Farla scomparire una volta per tutte
Malattie dimenticate (8): framboesia
Quarant’anni fa si pensava di averla sotto controllo e che appartenesse al passato. Ma la framboesia non è mai sparita e conta mezzo milione di casi nel mondo.
Un nome pressoché dimenticato per una malattia infettiva che sembrava scomparsa, ma che non lo era e ha ricominciato a diffondersi: framboesia (yaws in inglese). Deriva dalla parola francese framboise, per l’aspetto delle manifestazioni sulla pelle caratteristiche di questa infezione, che ricordano il lampone: colore rosso vivo e superficie irregolare.
I numeri non sono altissimi: per quanto le stime non possano essere precise, oggi nel mondo sarebbero circa 500 mila le persone con questa infezione. Cinquecentomila casi, però, di una malattia che 40 anni fa si pensava di avere sotto controllo.
ANCORA UNA VOLTA INFANZIA E POVERTA’
La framboesia è una malattia infettiva causata da un batterio, di nome Treponema pertenue, che appartiene alla stessa famiglia del batterio responsabile della sifilide (il Treponema pallidum); al contrario di quest’ultima però, non è una malattia venerea. I treponemi della framboesia si trovano principalmente nella pelle: le lesioni ulcerative della cute ne sono piene e il passaggio del batterio avviene a seguito del contatto pelle contro pelle o attraverso lesioni per traumi, escoriazioni eccetera. La malattia è diffusa soprattutto fra i bambini, al di sotto dei 15 anni di età, che rappresentano i due terzi dei malati; la fascia di età con un maggior numero di casi è fra i 6 e i 10 anni.
Dal punto di vista climatico e geografico, la si trova diffusa soprattutto in ambienti caldi, umidi, nelle aree tropicali di Africa, Asia e America Latina, in particolare nelle comunità povere, nelle zone rurali, che vivono in condizioni di sovraffollamento e con scarsa igiene e inadeguato apporto di acqua.
CICATRICI E INVALIDITA’
L’infezione da Treponema pertenue coinvolge in particolare la pelle e le ossa. Una volta che il batterio è arrivato nell’organismo, a seguito del contatto diretto con la pelle di una persona infetta, dopo circa 2-4 settimane si forma una lesione nel punto di ingresso. La ferita iniziale è piena di treponemi e, dopo 3-6 mesi, va incontro a una cicatrizzazione naturale. Se il paziente non viene curato, compaiono in seguito numerose lesioni in tutto il corpo e possono manifestarsi dolori e lesioni alle ossa.
Nello stadio più avanzato della malattia, dopo 5 anni circa dall’infezione iniziale, il paziente può avere conseguenze invalidanti al volto (che può rimanere sfigurato), alle ossa, alle mani e ai piedi. Raramente la framboesia è causa di morte, ma in assenza del trattamento appropriato (che prevede un’unica iniezione di un antibiotico economico ed efficace, e le ricadute con ripresa della malattia sono rare), un paziente su dieci riporta le conseguenze invalidanti prima accennate, per la distruzione di pelle e ossa causata dall’infezione, con deformità in particolare di gambe, naso, palato e mascella.
TORNATA DALLA CENERI
Fra il 1950 e il 1970, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef) hanno portato avanti una campagna per il controllo della framboesia in 46 Paesi. Grazie a quella campagna, sono stati raggiunti con la terapia 50 milioni di persone e nel 1970 la prevalenza della malattia era crollata del 95%.
Il successo ottenuto in 20 anni ha ridotto il controllo sulla presenza e diffusione di questa infezione. Negli anni ‘70, riporta l’Oms, sono stati smantellati i programmi verticali indirizzati alla eliminazione della framboesia e le iniziative contro questa malattia sono state incluse nelle altre attività di sanità di base. Piano piano si è arrivati a un’attenzione sempre minore nei confronti della framboesia che, alla fine degli anni ‘70, è tornata a far parlare di sé.
Gli sforzi compiuti negli anni ‘80, soprattutto nell’Africa occidentale, sono falliti nel giro di pochi anni, per una mancanza di volontà politica e di risorse insufficienti; dal 1995 si sono rinnovati gli sforzi per eliminare la framboesia in diverse zone del mondo, ma senza un cornordinamento globale degli interventi.
Attualmente non è noto il numero esatto di casi di framboesia in tutto il mondo, perché in molti paesi, a partire dal 1990, non è prevista la segnalazione dei casi. Secondo una valutazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, negli anni ‘90 la prevalenza globale, cioè il numero complessivo di persone con questa malattia, era pari a 2 milioni e mezzo, delle quali 460 mila nuove infezioni.
Nonostante non sia possibile sbilanciarsi su una cifra di diffusione attuale, vengono segnalati ogni anno 5 mila nuovi casi di infezione nel Sudest dell’Asia, e in particolare in Indonesia (4 mila casi) e Timor Est (mille casi), cui si aggiungono pochi casi in India.
Inoltre, anche se non si hanno resoconti precisi, la framboesia dovrebbe essere ancora presente in alcuni paesi dell’Africa subsahariana e nelle regioni del Pacifico occidentale: nel 2005 sono stati segnalati circa 26 mila casi in Ghana e 18 mila in Papua Nuova Guinea. Infine, non si sa quanti siano i casi di questa malattia nelle Americhe.
CON RINNOVATO VIGORE
Le caratteristiche della framboesia ne fanno una malattia che può scomparire dalla faccia della terra. Secondo gli esperti, come riportato dall’Oms, può essere controllata ed eliminata perché si tratta di un’infezione che interessa solo gli esseri umani (non vi è un passaggio attraverso gli animali), e la sua diffusione è ormai limitata a poche zone nel mondo, focolai localizzati dove programmare e mettere in atto interventi mirati. Inoltre, è disponibile un trattamento efficace, che prevede una singola iniezione di antibiotico: in questo modo non solo si ottiene la guarigione dei malati, ma viene anche bloccata la trasmissione del Treponema pertenue da una persona all’altra.
Infine, la diagnosi clinica è facile con un minimo di formazione del personale sanitario e le esperienze del passato in diversi paesi, e più di recente in India, hanno dimostrato che quella dell’eliminazione è una strada percorribile con successo.
A fine gennaio 2007, l’Organizzazione mondiale della sanità, con un comunicato, ha richiamato l’attenzione sulla framboesia, sottolineando come stia riemergendo nei contesti poveri e nelle popolazioni isolate di Africa, Asia e Sudamerica.
Lorenzo Savioli, direttore del dipartimento dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle «Malattie tropicali dimenticate», ha sottolineato come sia inaccettabile la persistenza nel ventunesimo secolo di questa malattia infettiva, per la quale è disponibile una terapia non costosa ed efficace.
Ritornano dunque, ad anni di distanza dalla campagna del 1950, gli sforzi per eliminare la framboesia e le sue devastanti conseguenze, trattando tutti i casi di malattia e le persone che ne sono venute a contatto, interrompendone così la trasmissione e prevenendo le possibili complicanze invalidanti.
L’obiettivo complessivo è quello di ridurre al minimo la sofferenza e le conseguenze socioeconomiche della framboesia nelle popolazioni ove è presente, incoraggiati in questo dai successi ottenuti in India in tempi recenti. Nel Sudest dell’Asia è stato messo come termine per l’eliminazione della malattia il 2012, in particolare in India, Indonesia e Timor Est; inoltre, si stanno confrontando sul tema i paesi dove la framboesia è ancora diffusa, per sviluppare una strategia globale che si spera porti al successo, come quarant’anni fa.
«Una volta per tutte», però, conclude il comunicato dell’Oms. Senza riabbassare la guardia.
Valeria Confalonieri