CUSTODI DEL CREATO

L’interesse per l’ambiente come parte dell’impegno cristiano quotidiano

Dalla celebrazione della prima «Giornata per la salvaguardia e la difesa del creato», istituita dalla Conferenza episcopale italiana, giungono segnali importanti di un rinnovato interesse del mondo cattolico ai temi della difesa dell’ambiente. Una materia che può essere affrontata efficacemente
se inserita nell’ambito più generale della giustizia
e della pace.

Il 1° settembre scorso, per iniziativa della Conferenza episcopale italiana (Cei), si è celebrata la prima «Giornata per la salvaguardia e difesa del creato». Il 27 ottobre è ricorso il 20° anniversario dello storico incontro interreligioso per la pace, convocato ad Assisi da Giovanni Paolo ii. Due eventi recenti e importanti che stimolano alcune riflessioni: quanto interesse reale suscitano nell’opinione pubblica e fra i credenti i temi della pace e della tutela dell’ambiente? E quali legami uniscono questi due temi fra di loro?
Stando al risalto che vi riservano i mezzi di comunicazione di massa, gli argomenti che coinvolgono maggiormente l’opinione pubblica sono: politica, economia, sicurezza, calcio e… «gossip». Altri temi salgono alla ribalta soltanto se strumentalizzabili ai fini di un’informazione spettacolarizzata ed emotiva. La promozione della pace e la tutela dell’ambiente rientrano in questa categoria. La prima si riduce a mera cronaca di tragiche vicende belliche (ma solo quelle che coinvolgono gli interessi geopolitici ed economici del mondo ricco) o di manifestazioni pacifiste, specialmente per stigmatizzae il carattere contraddittorio ogni qual volta queste assumano tratti tutt’altro che pacifici.
Della tutela dell’ambiente ci si occupa solo in caso di disastri naturali di grande portata, ma senza spiegare a sufficienza come e quanto essi siano conseguenze di scelte e attività umane.
Fortunatamente esistono anche minoranze di cittadini che, per specifica attività professionale o per sensibilità individuale, si dedicano con passione ai temi della difesa della pace e dell’ambiente. Questo fattore, di per sé positivo, potrebbe però indurre la collettività a intendere le due questioni esclusivamente rivolte agli «addetti ai lavori».
E che dire riguardo all’atteggiamento dei cattolici in merito a questo problema?
Nella quotidianità delle nostre parrocchie – oltre alla cura della propria vita spirituale, auspicabile e non derogabile presupposto di ogni cammino di fede – gli impegni più concreti sono rappresentati da catechesi, carità e accoglienza. Molto più sporadica è invece l’attenzione rivolta a un impegno costante e non estemporaneo sui temi ambientali e della convivenza pacifica.
Premesso che chi è credente sarebbe sempre tenuto a preoccuparsi anche per le sorti e le sofferenze degli altri popoli e nazioni che abitano la terra, è pur vero che la lontananza «fisica» da persone ed eventi contribuisce a creare anche una certa lontananza «spirituale».
Limitandoci alle problematiche ambientali, queste considerazioni sono da tempo all’attenzione della chiesa cattolica nei suoi vari livelli: di gerarchia, di singoli esponenti, di piccole comunità e associazionismo; e sono già stati molteplici gli interventi sull’argomento.
Sorprenderebbe fosse vero il contrario. La terra è oggi l’unico pianeta conosciuto sul quale vi sono condizioni favorevoli per la vita umana, ma non solo! Conoscenze e capacità tecnologiche attuali pongono in mano all’umanità la scelta di continuare a mantenere ospitale la propria «casa» o di ridurla ad un’arida distesa rocciosa, avvolta da gas velenosi. I termini della questione, dalla quale dipendono la qualità della vita delle generazioni presenti e la possibilità di sopravvivenza per quelle future, evidenziano che la tutela dell’ambiente naturale debba obbligatoriamente diventare un tema di ordine etico e antropologico di interesse generale.

L’istituzione formale di una giornata dedicata alla salvaguardia del creato è perciò molto significativa; così pure l’invio della «Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace» a «dare adeguato risalto alla “giornata” nella vita delle diocesi e delle comunità». È una presa di posizione di rilievo, perché qualifica l’impegno dei credenti sensibili a questi temi, dando la stessa dignità riservata a chi si dedica ad altri servizi.
Il titolo della giornata «Dio pose l’uomo nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Genesi 2,15), invita l’umanità ad assumere un atteggiamento ben diverso da quello dello sfruttamento indiscriminato delle risorse e dell’incuria del creato. È, anzi, uno stimolo a farci co-responsabili della creazione, prendendolo in custodia e impegnandosi affinché i nostri sforzi nei confronti dell’ambiente si orientino verso il bene comune.
Ma in qual modo l’invito ad attivarsi nella collaborazione alla creazione divina si lega all’impegno per la pace? La risposta è suggerita dal messaggio di Giovanni Paolo ii per la «Giornata mondiale della Pace» del 1° gennaio 1990:  «Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato».
Nel  documento è riaffermata l’importanza della «questione ecologica», con le sue implicanze etiche e sociali; è evidenziata la necessità di un impegno dei cristiani a promuovere atteggiamenti più maturi e responsabili nel rapporto con il creato, collegando strettamente l’«ecologia dell’ambiente» a quella che lo stesso papa definiva «ecologia umana».
In tale messaggio viene spiegato lo stretto legame esistente tra difesa dell’ambiente, pace e giustizia, umana e divina. Papa Wojtyla avvertiva la crescente consapevolezza che la pace mondiale è minacciata, oltre che dalla corsa agli armamenti, conflitti regionali e  ingiustizie planetarie, anche dalla mancanza del dovuto rispetto per la natura, dal disordinato sfruttamento delle risorse e dal progressivo deterioramento della qualità della vita. Situazione che genera precarietà, insicurezza, egoismo collettivo, accaparramento e prevaricazione. Secondo il papa, non si può continuare a usare i beni della terra come nel passato, ma si deve lavorare per la maturazione di una coscienza ecologica che trovi adeguata espressione in programmi e iniziative concrete. Molti valori etici sono direttamente connessi con la questione ambientale e l’interdipendenza delle molte sfide del mondo odierno conferma l’esigenza di soluzioni cornordinate, basate su una coerente visione morale del mondo.
Per il cristiano questa visione poggia sulle convinzioni religiose attinte alla rivelazione. All’uomo e alla donna Dio affidò tutto il resto della creazione, poi poté riposare «da ogni suo lavoro» (Genesi 2, 3). Quando si discosta dal disegno di Dio creatore, l’uomo provoca un disordine che inevitabilmente si ripercuote sul resto del creato. Se l’uomo non è in pace con Dio, la terra stessa non è in pace:  «Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue, insieme con gli animali della terra e con gli uccelli del cielo; perfino i pesci del mare periranno» (Osea 4, 3).
L’esperienza di tale «sofferenza» della terra è comune anche a coloro che non condividono la fede in Dio. Infatti, sono evidenti le crescenti devastazioni causate nel mondo della natura dal comportamento degli uomini indifferenti alle esigenze  dell’ordine e dell’armonia che lo reggono.
Che la crisi ecologica sia un problema morale lo rivela, in primo luogo, l’applicazione indiscriminata dei progressi scientifici e tecnologici. Si è già constatato che talune scoperte in ambito industriale e agricolo producono, a lungo termine, effetti negativi, evidenziando come ogni intervento in un’area dell’ecosistema si ripercuote in altre aree e sul benessere delle future generazioni.
Ma il segno più profondo e grave delle implicazioni morali insite nella questione ecologica è la mancanza di rispetto per la vita. La si avverte in molti comportamenti inquinanti: quando le ragioni della produzione prevalgono sulla dignità del lavoratore e gli interessi economici precedono il bene delle singole persone, se non addirittura quello di intere popolazioni.
Infine destano profonda inquietudine le formidabili possibilità della ricerca biologica. In un settore così delicato, l’indifferenza o il rifiuto delle norme etiche fondamentali portano l’uomo alla soglia stessa dell’autodistruzione. È il rispetto per la vita e la dignità della persona umana la fondamentale norma ispiratrice di un sano progresso economico, industriale e scientifico.
Nonostante la complessità del problema, vi sono alcuni principi basilari che possono indirizzare la ricerca verso idonee e durature soluzioni. Sono principi essenziali per costruire una società pacifica, in cui non è possibile ignorare il rispetto per la vita e l’integrità del creato.
Ma non si otterrà il giusto equilibrio ecologico, se non saranno affrontate direttamente le forme strutturali di povertà esistenti nel mondo e l’altra pericolosa minaccia che ci sovrasta: la guerra.
La scienza modea è già capace di modificare l’ambiente con intenti ostili; tale manomissione può avere nel tempo effetti imprevedibili e ancora più gravi. Nonostante accordi inteazionali lo proibiscano, nei laboratori continua la ricerca per lo sviluppo di nuove armi per la guerra chimica, batteriologica e biologica.
Ogni forma di guerra su scala mondiale causa di per se stessa incalcolabili danni ecologici; ma anche le guerre locali o regionali, oltre a distruggere vite umane e strutture delle società, danneggiano la vegetazione e avvelenano i terreni e le acque. I sopravvissuti alla guerra si trovano nella necessità di iniziare una nuova vita in condizioni naturali molto difficili, che creano a loro volta situazioni di grave disagio sociale, con conseguenze negative anche di ordine ambientale.
Oggi, quindi, la questione ecologica ha assunto dimensioni tali da coinvolgere la responsabilità di tutti, cornordinando gli sforzi per stabilire doveri e impegni dei singoli e dell’intera comunità internazionale. Tutto questo, non solo si affianca ai tentativi di costruire la vera pace, ma li conferma e li rafforza.
Inserendo la questione ecologica nel più vasto contesto della ricerca della pace nella società umana, ci si rende meglio conto di quanto sia importante prestare attenzione a ciò che la terra e l’atmosfera ci rivelano: nell’universo esiste un ordine che deve essere rispettato; la persona umana, dotata della possibilità di libera scelta, ha una grave responsabilità per la conservazione di questo ordine, anche in vista del benessere delle generazioni future. La crisi ecologica è un problema morale.
Anche gli uomini e le donne senza particolari convinzioni religiose, per il senso delle proprie responsabilità nei confronti del bene comune, riconoscono il dovere di contribuire a risanare l’ambiente. A maggior ragione, coloro che credono in Dio creatore, e quindi sono convinti che nel mondo esiste un ordine ben definito e finalizzato, devono sentirsi chiamati a occuparsi del problema.
I cristiani, in particolare, avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del creatore sono parte della loro fede. 

Giovanni Guzzi

Giovanni Guzzi

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