Internet, ma non per tutti
Lavoro da diversi anni per una Organizzazione non governativa (Ong).
Siccome mi occupo di informatica, molti sono convinti che il mio lavoro
consista nel portare le nuove tecnologie nei paesi più poveri. Qualcuno
ne ricava motivi di entusiasmo, qualcun altro di sospetto.
I primi sono abbastanza facili da identificare: i loro discorsi
contengono immancabilmente elogi sperticati a quella grande
«rivoluzione tecnologica» che il Nord ha già sperimentato e che il Sud,
presto o tardi, potrà godere. Agli apprezzamenti seguono, quasi sempre,
proposte di pacchetti tecnologici «chiavi in mano», pronti per essere
esportati nel Sud. A costoro rispondo che i poveri non sanno che
farsene di tecnologie di punta, soprattutto se sono state ideate e
prodotte nei laboratori occidentali. Cercherò di spiegae il motivo
nella prima parte (Per una tecnologia dal volto umano) di questo
dossier, percorso da una domanda di fondo: come coniugare i supposti
benefici della società dell’informazione con quelli di un autentico
sviluppo umano?
I critici del mio lavoro, invece, sono più sfuggenti, ma non meno
categorici: la mia attività consisterebbe nel colonizzare i paesi del
Sud e nel soddisfare bisogni inesistenti: il Sud del mondo avrebbe
bisogno di medicine, di acqua e di scuole piuttosto che di informatica.
A costoro rispondo che hanno perfettamente ragione, ma che hanno
dimenticato due bisogni vitali: l’informazione e la comunicazione.
Nella seconda parte (L’informazione? Oligopoli e nuove povertà), grazie
a una rapida carrellata storica, cercherò di mostrare il faticoso
processo con cui la comunità internazionale ha preso coscienza dello
squilibrio mondiale nell’informazione e nella comunicazione,
presentando le svariate proposte – a volte brillanti, molto più spesso
fallimentari – che sono state poste in atto per arginare lo squilibrio.
Tuttavia, ci sono domande a cui è più complicato rispondere. Provengono
talvolta dagli stessi abitanti dei paesi poveri, che chiedono a gran
voce di non rimanere esclusi da quegli spazi di comunicazione, di
crescita umana e di democrazia che la rete per eccellenza, internet,
sta rendendo possibile. Per loro è già stato coniato il termine
«infopoveri» e si profila una minaccia del tutto inedita, indicata con
il nome di «divario digitale». Quali ne sono le caratteristiche? Come
riconoscere le forme di esclusione nella Rete? A coloro che non si
stancano di porre domande come queste, è rivolta la terza parte (Se New
York vale l’Africa) di questo dossier.
Banda (larghezza di banda) – È la capacità
di trasmettere le informazioni: maggiore è la «larghezza di banda», più
veloce è la trasmissione. La cosiddetta «banda larga» permette l’invio
di segnali complessi, come quelli multimediali.
Browser – Programma di visualizzazione di contenuti, utilizzato per navigare nel web.
Codice sorgente – È un insieme di istruzioni scritte in un linguaggio di programmazione, in grado di far funzionare un programma.
Cyberspazio – Termine coniato dallo
scrittore di fantascienza William Gibson: è usato per fare riferimento
allo spazio formato dalla totalità dei documenti e dei servizi resi
disponibili in Rete.
Database – Raccolte di dati strutturati in modo da compiere ricerche logiche al loro interno e svolgere elaborazioni automatiche.
Dominio (nome di) – Nome utilizzato per identificare la posizione
elettronica e talvolta geografica di un computer. I nomi di dominio
hanno sempre due o più parti, separate da punti: quella a sinistra è la
più specifica e la parte a destra la più generale (i suffissi
statunitensi come .com, .org, .edu, .net, eccetera, o dei paesi come
.it).
E-commerce (e-business) – Si tratta di transazioni commerciali condotte a distanza attraverso la Rete.
Filtro – Software che permette di
effettuare, per esempio tramite parole chiave, una scelta dei contenuti
internet accessibili all’utente.
Hacker – Termine di uso comune per
identificare una persona con competenze tecniche tali da poter
penetrare nei sistemi informatici protetti. Coloro che si definiscono
«hacker», in realtà, operano in base a un rigoroso codice etico, il cui
principio fondamentale è quello di liberare il flusso della
comunicazione informatica e abbattee le barriere, differenziandosi
così dai pirati informatici, che vengono definiti «crackers».
Hardware – In un computer indica la
macchina, la componentistica fisica in opposizione al software (che
indica i programmi, la parte logica).
Inteauta (cybeauta) – Utente che naviga nei «mari» di internet.
Inteet Caffè (Cybercaffè) – Locale pubblico dotato di computer che consentono agli avventori di navigare in internet.
Modem – Dispositivo hardware che converte i dati informatici per la trasmissione degli stessi sulle linee telefoniche.
Motore di ricerca – Programma
raggiungibile attraverso la Rete e in grado di indicizzare e fornire su
richiesta dell’utente informazioni presenti su internet; strumento
indispensabile per effettuare una corretta e rapida navigazione.
Multimediale – Indica l’integrazione, su uno stesso supporto, di dati di diversa natura: testi, suoni, immagini.
Nodo – Singolo computer direttamente connesso alla Rete.
Provider (Inteet Access Provider) – Foitore di accesso a internet, società che fornisce collegamenti con internet.
Rete (la) – Sinonimo di internet.
Sistema operativo – Programma che controlla la maggior parte delle funzioni base di un computer.
Standard – Insieme di regole o di
specifiche che riguardano la progettazione di dispositivi informatici.
Possono essere di due tipi: gli «standard proprietari» sono quelli
proposti dalle società a pagamento, gli «standard aperti» sono quelli
resi pubblici e messi a disposizione di chiunque.
Telematica – Fusione delle parole
informatica e telecomunicazioni; indica l’insieme delle trasmissioni di
dati tra computer attraverso linee telefoniche o reti.
Word processor – Programma di scrittura che permette la composizione di testi.
GianMarco Schiesaro
Laureato in ingegneria elettronica presso l’Università di Padova, ha
poi conseguito il Master in Cooperazione allo sviluppo presso la
European School of Advanced Studies dell’Università di Pavia.
Successivamente, ha approfondito il tema del rapporto tra tecnologie e
formazione conseguendo il Master in Computer Mediated Communication
presso l’Institute of Education dell’Università di Londra.
Lavora da alcuni anni nel mondo della cooperazione internazionale,
occupandosi presso il Vis (Volontariato internazionale per lo sviluppo)
dei progetti di e-leaing nei paesi in via di sviluppo, in particolare
in Albania, Kosovo e Libano. È inoltre direttore del «Centro di
formazione per lo Sviluppo umano» del Vis, attivo nella formazione
online sui temi della cooperazione, della globalizzazione e dei diritti
umani.
Da alcuni anni si interessa della divulgazione delle tematiche relative
al «digital divide». Nel corso del 2003 è stato rappresentante della
società civile presso il ministero degli Esteri in vista della
partecipazione al Vertice mondiale delle Nazioni Unite sulla Società
dell’Informazione. Ha collaborato con il secondo canale della Radio
svizzera italiana per la realizzazione di alcuni servizi radiofonici
sul tema del divario digitale.
Cura infine il modulo di «Cooperazione allo sviluppo» presso il Master
in Educazione alla pace dell’Università di Roma Tre ed è docente del
corso: «Mass media e paesi del Sud del mondo». Ha pubblicato:
• La sindrome del computer arrugginito, Nuove tecnologie nel Sud
del mondo tra sviluppo umano e globalizzazione, SEI, Torino 2003
• Formazione online e mondialità, all’interno del volume Tecnologie per
la didattica (a cura di Davide Parmigiani), Franco Angeli Editore,
Milano 2004.
Introduzione e cornordinamento di Paolo Moiola.
GianMarco Schiesaro