Acqua e politica
Dall’Africa e dall’Europa. Parlamentari ed eletti di enti locali. Si riuniscono per dare voce ai cittadini. No alla mercificazione dei «servizi alla cittadinanza»: acqua, educazione, sanità, trasporti, energia.
Bamako. Sono tra quelli meglio organizzati gli incontri del Contratto mondiale sull’acqua, e sempre gremiti di gente. Ma la sala del Museo nazionale di Bamako dove si tengono è troppo piccola e gli aspiranti partecipanti si accalcano fuori.
Riccardo Petrella e il suo gruppo sono riusciti a coinvolgere parlamentari africani (Mali, Burkina Faso, Togo), belgi, francesi ed europarlamentari nell’idea di costruire una rete di onorevoli di tutto il mondo in grado di rappresentare realmente i desideri della popolazione. Soprattutto per quanto riguarda i «servizi alla cittadinanza», ovvero acqua, educazione, sanità, trasporti, energia.
Si deve creare un «Collegamento dei parlamentari tra loro e parlamentari e società civile» sostiene Soumane Touré, deputato del Burkina Faso, per poter fare in modo strutturato «pressioni sulla regolamentazione per la gestione dell’acqua. Perché l’insieme dei cittadini deve farsi ascoltare. Che siano i parlamentari o gli eletti degli enti locali, devono prestare attenzione ai problemi della popolazione per poi cercare di risolverli. Un deputato eletto deve poter introdurre leggi in questo senso».
Padroni dell’acqua
Presente all’incontro anche Danielle Mitterand (moglie del defunto presidente francese François Mitterand), presidente della Fondazione France et Liberté. Nel suo intervento sottolinea che le preoccupazioni sull’acqua non sono solo relative a quella potabile, ma, in senso più largo «intesa come bene dell’umanità, per la sopravvivenza stessa della specie umana». La constatazione della Mitterand è che siamo il risultato di un sistema, per cui ogni stato non può portare avanti la propria politica, ma sono tutti sottomessi a una dittatura mondiale economica e finanziaria.
Il pensiero unico, che ci è stato imposto da molti anni, predica il profitto come motivazione di tutto, senza alcuna considerazione per l’essere umano. E la corsa al potere per controllare il mondo passerà dall’acqua: «Chi sarà il padrone delle risorse in acqua (falde acquifere, sorgenti, fiumi) sarà il padrone del mondo. Questo ci porterà alla guerra dell’acqua».
Ma la Mitterand vede una reazione positiva nelle società civili, anche africane «esistono molte associazioni portatrici di progetti e composte da persone responsabili verso l’ambiente che stanno costruendo un’altra politica per un mondo con solidarietà popolare. Le associazioni – continua – sono coscienti della possibilità di riuscire a convincere gli eletti, coloro che hanno potere di decisione affinché agiscano in questo senso». È quanto è successo in Belgio, spiega il deputato Pierre Galan, dove grazie a pressioni del parlamento, il governo di quel paese è stato l’unico ad opporsi, nel marzo 2005, alla liberalizzazione del mercato dei servizi in sede Ue.
Un impegno comune
Un deputato verde francese chiede ai rappresentanti dei paesi presenti di intensificare la comunicazione, affinché in Europa si conoscano quali imprese europee stanno tentando di privatizzare l’acqua in Africa. Avranno così gli elementi per interpellanze e inchieste parlamentari.
I partecipanti, parlamentari e rappresentanti di associazioni, sottoscrivono la Dichiarazione di Bamako, nella quale si impegnano su tre punti fondamentali. Primo: il Fsm considera l’accesso gratuito all’acqua in termini di 40 litri al giorno per persona come uno degli obiettivi per i prossimi 10 anni. Per questo è prioritario creare delle reti continentali di «difensori dell’acqua» (movimenti, cittadini, sindacati, ecc.) contro la mercificazione e la privatizzazione di questa risorsa. Secondo: i parlamentari presenti si impegnano a creare associazioni nazionali, continentali e inteazionali di eletti con lo scopo di favorire l’accesso all’acqua per tutti. Spingeranno, inoltre, affinché il Parlamento panafricano faccia di una nuova politica dell’acqua una delle sue priorità. Terzo: organizzazioni e imprese pubbliche dell’acqua dei vari paesi si impegnano a creare un’alleanza mondiale delle società pubbliche per promuovere la proprietà e la gestione pubblica di questo bene comune e controbilanciare le azioni delle compagnie multinazionali (1), che hanno creato la FederAcqua (Federazione internazionale degli operatori privati).
(1) Si veda il dossier «Le mani sull’acqua», MC giugno 2006.
PARLA RICCARDO PETRELLA:
VERSO L’ASSEMBLEA MONDIALE
Il segretario generale del Comitato internazionale per il Contratto mondiale sull’acqua ci spiega le priorità delle battaglie per i prossimi mesi. Per una vasta mobilitazione di cittadini, enti locali e parlamentari.
In primo luogo bisogna rigettare la direttiva europea Bolkestein (direttiva sui servizi nel mercato unico dell’Ue in iter di approvazione, ndr). Per riaffermare il carattere pubblico dei servizi di cittadinanza, che questa direttiva vuole trasformare in merce: l’acqua, l’educazione, il trasporto, il solare nell’energia. L’attuale testo, anche modificato, è chiaramente una specie di abbandono di ogni senso di vivere insieme gestito con meccanismi pubblici collettivi, rappresentativi, non burocratici e non corrotti. Non vogliamo che questi servizi ubbidiscano alla semplice logica del prezzo minore, quindi più competitività, che pretenderebbe anche miglior qualità. Anche se fosse vero, come si può accettare che la logica del mercato governi l’accesso ai servizi di base per la cittadinanza? Questo significa aver completamente mercificato la vita e la società: è uno degli attacchi più feroci che la logica della società capitalista sta portando alla civiltà.
Attualmente ogni stato ha le sue leggi in materia. In alcuni paesi i servizi sono totalmente pubblici, in altri sono stati privatizzati. La direttiva Bolkestein, dietro alla scusa del mercato unico europeo, vuole applicare il principio della liberalizzazione, deregolamentazione quindi privatizzazione dei servizi alla cittadinanza.
Secondo. Vogliamo riaffermare il concetto dell’acqua pubblica sia sul piano di proprietà, sia su quello della gestione. Si vuole evitare questa distinzione, che molta gente fa, sostenendo che la proprietà della rete deve restare pubblica, mentre la gestione del servizio può essere data al privato. Dietro al principio assai strambo, non confermato dalla realtà, che il privato necessariamente deve essere più efficiente, efficace ed economico del pubblico.
Terzo. A settembre ci saranno gli stati generali dell’acqua delle regioni meridionali (italiane, ndr), per tentare di definire e far mettere in opera una visione e una politica dell’acqua pubblica. Per evitare che nei prossimi anni le pressioni verso le tendenze delle politiche regionalistiche di tipo nazionalista anche sull’acqua si rinforzino, invece di andare verso una visione più cornoperativa, solidale ed efficace a livello dei bacini del meridione. E, inoltre, l’utilizzo del territorio e dell’acqua per una politica di ristabilimento del sistema idro-geologico oggi completamente dissestato in queste regioni. Far sì che i servizi idrici di distribuzione, depurazione e fognatura possano sempre rispondere a elementi di qualità elevati attraverso un intervento di governo pubblico dell’acqua.
Quarto. Stiamo organizzando dal 3 al 6 dicembre, a Bruxelles, la prima Assemblea mondiale dei cittadini per l’acqua, alla quale tenteremo di far venire i responsabili di città, villaggi, associazioni e parlamenti locali. L’obiettivo è che si prenda l’impegno a far sì che nessuno, almeno nella propria città, sia sprovvisto di accesso all’acqua potabile entro i prossimi 15 anni. Affinché la gente si impegni non solo a dichiarare che l’acqua è un bene comune o un diritto, ma a concretizzare questi due principi. Inviteremo le città del Sud e del Nord, dall’Africa e dall’America Latina. Come finanziarci? La provvidenza è chiamata a intervenire.
Per tutto questo il Forum sociale è un luogo di concertazione dove, a partire dallo scambio di interessi, analisi, critiche e valutazioni su ciò che è stato fatto o deve essere fatto, si elaborano strategie comuni per raggiungere in maniera più efficace gli obiettivi per i quali ci battiamo da tanti anni.
a cura di M.B.
(1) Riccardo Petrella è già stato intervistato sulle pagine di MC di settembre 2001.
Marco Bello