Orgoglio africano

Il personaggio (2): Aminata Traoré

Aminata Traoré è uno dei personaggi storici del Forum Sociale Mondiale. Da Porto Alegre a Mumbai e finalmente qui, nel «suo» Mali. Donna, africana, ex ministro della cultura, Aminata sprigiona una grande energia, e allo stesso tempo ispira saggezza e rispetto. Con la sua associazione Foram, si batte da anni per un’alternativa tutta africana alla globalizzazione e anche per questo è tra gli organizzatori del Fsm policentrico di Bamako. Le abbiamo posto qualche domanda.

Qual è la sua impressione su questo Forum e che lezioni si possono dedurre per la preparazione di quello di Nairobi?
Penso che abbia il merito di essersi svolto, il che è una buona cosa per l’Africa. Ha mostrato che i problemi africani non hanno nulla di così specifico all’Africa nell’epoca della globalizzazione. Il fatto che centinaia di organizzazioni si siano incontrate a Bamako per constatare la stessa devastazione del sistema neoliberale, è una maniera di interpretare la storia e i problemi africani senza discriminazione. Questa porta a far credere che gli africani siano responsabili di tutto quello che viviamo in Africa, e che sia essenzialmente dovuto alla povertà, come se questa fosse generata in modo spontaneo, senza delle precise cause. Possiamo, ad esempio, constatare che i flussi migratori sono le conseguenze degli stati liberali in Europa e del Nord in generale. Penso che il gioco politico debba avere altri contenuti, non solo la questione delle elezioni organizzate bene o male, ma l’occasione di dire che il mondo intero è in fase di ristrutturazione e questo si fa sovente con l’esclusione e a scapito dei popoli.

Pensa che potrete influenzare i decisori africani?
I dirigenti africani sono gli allievi, ma bisogna chiamare in causa i loro maestri. Localmente noi ci battiamo nelle elezioni per i nostri governanti, ma qualsiasi essi siano, hanno sempre una potenza internazionale dietro che chiede loro di mettere in opera una certa politica economica. Dobbiamo quindi batterci su due punti: all’interno per dire ai nostri governi che si sbagliano sulla scelta delle priorità, all’esterno per dire ai dirigenti dei paesi ricchi di agire in modo diverso rispetto ai governi africani altrimenti sono inevitabili questi flussi migratori, causati dalla sofferenza per la miseria nei nostri paesi, creata dalle loro politiche.

Quali sono stati i temi principali di questo Forum?
Tutti i temi. Perché, come un rullo compressore, la globalizzazione ha toccato tutto: agricoltura, commercio, educazione, donne, giovani. Su tutte queste questioni si è discusso. Compresa l’immigrazione. Il Mali è un paese di origine di migranti, e come gli altri paesi limitrofi, è particolarmente toccato dalle politiche migratorie scelte dall’Unione europea. È quindi legittimo che ci appropriamo di questa problematica e la interpretiamo in maniera che non ha nulla a che vedere con l’approccio dell’Europa.

Qualcuno dice che i Forum sono per le élite africane, per i ricchi. Secondo lei è vero?
Mi faccia vedere i ricchi. Io sono originaria di una famiglia povera. Non è perché io scrivo libri o mi esprimo correttamente in francese che sono parte di un’élite. Questo è un approccio miserabilistico all’Africa: si preferisce che gli africani che non sono in grado di esprimersi siano presi in carico dalle istituzioni del Nord, ma quando c’è un africano che sembra conoscere quello di cui parla, lo si chiama ricco.
Abbiamo fatto tutto il possibile per coinvolgere la popolazione: i contadini sono rappresentati, hanno uno spazio tutto per loro, i sindacati pure, i giovani hanno il campo dei giovani, le donne sono mobilitate. È la prima volta che un Forum di questo tipo ha avuto luogo e ha innanzitutto il merito di essere stato realizzato, nonostante le difficoltà. Le persone che sono venute divulgheranno quanto si è detto, e continueremo a batterci. Se si vuole vedere in questo un approccio d’élite, posso dire lo stesso per il movimento del Nord.

Ma chi sono stati i partecipanti?
Molti sono arrivati dall’interno del Mali. L’appoggio dello stato ci ha permesso di far venire delegazioni da tutte le regioni del paese. Altri sono venuti via terra da Niger, Burkina Faso, Guinea, Senegal, Mauritania. Gli occidentali vorrebbero che prendessimo i loro soldi e non quelli dei nostri stati. Ma questi sono i soldi dei contribuenti che pagano le tasse, preferisco prendere queste risorse piuttosto che continuare a dire «grazie» al Nord.
L’apporto dello stato maliano è stato molto importante: 150 milioni di franchi cfa (circa 230 mila euro, ndr.) e tutte le infrastrutture. Senza di esso non ci saremmo riusciti. Le risorse che i partner estei hanno fornito ci hanno permesso di far venire partecipanti da diversi paesi, come dall’Africa dell’Est. L’importanza è anche politica, perché vuol dire che non siamo combattuti, sono pronti ad ascoltarci. In effetti oggi, più che in passato, hanno capito che le nostre critiche sono fondate.

Di Marco Bello

Marco Bello

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