile di vita, fatto di aggregazione sociale e una gran voglia di futuro».
Insomma: diteci di più sulle guerre, ma diteci anche qualcosa che non siano solo le guerre. Soprattutto ditecelo non a notte inoltrata, in spazi che assomigliano a oasi nel deserto dei palinsesti affollati di Grandi Fratelli e di Vallettopoli. A poco servirebbe una nuova sede Rai se non si traducesse in una piccola-grande occasione per osare un nuovo stile, cambiare mentalità. In una parola: per fare cultura.
È troppo chiedere che la direzione generale della Rai mantenga la sua promessa di un monitoraggio sui Tg e la loro attenzione al Sud del mondo? È troppo ipotizzare che in un futuro non lontano i Tg ospitino spazi fissi di approfondimento su temi e questioni inteazionali, come oggi fanno per motori o enogastronomia?
Come cittadini – prima che come rappresentanti di donne e uomini impegnati in nome del Vangelo nei diversi continenti a servizio delle persone di qualsiasi etnia e religione – siamo convinte e convinti che una Rai più attenta a quanto si muove nel Sud del mondo faccia il bene dei suoi utenti e, di riflesso, contribuisca a renderli un po’ di più, giorno per giorno, «cittadini del mondo».

Federazione Stampa Missionaria Italiana

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