L’innocenza violentata

Questa è un’intervista «forte»: gli argomenti sono da brividi. Di più, sono dei pugni allo stomaco. Ma fanno pensare a un dramma sul quale è delittuoso chiudere gli occhi. Come ci dice don Fortunato Di Noto, la «strage degli innocenti» non ammette coscienze dormienti.

Lisa chiede alla maestra: «Chi è il pedofilo?». «Il pedofilo – risponde l’insegnante – è un uomo che sembra buono, un uomo che fa finta di essere un vostro amico, perché si mostra affettuoso e perché non vi fa sentire soli, ma che poi vi chiede di fare giochi strani insieme a lui». Entusiasta come tutti i bambini, Lisa replica: «Ma è bello giocare!». Paziente, la maestra riprende a spiegare: «Certamente. Quello dei pedofili, però, non è un gioco, è un modo diverso di cercarvi, di incontrarvi, di accarezzarvi, di toccarvi, di stare insieme, anche quando voi non volete, anche quando a voi non piace, è qualcosa che dopo tempo vi fa stare male. Il pedofilo non vuole che raccontate a nessuno cosa fate insieme e dice che deve essere un segreto».
Questo dialogo tra Lisa e la maestra è riportato in uno splendido libretto dal titolo Raccontarsi. Mamma, papà, maestra: cos’è la pedofilia?.
È una pubblicazione di «Meter», l’associazione fondata e diretta da don Fortunato Di Noto, il sacerdote conosciuto come «il prete anti-pedofilia». Con il padre siciliano, parroco ad Avola, cittadina della provincia di Siracusa, abbiamo lungamente conversato, proprio in coincidenza con un periodo che vede la pedofilia sulle pagine dei giornali e nei discorsi della gente comune.

NUMERI INCREDIBILI

Don Di Noto, potrebbe dare delle stime in merito al fenomeno degli abusi sui minori?
«La difficoltà è avere stime che rispecchino concretamente la realtà dell’abuso (inteso in senso lato); per non citare i bambini scomparsi, trafficati, venduti, “i bambini fantasma” (quelli nati ma che non hanno una identità anagrafica); i bambini del lavoro minorile; i bambini soldato o quelli vittime del traffico di organi. Questa condizione ci inquieta, ci vergogna, ci indigna ma soprattutto ci deve impegnare.
Comunque, se dovessimo definire la condizione dell’infanzia e della adolescenza in Italia e nel mondo attraverso i numeri, allora potremmo dire che “la strage degli innocenti continua”, un vero e proprio “rosario della sofferenza e del dolore”, un “olocausto silenzioso”, così silenzioso che imbavagliamo le grida assordanti di bambini e bambine che interpellano le nostre coscienze dormienti.
Se guardiamo – ad esempio – al dossier di Fides e al rapporto Unicef, possiamo scoprire numeri da brivido:
• 860 milioni di bambini nel mondo hanno un futuro drammatico con 211milioni di “bambini operai”; alla radice di molte forme di sfruttamento c’è il fatto che nei più poveri tra i paesi in via di sviluppo oltre 50 milioni di bambini non vengono nemmeno registrati alla nascita;
• in Asia, l’ultimo rapporto Unicef parla di 24 milioni di piccoli “clandestini” nella loro stessa terra, e per l’Africa subsahariana si sale a 28 milioni di nascite non registrate;
• ogni 9 ore un bambino di strada muore di fame, di stenti, di freddo: sono 120 milioni i bambini di strada, incontrati tra le fogne di Bucarest o ai margini delle strade del Brasile, o nella vasta distesa della terra Russa, o iraniana e irakena;
• sono almeno 300 mila i “piccoli soldati”;
• 11milioni di bambini muoiono di fame prima di aver compiuto 5 anni;
• il traffico di esseri umani è un problema su scala mondiale che coinvolge ogni anno almeno 1.200.000 minori al di sotto dei 18 anni;
• 4 milioni di bambine vengono comprate e vendute per matrimoni, prostituzione e schiavitù;
• 2 milioni di bambine hanno gli organi genitali mutilati;
• in Asia i due terzi dei bambini che non ricevono un’educazione sono bambine e la conseguenza è che poi saranno donne analfabete: oggi oltre 600 milioni;
• nella nostra civile Italia, circa 20 mila sono i baby accattoni di cui 8.000 solo nel Lazio, come ha messo in luce l’inchiesta parlamentare italiana presentata nella Giornata dell’infanzia.
E con numeri e statistiche potremmo continuare all’infinito».

IL RUOLO DI INTERNET:
BUSINESS E PERVERSIONI IN VETRINA

A parte il Sud Est asiatico, dove il fenomeno del mercato del sesso è particolarmente sviluppato, in Europa com’è la situazione?
«Non credo che il Sud Est asiatico abbia il primato del mercato del sesso. Ci sono anche la Russia, l’Ucraina, la Polonia, la Repubblica Ceca, la Romania, la Moldavia; le strade delle nostre grandi città europee sono piene di minori indotti alla prostituzione. L’uomo ridotto a merce. E il concetto di merce racchiude, evidentemente, anche la scadenza, il deperimento. Merce scaduta che deve essere sempre sostituita: i bambini sono il prodotto nuovo di questa nuova, strategica, lucrosa forma di schiavitù. Merce in Europa e nel mondo che si può acquistare nelle grandi vetrine virtuali di internet, esposta come prodotto da megastore, ipermercati del sesso per tutti i tipi di perversione umana. Non dimenticherò mai, da un ultimo viaggio in un paese dell’est europeo, la proposta di acquisto che mi fecero di una bambina di meno di 10 anni!».

Le cause prime della situazione nascono dalla miseria?
«Ovviamente. Lo sfruttamento dell’infanzia ha le sue radici nell’estrema povertà, nell’ingiustizia sociale e nelle condizioni disumane in cui versano le famiglie, famiglie frantumate e “impazzite” per la fame e la totale precarietà di vita e di sussistenza primaria. I bambini sono spesso considerati come una possibile fonte di reddito supplementare per una famiglia: questa concezione incentiva lo sfruttamento sessuale e la pedofilia».

Lei ha accennato alle «vetrine» di internet. È indubbio che il mondo sia stato rivoluzionato dall’avvento di questo strumento. Ma è altrettanto vero che esso ha fatto da moltiplicatore di alcune problematiche, tra queste proprio lo sfruttamento dei minori. È così, padre?
«Inteet ha una sua valenza positiva per la comunicazione, ma permette di “accedere” con grande facilità a questo enorme mercato di sfruttamento sessuale sui minori (oltre che sugli adulti)».

Quanti minori, all’anno, diventano vittime dei pedofili?
«È vittima del pedofilo chi non è amato da nessuno. Possiamo stimare che ogni anno circa 2 milioni di bambini nel mondo sono adescati e indotti ad avere rapporti sessuali con adulti. Minori tra 0 (zero anni!) e 12 anni, è questa l’età preferita dai pedofili. Ma la stima è sempre per difetto e non rispecchia la realtà».

E quale sarebbe questa realtà?
«Dall’attento monitoraggio e dallo studio sociale dell’associazione Meter riguardo la pedofilia online risulta che milioni di pedofoto circolano ogni anno su internet; si stima che 700 mila filmini pedopoo siano stati prodotti negli ultimi 12 anni; 2 milioni di bambini sono coinvolti ogni anno, nel mondo, per produzione di materiale pedofilo; l’età varia da pochi mesi a 12 anni (uno studio di Max Taylor su 50 mila foto ha stabilito che l’età media è tra i 4 e gli 11 anni) (1); 70% sono di razza bianca; 20% (asiatici e africani); 10% (paesi arabi e mediorientali); il 78% femmine e il 22% maschi. Il data base dell’Interpol ha raccolto già 300 mila volti di bambini tratti dal materiale sequestrato nelle operazioni di polizia in Europa, soltanto poche centinaia sono stati individuati.
Il Rapporto 2005 dell’Associazione Meter offre un’ulteriore lettura sociale del fenomeno da cui emergono alcuni dati nuovi ed impressionanti:
• aumento di pedofili a viso aperto che abusano di bambini; anche di donne pedofile;
• l‘infantofilia – in gergo, bambini con il pannolino – che si riferisce alla preferenza di bambini in tenerissima età (da pochi giorni a 2 anni);
• aumento di bambini seviziati (in alcuni casi rapporti necrofili);
• violenze a bambini disabili;
• calendari e riviste edite e bollettini settimanali della comunità pedofila;
• aumento dei blog come canali di promozione e contatti pedofili.
Dall’attività di monitoraggio e segnalazione di siti pedofili e pedopoografici per l’anno 2005 risultano n. 9.044 segnalazioni di siti pedofili e pedopoografici. Nel dettaglio sono 3.672 i siti formalmente denunciati al compartimento della Polizia postale e delle comunicazioni di Catania (di cui 21 con riferimenti italiani e in particolare 4 community pedofile, con iscrizione obbligatoria e password segreta), che hanno coinvolto 17 regioni italiane e circa 1.000 indagati tra l’Italia e i paesi esteri (anche medio-orientali, arabi e africani).
Altri 5.342 sono i siti segnalati alle polizie europee e inteazionali (Fbi, Interpol, polizia spagnola, portoghese, australiana, gendarmeria francese…).
Le nazioni dove sono allocati i siti sono, per ordine d’importanza: Usa, Russia, Brasile, Spagna, Australia, Francia, Polonia, Iran, Iraq, Giappone, Italia, Germania, Inghilterra, Rep. Ceca, Romania, Nigeria, Israele».

In Italia, vi è differenza, a livello di stime, tra i minori vittime della pedofilia in ambito familiare e coloro che sono venduti e sfruttati dalle organizzazioni criminali etniche?
«I minori stranieri non accompagnati censiti (provenienti soprattutto da Romania, Albania, Marocco, come emerso durante il Convegno Internazionale “Contro ogni schiavitù” del 4 novembre 2005) sarebbero 20.000. Mentre ci sarebbero circa 7.000 minori stranieri sfruttati e a quanto pare resi schiavi dalle organizzazioni criminali.
Le Nazioni Unite dichiarano che milioni di esseri umani ogni anno sono vittime della tratta e il 30% sono bambini e bambine. Non ci sono dati certi della tratta e lo sfruttamento dalle organizzazioni nei paesi di origine (2). In questa direzione, in Europa sono state condotte diverse operazioni di repressione nei riguardi di organizzazioni che sfruttavano minori producendo materiale pedopoografico e rivendendo il prodotto (video, foto e in alcuni casi anche bambini) sull’asse tra Russia-Europa, Italia-Svizzera-Brasile, e oggi anche Africa-Europa-Paesi dell’Est».

In Italia, si dice che il 90% degli abusi avviene in famiglia. Lei concorda con questa affermazione, oppure il minore può essere vittima di persone estranee con la stessa probabilità?
«Non concordo affatto nella percentuale (90%) degli abusi in famiglia; un dato fuorviante della realtà stando ai dati in nostro possesso. Bisogna parlare di “ambito familiare”, intra ed extra. I dati ufficiali concordano nel dire che gli abusi sessuali, pur avvenendo nell’ambito familiare nel 30% dei casi, sono compiuti da conoscenti o partner occasionali, o da conviventi non stabili. Solo nel 19% circa (comunque non poco) le offese e i reati sono compiuti dal padre, dal nonno, dal cugino. Non dimentichiamo, anche se in percentuale minima, ma crescente, il 4-7% delle violenze o della detenzione di materiale pedopoografico è compiuto da donne.
Secondo i dati del Dac (Direzione anticrimine centrale della polizia), nella prima metà del 2005 le segnalazioni di reati sessuali nei confronti dei minori sono state 410 (407 delle quali risolte). Sul totale di 410, 334 segnalazioni hanno riguardato violenze sessuali, 45 atti sessuali con minorenni, 17 violenze sessuali di gruppo e 14 di corruzione di minorenne. Le bambine sono le più colpite. Nel 77,4% dei casi sono loro le vittime degli abusi, fin da piccolissime – dichiarano ancora i dati del Dac – a conferma di quanto detto precedentemente in merito alla produzione di materiale pedopoografico. La fascia di età più colpita è quella compresa tra 0 e 10 anni. Sul totale di 471 vittime di abusi sessuali sotto i 18 anni, 165 (il 35%) aveva da 0 a 10 anni, 164 (il 34,8%) tra gli 11 e i 14 anni il resto (142) tra i 15 e i 17 anni. Vittime italiane e straniere».

PEDOFILI ED
ORGANIZZAZIONI CRIMINALI

Toiamo alla domanda di partenza, chi sono i pedofili?
«Chi compie abuso sessuale nell’82,4% dei casi conosce la vittima. Il pedofilo infatti non desidera una relazione occasionale, ma duratura e continuativa; vuole riempire il vuoto d’amore del bambino, condizionandolo con i ricatti, le minacce e i sensi di colpa. Un fenomeno che vive nel sommerso e di forti coperture culturali, sociali e di normalizzazione».

Dietro al singolo pedofilo si nascondono organizzazioni criminali…
«Partiamo da un concreto esempio di proposta di vendita di prodotto finito pedofilo. Una denuncia di Meter riguardava un sito internet (costantemente aggiornato) chiamato Pedoland (la terra dei pedofili). La home-page iniziale dichiara: “Vendiamo soltanto materiale esclusivo – 800 immagini ‘hard core’ con adolescenti di 7-14 anni e in più 250 ore di video domestici di bambini poo, video di violenze e di giovanottini seducenti”.
Il costo dell’abbonamento mensile è di 10 dollari, l’abbonamento, all’atto della denuncia, era già stato accordato a 3.550 utenti, con un incremento nell’ultimo mese dell’88% degli utenti. Il guadagno in un solo mese era di 33.550 euro (65 milioni delle vecchie lire, che moltiplicati per 12 mesi equivalgono a circa 800 milioni). E questo per un solo portale, definibile di “pedo-businnes”.
Concretamente ciò evidenzia che la pedocriminalità, negli ultimi anni, si è strategicamente strutturata con diramazioni che potremmo così sintetizzare: al primo livello c’è una sorta di “cupola pedocriminale” che organizza, decide, investe per il procacciamento di bambini; al secondo, c’è invece una rete “intra ed extra familiare” (pedofilia artigianale) per la produzione e vendita al migliore offerente del materiale privato. In questo vasto contesto, esistono i “pedo-free” (i liberi procacciatori di materiale da offrire ai pedofili online) e per finire il “pedo-businnes” (piccole organizzazioni criminali composte da 3-10 persone) che sfruttano, producono e vendono prodotto».

Pedo-business, pedo-free, pedofilia artigianale: padre, è proprio un incredibile catalogo dell’orrore…
«Che debbo dirvi… Alla vasta comunità pedofila (criminale) appartengono una varietà di soggetti per preferenza di bambini (età, contesto sociale e razza) e altri per scelte o orientamenti di perversione: pseudo normali; benpensanti; acculturati e snob; amanti estatici; cultori bellezza infantile; amanti biancheria intima di bambini; amanti orge tra bambini; amanti della pornografia su bambini disabili; amanti dei piedi e gambe dei bambini; foto neonati e feticisti; sadici; necrofili… Ma ci sono anche gli stupidi occasionali (la maggior parte degli indagati online) che alimentano un mercato trasversale e criminale a danno dei bambini».

Utenti ignobili, ma pur sempre utenti. Come arrivare a chi tira le fila del business?
«È arrivato il momento di investire in risorse e uomini affinché si risalga alla fonte ovvero rintracciare i “produttori”, gli “smistatori”, gli “schiavisti” a livello transnazionale.
Una visione generale consentirebbe di seguire le tracce del denaro, e quindi verosimilmente i dirigenti, la “cupola” di questo “mercato”, che non è solo nel mondo virtuale. Pedopoografi che non sono pedofili, e sfruttatori che lucrano con i clienti che cercano “merce e carne bambina”».

Sembra incredibile, ma esistono anche organizzazioni di pedofilia… «culturale». Che sono?
«La pedofilia culturale è invece il tentativo di singole e “congreghe” (meglio definirle lobby) che propongono la normalizzazione del fenomeno dichiarando la liceità della pedofilia come orientamento, stato, categoria della scelta individuale, consapevole e determinata di un uomo o donna.
I pedofili si presentano come “amici e benefattori dei bambini”, dato che, secondo le loro convinzioni, i bambini consensualmente desiderano vivere relazioni affettive e sessuali con i “boylover” (gli amanti dei bambini). Una crescita, negli ultimi 10 anni che ha raggiunto una presenza massiccia e di potere di opinione che mette in difficoltà la più acuta delle menti razionali e anche del buon senso».

Insomma, la pedofilia culturale, pur poco conosciuta dall’opinione pubblica, è subdola e molto pericolosa. Lei ritiene che i pedofili che ne sostengono i contenuti siano diventati, nel corso degli ultimi anni, sempre più abili a proporre la relazione adulto-minore ad un bambino? Potrebbe fare qualche esempio?
«La lobby pedofila culturale ha adottato la strategia della “promozione dei loro diritti e della loro naturale tendenza di attrazione e affettiva e sessuale nei confronti dei bambini” come l’ultimo tassello della rivoluzione sessuale, come l’ultimo tabù da sconfiggere: “perché i bambini hanno il diritto a vivere la propria sessualità e possono decidere di viverla con chi vogliono”. Il corsivo è tratto dai siti di promozione e difesa della pedofilia.
E per fare tutto questo le strategie propagandistiche sono innumerevoli e subdole. Un libro prodotto dalle organizzazioni pedofile, intitolato Pedophilies, rivolgendosi ai genitori dice: “Cari genitori, se vi accorgete che vostro figlio ha una relazione con un pedofilo, prima di denunciare, chiedete se a vostro figlio o figlia gli è piaciuto”. Il sovvertimento e la provocazione raggiunge livelli “culturalmente e strategicamente elaborati” per sovvertire il concetto di “consenso” da parte dei minori. Evidentemente è bene che qualcuno dica, se ne ha il coraggio, se una relazione di un pedofilo con una bambina di 10 giorni (E non è una provocazione da parte mia) o anche di 5,6,7 anni ha la ragione della consapevolezza e della volontà da parte dei minori.
Una inedita analisi di un “portale madre” BL (boylovers), per dare concreti elementi, ha contato ben 1.071 portali suddivisi in n. 391 siti specificamente indirizzati alla pedocultura con riferimenti espliciti al pedosoft (amanti del nudo infantile) e n. 146 indirizzati alle “risorse di rete” (newsgroups, community, siti personali) per scambio informazioni e localizzazioni di situazioni “piacevolmente pedofile”, il restante sono una collezione di links che parlano di bambini (movie, letteratura, arte).
In sintesi le lobby pedofile promuovono:
• un senso di orgoglio;
• il sesso non è dannoso ai bambini;
• la campagna contro i pedofili deriva dalla preoccupazione dei genitori di perdere potere sui figli;
• i pedofili assicurano benessere e la crescita dei bambini; non bisogna criminalizzare un orientamento, una inclinazione, una preferenza sessuale, uno stato, una categoria; numerosi sono gli appelli alle istituzioni, ai governi, con la proposta di verosimili candidature alle elezioni politiche (anche se per provocazione).
La presenza di siti di “rivendicazione sociale del diritto dei pedofili” ha raggiunto livelli estremamente raffinati (non esiste nazione che non ha un gruppo di sostenitori della liceità della pedofilia e dei rapporti tra adulti e minori), una vera e propria rete di lobby stratificata e organizzata anche economicamente. Rivendicazioni che sono sfociate anche in comportamenti criminosi e bracci armati come la “Brigata pretoriana del Fronte di liberazione dei pedofili”, che aveva in progetto la eliminazione fisica degli oppositori della pedofilia, quali sacerdoti, magistrati, esponenti delle forze dell’ordine».

E rispetto al turismo sessuale che cosa ci dice, padre?
«Dopo la tragedia dello tsunami, si leggeva tra le agenzie di stampa che i fruitori del turismo sessuale dichiaravano che “dopo lo tsunami non ci resta che la bella terra del Brasile”».

Questo significa che si fa poco per contrastarlo?
«Il turismo sessuale è un turismo da vergogna e certamente si fa ancora poco, molto poco per debellarlo con determinazione e forza. Nonostante innovative leggi contro il turismo sessuale è un fenomeno conosciuto, studiato, analizzato nei minimi dettagli, ma non contrastato alla radice. Il turismo sessuale è alimentato dalla povertà e dalla condizione sociale disastrata di milioni di uomini che non hanno “pane, carne e cibo”, così le bambine e i bambini di quelle nazioni diventano “carne fresca da assimilare e mangiare”. Chi fa turismo sessuale esprime tutta la miseria e la malvagità degli uomini; il turista sessuale è il non senso della vita.
Il turismo sessuale è la più becera risorsa economica per un paese povero. Un fenomeno che purtroppo cresce a dismisura: in alcune aree del mondo sta assumendo caratteristiche di massa. Un fenomeno difficilmente circoscrivibile per la sua continua trasformazione e perché dietro ad esso si concentrano enormi interessi economici».

Don Di Noto, lei crede che esistano forti interessi, e di che tipo, alla base della rete mondiale che alimenta il mercato dei minori e il loro sfruttamento?
«L’interesse più grande è, se posso dirlo in questi termini, il relativismo applicato all’uomo, considerato cosa e non persona. È un terrorismo culturale di involuzione della specie. È il più forte che domina sul piccolo e debole. È una cultura della violenza, del potere e del dominio, con una sola regia “il lupo” (non me ne voglia questo splendido animale) che mangia e divora».

Al di là delle metafore, si tratta sempre di domanda ed offerta…
«Il sistema economico ha delle regole: quando la domanda chiede al mercato di offrire la carne innocente dei bambini e l’offerta arriva, è il segnale di una umanità che ha un grosso bubbone e numerosi virus invasivi che distruggono la visione antropologica cui si dovrebbe guardare: quella di un’umanità legata alla conquista del bene per tutti, nessuno escluso».

La nostra società è sempre più dominata dalla cultura mercantilista, in cui l’avere conta più dell’essere, il profitto personale più del bene collettivo. Secondo lei, questo modo di pensare e vivere quanto è responsabile di fronte all’infanzia sfruttata?
«Totalmente responsabile. I numeri dell’infanzia abusata, violata, sfruttata, dimenticata dimostrano e confermano che della vita dei bambini non si può, non si deve fare mercato. I bambini e l’uomo in generale non è in vendita al migliore offerente».

CHIESA E PRETI PEDOFILI:
FERITE PROFONDE

Che cosa ne pensa degli scandali di pedofilia nell’ambito della chiesa cattolica, in particolare negli Stati Uniti?
«Vicende dolorose, ferite profonde che generano dolore e invocano misericordia da Dio per la chiesa e la società intera. Le parole di Giovanni Paolo II racchiudono il mio pensiero e pertanto la determinazione a continuare l’impegno per l’infanzia nella chiesa e nel mondo. Mi dispiace soltanto per l’anticlericalismo che ha generato nelle persone; un accanimento che non rende merito e giusto onore ai sacerdoti che svolgono in grazia e santità il loro ministero.
“In questo momento […] – scriveva Giovanni Paolo II -, in quanto sacerdoti, noi siamo personalmente scossi nel profondo dai peccati di alcuni nostri fratelli che hanno tradito la grazia ricevuta con l’Ordinazione, cedendo anche alle peggiori manifestazioni del mysterium iniquitatis che opera nel mondo. Sorgono così scandali gravi, con la conseguenza di gettare una pesante ombra di sospetto su tutti gli altri benemeriti sacerdoti, che svolgono il loro ministero con onestà e coerenza, e talora con eroica carità. Mentre la chiesa esprime la propria sollecitudine per le vittime e si sforza di rispondere secondo verità e giustizia ad ogni penosa situazione, noi tutti – coscienti dell’umana debolezza, ma fidando nella potenza sanatrice della grazia divina – siamo chiamati ad abbracciare il mysterium Crucis e ad impegnarci ulteriormente nella ricerca della santità"».

Quando ha iniziato ad occuparsi di questo fenomeno? C’è stato un motivo particolare che ha influito sulla sua scelta?
«Quindici anni fa, all’inizio del mio ministero sacerdotale, raccolsi i primi racconti di abusi di bambini. La passione per le nuove forme di tecnologia (internet) nel 1989 mi permisero di imbattermi per la prima volta in immagini pedopoografiche. Durante una meditazione di un passo dell’Esodo in cui si dice che “Dio vide la sofferenza del suo popolo e se ne prese cura”, ebbi l’intuizione, parafrasando il contenuto di quella straordinaria parola di Dio: anch’io “vedevo” le immagini e sentivo i racconti e il dolore dei bambini, per cui dovevo prendermene cura. E così feci, e continuo a fare con Meter. Non salverò tutti i bambini del mondo, ma so che qualcuno lo salverò. È già accaduto e vorrei che accadesse sempre e di frequente».

La «strage degli innocenti», ordinata a Betlemme da Erode, è un episodio biblico narrato nel vangelo secondo Matteo. Prendendo il governatore della Giudea a modello negativo, secondo lei Erode sta vincendo?
«Erode non vincerà mai. Erode sarà schiacciato dagli stessi bambini».

La sua è una certezza o una speranza?
«La mia vuole essere una profezia carica di speranza».

Nicoletta Bressan e Paolo Moiola

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