Non dimenticare i malati cronici
L’Organizzazione mondiale della sanità propone un nuovo obiettivo: ridurre la mortalità per malattie croniche, causa di morte in paesi ricchi e poveri.
Malattie cardiovascolari, ictus cerebrale, cancro, diabete, patologie che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce responsabili di un’epidemia globale, per la quale non vi sono confini fra Nord e Sud del mondo. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono infatti diffuse anche nei paesi poveri, con il loro carico di morte e disabilità, ostacolo alla vita e allo sviluppo economico di famiglie e stati.
IL NONO OBIETTIVO
Le malattie croniche, secondo un rapporto pubblicato dall’Oms all’inizio di ottobre del 2005, sono responsabili della morte prematura di 17 milioni di persone ogni anno. L’80% di questi decessi si verifica nei paesi a basso e medio reddito, dove fra l’altro le persone (sia donne sia uomini) si ammalano in età più giovane, con conseguenze maggiori sul lavoro e l’economia: il 41% di morti per malattie croniche in Sudafrica e il 35% in India hanno un’età fra i 35 e i 64 anni.
I dati presentati dall’Oms sono stati ricavati da 9 paesi (Brasile, Canada, Cina, Gran Bretagna, India, Nigeria, Pakistan, Russia, Tanzania), molti dei quali non considerabili ad alto reddito, ed è stimato anche l’impatto economico: le perdite collegate a queste morti premature e ai malati cronici dal 2005 al 2015 sarebbero intorno ai 558 miliardi di dollari in Cina, 236 in India e 303 in Russia.
L’Oms quindi, a 5 anni dalla dichiarazione degli Obiettivi di sviluppo del millennio, ha proposto di aggiungee uno nuovo, da ottenere entro il 2015: ridurre ogni anno del 2% il numero di morti per malattie croniche. Il raggiungimento di questa meta salverà la vita a 36 milioni di persone, metà delle quali non ancora settantenni.
L’Oms afferma anche che le conoscenze per arrivare al risultato sono a portata di mano: la strada della prevenzione e del trattamento è possibile perché le conoscenze scientifiche attualmente disponibili mettono a disposizione soluzioni efficaci e accessibili. Nel rapporto sono foiti anche consigli pratici sulla strada da seguire per ridurre la mortalità e migliorare la vita di milioni di persone: ogni paese, indipendentemente dal suo livello di risorse, ha la possibilità di ottenere miglioramenti significativi nella prevenzione e nel controllo delle malattie croniche.
RIDURRE IL RISCHIO
La maggior parte delle malattie croniche è causata da pochi fattori di rischio, conosciuti e prevenibili, su cui intervenire per bloccare questa epidemia «globale». I più importanti sono: una dieta poco sana, la mancanza di attività fisica e l’uso di tabacco, accanto anche a ipertensione e alta concentrazione di zuccheri e di colesterolo nel sangue.
L’Oms riporta come circa l’80% delle malattie cardiache, ictus cerebrale e diabete a insorgenza precoce e il 40% dei cancri possano essere prevenuti attraverso una dieta sana, un’attività fisica regolare ed evitando i prodotti del tabacco. È proprio sulla prevenzione che l’Oms chiama a raccolta gli sforzi delle nazioni: bastano alcune iniziative semplici ed economiche per arrivare a rapidi risultati.
Tutti sono coinvolti: governi, industria privata, società civile e comunità. Catherine le Galès-Camus, assistente alla direzione del settore dell’Oms che si occupa di malattie non trasmissibili e salute mentale (Noncommunicable Diseases and Mental Health), ha sottolineato che si conoscono i passi da fare di fronte a un numero crescente di persone che muoiono e soffrono molto a lungo per malattie croniche, ed è necessario agire, subito.
I NUMERI DELL’ASIA
Considerando solo i paesi del Sud-Est dell’Asia, questo nuovo obiettivo del millennio salverebbe otto milioni di vite nel decennio a venire. In questa parte del mondo, infatti, oltre la metà delle cause di morte rientra fra le patologie croniche e, secondo le previsioni, da qui al 2015 uccideranno 89 milioni di persone, di cui 60 nella sola India.
Ricerche pubblicate sulla rivista medica Lancet, che all’argomento ha dedicato una serie di articoli, riportano come in India le malattie croniche siano responsabili di oltre la metà dei decessi: le malattie cardiovascolari e il diabete sono diffuse in particolare nei centri urbani e il tabacco è la causa di una grande fetta di tutti i tumori. Nel paese, il consumo di tabacco, sia fumato sia da masticare, è comune soprattutto fra le persone povere e nelle regioni rurali; ancora, fattori di rischio quali l’ipertensione e i livelli alti di grassi nel sangue non vengono adeguatamente riconosciuti e trattati.
In Cina, i morti per malattie croniche raggiungono addirittura l’80% del totale e i maggiori protagonisti sono le patologie cardiovascolari e i cancri. I fattori di rischio sono diffusi: sono oltre 300 milioni gli uomini che fumano sigarette e 160 milioni gli ipertesi, la maggioranza dei quali senza terapia. Si pensa poi che sul suolo cinese sia prossima un’epidemia di obesità: nelle grandi città, oltre 2 bambini su dieci fra i 7 e i 17 anni sono già sovrappeso od obesi.
L’obesità, presente anche in paesi poveri, è il fattore di rischio maggiore per le malattie croniche e si stima sia collegata a due milioni e mezzo di morti ogni anno.
NON SI PUO’ ASPETTARE
Il carico di morte e malattia di queste patologie appare in salita. Gli Obiettivi di sviluppo del millennio stabiliti nel 2000 si sono occupati esplicitamente di tematiche sanitarie in tre settori: ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute matea e ridue la mortalità, prevenire la diffusione di malattie infettive, come Hiv/Aids, malaria e altre.
Ora l’attenzione viene portata anche sulle malattie croniche, che sempre su Lancet, in un editoriale di accompagnamento alla serie di articoli dedicati al tema, vengono definite come una «epidemia dimenticata», nonostante rappresentino una consistente percentuale delle patologie che minacciano la salute dell’uomo.
Sempre l’editoriale, riporta infatti come, secondo le previsioni del 2005, il 30% dei morti previsti nel mondo sarebbero appannaggio di malattie cardiovascolari, il 13% di cancro, il 7% di malattie respiratorie croniche e il 2% di diabete. Se non si inizia subito a fare qualcosa, viene sottolineato sulla rivista, si rischia di perdere il guadagno ottenuto dagli interventi sulle malattie infettive, perché queste patologie prevenibili travolgeranno, ancora una volta, le persone meno in grado di proteggersi.
Non ci sono dunque scuse, secondo il mondo medico, per continuare a permettere che le malattie croniche uccidano milioni di persone ogni anno, quando ci sono a disposizione le conoscenze scientifiche per impedirlo.
Valeria Confalonieri