Davanti alla Tv, felicemente inebetiti

Qualche conclusione

2 marzo 2007, ore 15.00, in tv c’è Maria – I Simpson, il cartone quotidiano sulla famiglia «modello» statunitense, sono appena terminati portandosi dietro la loro dissacrante ironia sui vizi e le virtù di un intero popolo. Il tasto del telecomando scivola per sbaglio su un altro programma Mediaset molto quotato: Uomini e donne, condotto da Maria De Filippi. Un universo si schiude davanti a noi!
La scena ci appare così: due file di poltrone ospitano un pubblico composto da donne di mezz’età, tutte con i capelli biondi tinti e i vestiti «trendy». È il «coro greco»‚ de Roma. Al centro del palcoscenico se ne stanno, uno a fianco all’altro, tre maschietti palestrati, truccati e abbronzati in stile solarium. Sono gli «eroi». Dalla parte opposta, uno stuolo di belle figlie del popolo, le «villane» disperatamente innamorate e alla ricerca del fidanzato ideale.
Gli elementi della tragedia… italica ci sono tutti: il tono, nient’affatto solenne, scende nello slang buzzicone. La «lotta tra bene e male» è trasformata in battaglia per conquistare er coatto di tuo. La «catarsi» degenera in cagnara accusatoria: il coro di biondone attempate urla insulti ai ragazzotti muscolosi e narcisisticamente truccati, le vergini in trepida attesa si trasformano anch’esse in borgatare sbercianti. Una vera scenetta appassionante e liberatoria (nel senso che, dopo cinque minuti, una persona normale dovrebbe cambiare canale, tirando un sospiro di sollievo).
Ma veniamo alla piéce teatrale così come ci appare. I tre giovani uomini (bellocci) se ne stanno seduti ostentando i loro muscoli. Le fanciulle (belline) li guardano adoranti (ammiccando alle telecamere): «Sei bello, ti voglio conoscere», dice una a quello seduto in mezzo agli altri due; «Quanto sei figo, voglio frequentarti», gli dice un’altra; «Quanto mi piaci, sono venuta su dalla Calabria per vederti». Il prescelto, da buon galletto, non sa chi scegliere, fa il prezioso, il capriccioso. Gli altri due ragazzi si arrabbiano, perché «le ragazze sono tutte per lui». Il coro di madame inizia a inveire, a insultarlo. La De Filippi cerca di mediare; le giovani si inviperiscono perché lui le osserva «solo dal punto di vista fisico e non lascia trasparire la personalità di ciascuna». Insomma, un mercato all’ora di punta. Uno spettacolino costruito sul niente. Anzi, sul vuoto totale. L’amore, i sentimenti, la ricerca del fidanzato/a qui non c’entrano nulla, e neanche i rapporti tra «uomini e donne». C’entra la messa all’asta televisiva di carne umana, di facce, tette, muscoli e sederi. C’entra la pornografia, la perdita di ogni senso della misura e del pudore. C’entra la spazzatura.
La sintesi: 30 anni di «femminismo» buttati via grazie a un gruppetto di aspiranti veline pronte a prostituirsi pur di mettersi in mostra. Chi scrive e organizza questo zoo trash mira in basso, pensa a non far accendere il cervello.

Le ragazze «cin cin» – «Cin cin – cin cin assaggia e poi mi dici – cin cin, cin cin diventeremo amici…». Era la sigletta cantata dalle «ragazze cin cin» di Colpo Grosso, una delle prime trasmissioni a sfondo erotico, mandata in onda alla fine degli anni ’80 su Italia 7 e condotta da Umberto Smaila. Fece gran concorrenza ai programmi della Rai e di Mediaset.
Lo studio di Colpo Grosso era una sorta di sala scommesse: chi vinceva faceva svestire le «mascherine«, maschi e femmine. Poi, nel programma vennero inserite le ragazze «portafortuna» o «ragazze cin cin» usate per alcuni giochi e per eseguire gli «stacchetti» con tanto di strip tease.
Il format, vincente, venne acquistato da Svezia, Germania, Spagna e Brasile. Insomma, divenne un programma di successo nazionale e internazionale.
Colpo Grosso fece da apripista a tutte la spazzatura a sfondo commerciale-sessuale-antifemminile mandata in onda da allora in poi. Una vera vittoria per la tv italiana…
Se a quei tempi fece un po’ di scandalo e rivoluzionò il «varietà« nostrano con tette e sederi come madre natura li aveva fatti, ora tutte le sere e su tutti i canali Rai e Mediaset possiamo trovare «stacchetti» di veline, di corpi mercificati e esposti alle telecamere, programmi pseudo-culturali o di informazione che fanno scempio di ogni valore e intelligenza umana, fiction insulse con attori che non hanno mai imparato a recitare, telefilm comprati a chili dagli scarti americani, cartoni giapponesi intrisi di cattiverie e violenza, e così via.

«Ma perché te la prendi?» – Abbiamo scritto, nelle pagine di questo dossier, che i nostri figli (io ne ho 2) stanno crescendo di fronte a questa tv, usata come baby-sitter per tutte le stagioni, nutrendosi delle schifezze vomitate dal tubo catodico. Schifezze che livellano verso il basso ogni velleità intellettuale, ogni possibilità di far buon uso della ragione, del cervello; che insegnano a diventare indolenti, che anestetizzano di fronte ai problemi nazionali e inteazionali. Che tengono incollati davanti allo schermo a guardare, felicemente inebetiti, Sanremo sapendo che, per strapagare Baudo e la Hunziker e i loro ospiti, il governo ha emendato una legge che poneva un tetto ai cachet televisivi. Quello stesso governo che ha introdotto nuovi ticket, mentre le scuole hanno i banchi rotti e i laboratori di chimica e di informatica e di inglese e di biologia non funzionano perché non ci sono soldi… Quello stesso governo che per rifinanziare la missione di guerra in Afghanistan (approvata da destra-centro-sinistra insieme), potrebbe levarci altri servizi pubblici o per pagare l’inutile, dannosa e costosissima Alta Velocità, potrebbe ipotecare i Tfr dei lavoratori… Da bravi spettatori addormentati non ci accorgiamo che stanno facendo a pezzi il nostro presente, il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti e pronipoti…
«Massì, dài, perché te la prendi? In tv danno il Grande Fratello!».

Angela Lano

Angela Lano