Cari missionari
Lula: il «calamaro»
Cari missionari,
per l’attuale presidente del Brasile avete avuto sempre un debole e anche nel 1° numero del 2007 non vi siete smentiti, riproponendo tra l’altro un’immagine dell’allora candidato premier Lula il giorno che venne a farvi visita (1999). Come darvi torto? Anche a me Lula è simpatico: ho sempre sperato che, con lui, i brasiliani potessero aprire un nuovo corso nel segno della giustizia, della pace e, data la sua predilezione per san Francesco, della salvaguardia del creato.
Come sappiamo, Lula oltre agli amici, ha sempre avuto tanti nemici: i media hanno provato più volte a screditarlo, a presentarlo come uno smidollato incapace, giocando sul fatto che, in portoghese, «lula» significa «seppia, calamaro», ossia animali invertebrati, privi di spina dorsale.
Questo tipo di attacchi non deve sorprenderci… La sorpresa invece – e non è stata una sorpresa gradevole – è venuta quando ci siamo accorti che, con il ministro dell’Ambiente, Marina Silva (un’altra persona per la quale chi ama il Brasile, indios e giungle amazzoniche non può non provare simpatia) Lula i contrasti li aveva eccome: contrasti sulle autorizzazioni da rilasciare per le piantagioni di soia ogm e, più in generale, sulla gestione sostenibile delle foreste.
Non so se, come asserisce qualcuno, in Amazzonia le cose siano andate peggio sotto Lula che sotto i suoi predecessori, ho l’impressione però che il premier qualche grosso errore l’abbia fatto: per questo è tempo di far qualcosa per rimediare a tali errori.
Spero vivamente che il secondo quadriennio del presidente sia migliore del primo: Lula pensi al suo nome, che non è semplicemente il nome di un invertebrato, ma di creature fantastiche, dotate di occhi e sistemi di adattamento alle condizioni estreme, che non hanno eguali in natura. Grazie ad essi i calamari giganti degli oceani riescono in imprese che sono precluse a tutti gli altri animali: anche il Lula presidente dunque, usi i suoi occhi per vedere le sofferenze di quell’oceano, ahimé sempre meno verde, che è l’Amazzonia, li usi per circondarsi di collaboratori leali, onesti, coerenti, in grado di resistere alle lusinghe dei potenti, e dotati a loro volta di occhi grandi, che li mettano nelle condizioni di disceere la luce dalle tenebre, la verità dalla menzogna, tecnicismo e sviluppismo dall’autentica civiltà e autentico progresso.
Ludovico Torrigiani
Fano (PU)
Anche noi speriamo e auguriamo a Lula di usare tutto il suo coraggio per realizzare i suoi programmi nel segno della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato, per il bene dei brasiliani, degli americani e altri popoli del globo.
«Usati»… a scuola
Caro Direttore,
qualche anno fa, mi capitò di imbattermi in uno scritto di padre Pietro Parcelli a Cava dei Tirreni (SA), quando insegnavo alle elementari in località Pregiato. Non l’ho conosciuto personalmente, ma idealmente è scattata una molla e da allora sono un Parcelli boy.
Mi si è aperto anche un mondo attraverso la vostra rivista, che stampa reportage sconvolgenti, che non trovano spazio da nessuna parte. Perché seguendo il dettato evangelico «la verità vi farà liberi» continuate per la vostra strada, io continuo con caparbietà la mia opera alle scuole medie e cerco di «usarvi», per comprendere il mondo attraverso occhi diversi da quelli dell’ufficialità, dove i silenzi superano la verità.
Anche io spero in un mondo migliore e di dare sempre il massimo, seguendo l’esempio dei miei genitori e di quanti mi hanno preceduto. Forse non farò mai carriera, ma è certo che i miei ideali non sono in vendita; come il senatore Bob Kennedy, deploro questa insensata violenza che non ci permette di cogliere il senso pieno e ultimo della nostra esistenza, che non si può ridurre e banalizzare di continuo, mentre c’è qualcosa di Alto che è da sempre lì e ci aspetta.
Come giornalista a voi il mio totale apprezzamento, come cattolico la mia stima, come insegnante il mio rispetto.
Vi auguro buon lavoro.
Giuseppe Bonavita
Saleo
Continui pure a «usarci», prof. Bonavita. Da parte nostra continueremo «la nostra strada» con altrettanta «caparbietà», per difendere e proporre gli ideali del regno di Dio: giustizia, pace e frateità.
Complimenti di… autore
Caro Paolo,
sono riuscito finalmente a dare uno sguardo organico al mio articolo (dossier di febbraio 2007: «Vivere e sopravvivere in tempi di Inteet. Nuove tecnologie e sud del mondo, ndr). Debbo farti i complimenti per l’ottima qualità del lavoro redazionale. Avete impaginato e trattato il mio pezzo in modo mirabile. La tua rivista conferma la mia posizione per un giornalismo di qualità, con una grafica accattivante e raffinata, che non uccide il testo, ma anzi lo esalta. In quanto a presentazione e impaginazione del testo, è di gran lunga l’articolo più bello sul tema, tra tutti quelli che ho potuto vedere finora. Le immagini non sono mai state banali e ho visto che hai corredato il tutto con opportuni link e didascalie.
Mi è piaciuta molto soprattutto la titolatura che, oltre a essere efficace e attraente, denota anche una perfetta comprensione degli elementi davvero salienti del testo. Così come i sommari che hai scritto. Mi è piaciuta in particolare la doppia titolatura degli articoli: sei riuscito ad assegnare a ogni articolo un titolo accattivante pur mantenendo in background il vecchio titolo da me suggerito (più libresco).
Ho preso poi dei brani a campione per verificare il testo e non ho trovato alcun refuso.
Infine mi è piaciuta davvero molto la tua introduzione, che sottoscrivo in pieno per la lucidità e la lungimiranza della prospettiva. Inutile dire che hai fatto venire voglia anche a me di rinunciare al telefonino…!
Visto il risultato, mi piacerebbe avere il più alto numero possibile di copie della rivista, in modo da poter divulgare il dossier ogni volta che me ne capiti l’occasione.
GianMarco Schiesaro
Roma
Ringraziamo dei complimenti e ricambiamo di cuore, poiché il primo a meritarli è l’autore del dossier. E passiamo i complimenti anche alle nostre collaboratrici che hanno corretto le bozze nei vari passaggi e prove di stampa.
Troppo… bravi!
Carissima Redazione,
sono un vostro abbonato e leggo sempre con molto interesse la vostra rivista. Ho anche consigliato l’abbonamento a vari amici e amiche e ne ho fatto regalo ad altri. Finalmente mi è arrivato il numero di gennaio, con un mese di ritardo; mentre altri amici di Prato, anche loro abbonati, l’hanno ricevuto puntualmente.
Sono abbonato a 4 riviste missionarie e ogni tanto ne leggo anche altre, ma la vostra è fra quelle che più apprezzo. Grazie per il vostro lavoro, il vostro servizio, la vostra sensibilità, l’equilibrio: siete proprio bravi!
Carlo Faggi
Prato
Rivista… a ruba
Sto tenendo un corso di storia delle religioni presso l’Università popolare di Torino; ho portato copie della vostra rivista con il dossier sulle religioni (gennaio 2007) e sono andate a ruba… Grazie e complimenti per la lodevole iniziativa.
Piergiacomo Oderda
Torino
Ecologista anandro… sarà lei!
Egregio Direttore, da ragazzo sono vissuto a pane e… missionari della Consolata (padri Broggi, De Agostini e tanti altri che vivevano nella chiesa di san Matteo). Sono cattolico e ho il nonno materno di cui è in corso il processo di beatificazione.
Prossimo ai 65 anni, non posso essere tacciato di spirito polemico; ma non sono d’accordo con quanto pubblicato da Bellesi a pag. 3 del numero di febbraio 2007 (Occhio ai Poli, ndr), né in parte con quanto si legge alle pagine 53 e seguenti (articolo sugli inquinanti atmosferici nelle città, ndr).
Il fatto è che oggi si fa terrorismo, anche da parte dei media, parlando di cose di cui non si sa nulla, così per sentito dire e per egocentrismo. Il famoso antropologo Carapezza ebbe a dire che ci sono troppi «anandro ecologisti» (io dico che se ci fossero stati al tempo dei romani non avremmo il Colosseo e l’acquedotto).
Non sono i mari che si sollevano per lo scioglimento dei poli (mettete in un bicchiere cubetti di ghiaccio e acqua fino all’orlo: quando il ghiaccio si liquefarà il livello diminuirà e non traboccherà una goccia); è la terra che si rattrappisce! Vi accludo quanto detto dal prof. Zichichi.
Quanto alle polveri sottili apprezzo lo sfoggio di erudizione (troppo ridondante e magari in parte copiato), ma si dà il caso che il prof. U. Veronesi ha sostenuto, anche in tv, che sono irrilevanti per il tumore ai polmoni (Milano ha meno casi statistici di tale affezione rispetto a Torino). E le mascherine, con le quali tanti ridicolamente vanno in giro, non le fermano!
avv. Vittorio Cuccia – Palermo
Lasciamo la risposta (né polemica, né offensiva) agli autori dell’articolo, che scrivono né per sentito dire, né copiando, ma in base alla loro esperienza trentennale.
«La lettera dell’avvocato Vittorio Cuccia offre l’occasione per alcune utili precisazioni.
Il prof. Veronesi non ha detto che le polveri sottili non fanno male, ma che c’è di peggio nei cibi. Il problema non sta nelle polveri in generale, ma nella loro dimensione e composizione. Ad esempio, il prof. Veronesi ha lanciato l’allarme per le polveri di amianto, che sono cancerogene e che, notoriamente, fanno parte delle polveri sottili.
Sulle mascherine comunemente utilizzate l’avvocato ha ragione, servono solo per fermare le polveri grossolane, ma sono inutili per vapori, CO2, ecc.
Il prof. Zichichi non dice che l’uomo non può modificare il clima, ma che le attività dell’uomo possono influire sull’ambiente per una percentuale ipotizzabile fino al 10%, che è un valore sicuramente non trascurabile!
Il ghiaccio che si scioglie e che preoccupa è quello dei ghiacciai: l’acqua che si forma va a finire in mare e può aumentae il livello.
Infine, Torino è una delle città più inquinate d’Italia ed è quella dove si riscontra il maggior numero di tumori polmonari da amianto: se l’avvocato vuol venire a trovarci potrà rendersene conto di persona!
Non è terrorismo su cose di cui non si sa nulla, ma un’attenta analisi basata su dati scientifici incontestabili».
dr. Rosanna Novara e dr. Roberto Topino