TAV – approfondimento geologico
LA SOLA CERTEZZA È… L’INCERTEZZA
Francesi contro valsusini?
No, perché non si possono paragonare territori tanto diversi.
Sondaggi sicuri? Occorrerebbe perforare tutto il massiccio d’Ambin.
No, il Tav non supera l’esame di geologia.
Nei tanti articoli giornalistici e nelle dichiarazioni di politici e amministratori regionali e nazionali si porta spesso l’esempio della Francia, come se i francesi fossero i buoni che accettano le grandi opere e di conseguenza il progresso. Il contrario delle popolazioni della Val Susa…
"I due territori sono molto diversi fra loro: anche solo la densità di popolazione è inconfrontabile. Inoltre, a livello di conformazione orografica i due versanti differiscono: la Valle di Susa è stretta, mentre la parte francese è costituita da valli più aperte. Un’opera del genere, da noi, ha un impatto ambientale e sociale di notevole entità. Non dimentichiamoci che la Valle di Susa è già densamente antropizzata, per ragioni storiche legate alla sua conformazione di “corridoio”: vi passano 2 strade statali, un’autostrada, una ferrovia, un elettrodotto (il potenziamento del quale è in corso di progetto)".
Affrontando il discorso della conformazione geologica dei massicci che il tracciato Tav dovrebbe attraversare, tecnici e politici parlano di “strati rocciosi diversi” e affermano che il tunnel potrebbe passare in quelli dove non vi sia presenza di amianto-uranio. Lei che ne pensa?
"Sarebbe possibile, se ci trovassimo in terreni sedimentari, ma le sequenze attraversate dalle gallerie non si presentano a strati, trattandosi di rocce metamorfiche. Come tali, sono piegate, fagliate e deformate più e più volte. Nel momento in cui si scava una galleria della lunghezza annunciata e nella complessa situazione del massiccio d’Ambin, non si sa che cosa si andrà a trovare. Il grado di incertezza, in terreni geologicamente così complessi, è sempre elevato. I dati preliminari saranno foiti dalla realizzazione delle gallerie di prova, ovvero dai sondaggi, eseguiti prima di procedere allo scavo principale, con il fine di conoscere la situazione geologica, strutturale, geotecnica, nonché di sicurezza. Ricordiamoci che i sondaggi vengono effettuati anche in situazioni geologiche “semplici”, ma sempre nell’ambito dello stretto necessario, visti i costi elevati che comportano. Ricordiamoci che le fibre di amianto non sono riconoscibili ad occhio nudo, per una banale questione di dimensioni (ovvero qualche millesimo di millimetro), così come non lo è la radioattività di un minerale… E ricordiamoci, ancora, una delle malattie storiche legate alla manipolazione di rocce cristalline (come appunto quelle tipiche del massiccio d’Ambin): la silicosi. Per quanto riguarda la tutela della popolazione, quindi, ritengo difficile che le tecniche di aspirazione esistenti, le evidenti necessità di contenere i costi economici e le “prassi” mediamente adottate nella gestione dei cantieri, riescano a garantire i requisiti di sicurezza. Per tutto questo, non è una questione di “strati rocciosi diversi”".
Tra le tecniche di sicurezza proposte compare quella di “bagnare la galleria” per non fare sollevare le eventuali polveri di amianto o uranio.
Ride e poi risponde: "E quindi di trasferire il problema da un’altra parte? Bagnare la roccia, secondo me, non ha senso: se si portano fibre di amianto in acqua, quando questa evapora, sono di nuovo libere".
Mi sembra di capire che, a suo avviso, non ci sono i pre-requisiti per un lavoro in sicurezza…
"Esatto".
Una risposta lapidaria…
"Non c’è scampo. Manca la fattibilità tecnica ed economica per procedere in sicurezza".
Ma come la mettiamo con tutte le rassicurazioni di cui ci parlano, di nuovo, politici ed esperti delle amministrazioni favorevoli all’opera?
"Non sono avvalorate da serie ricerche scientifiche. Nella geologia, il grado di incertezza è sempre molto alto, perché parliamo di profondità della terra, di “luoghi che non si vedono”. Riuscire a dare delle certezze in questa materia vuol dire raccontare per forza delle bugie. O si perfora tutto il massiccio d’Ambin per l’intero tracciato e si esegue un enorme numero di sondaggi, che eleverebbero i costi alle stelle (perché i carotaggi in rocce cristalline sono costosissimi) oppure si rimane con un grado di incertezza elevatissimo. È dunque più saggio ammettere che esiste questo altissimo livello di incertezza, piuttosto che dichiarare, non realisticamente, che la salute dei cittadini non verrà messa in pericolo".
Nonostante la grande quantità di articoli giornalistici sul problema Tav, di tutto ciò si parla ben poco. Come mai?
"Esiste una questione di ordine economico: quando un’opera si “deve” fare, si procede anche se comporta costi ambientali, sociali, umani, finanziari enormi. Le ragioni politiche ed economiche superano quelle della logica e della scienza. In Italia, a differenza della Francia, abbiamo un modo opposto di affrontare i progetti: la Francia ha una fase progettuale lunghissima e una di realizzazione molto breve; l’Italia, il contrario. Per riuscire a far passare questi progetti contro la volontà delle popolazioni locali (perché non vengono investiti sufficienti fondi negli studi e nelle ricerche sulle condizioni delle opere), il modo migliore è quello di negare i problemi o di presentarli come facilmente risolvibili. È l’unica strada per tacitare le opposizioni".
Quanto lei afferma è estremamente allarmante. Sembra di essere nelle mani di gente senza scrupoli…
"Credo che sia proprio così".
(intervista a cura di Angela Lano e Paolo Moiola)
a cura di Angela Lano e Paolo Moiola