La terra a rischio siccità e desertificazione
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2006 «Anno Internazionale dei deserti e della lotta alla desertificazione». Gli autorevoli rappresentanti di tutti gli stati presenti all’Onu sono giunti a questa considerazione, consapevoli del fatto che ormai quasi il 40% della superficie del pianeta è a rischio siccità e che irreversibili processi di desertificazione nel mondo, uniti a una continua diminuzione della portata d’acqua dei grandi fiumi, sta portando la terra verso una soglia critica, da cui difficilmente si potrà far ritorno. Varrà inoltre la pena di ricordare che il problema acqua sta diventando uno degli aspetti più preoccupanti per le generazioni future. Non è un caso che nel mondo, già adesso, siano in atto diverse guerre per il controllo delle risorse idriche: oltre al problema dell’«oro nero», sta prendendo piede il problema dell’«oro blu» (*).
Nei paesi poveri, afflitti da aree toccate dalla siccità, la situazione si va sempre più deteriorando. Un argine alla desertificazione viene significativamente dal lavoro delle donne: sono loro nei paesi in via di sviluppo a fornire buona parte della mano d’opera in agricoltura, che serve a fermare l’avanzata della desertificazione; varrà la pena di segnalare che là dove anche ai più poveri viene offerta la possibilità di accedere al mini credito, nascono le opportunità, non solo per acquistare la terra da cui ricavare il necessario per vivere, ma anche, attraverso il loro lavoro, trasformare il clima e l’ambiente stesso.
Contribuire quindi a dare opportunità di sviluppo e creare le condizioni perché le donne possano accedere a una istruzione sempre più incisiva, significa dare la possibilità a questa gente di camminare con le proprie gambe e diventare protagonisti del loro futuro.
Ma un tema come il deserto (questa volta inteso nella sua accezione più conosciuta) ci offre l’occasione di avvicinarci e gustare quella spiritualità che nasce proprio da un’ambiente così difficile e ostile. Nella scrittura la traversata del deserto, conduce Israele verso la Terra promessa; è nel deserto che ci sono le prove e le tentazioni ed è nel deserto che vengono superate; è nel deserto che Dio parla al suo popolo e al cuore dell’uomo, ed è nel deserto che si affina il colloquio e il dialogo tra la persona e il suo Creatore. Chi non ricorda la grande tradizione di spiritualità che ci viene dai padri del deserto dei primi secoli della chiesa, con il loro umorismo sottile e tagliente anche per l’uomo d’oggi. E per restare ai nostri giorni, come non ricordare l’apostolo del deserto, Charles De Foucauld, che proprio in un angolo sperduto del Sahara indicò la strategia ecumenica per avvicinare popoli e religioni diverse, una strategia basata più sulla testimonianza personale che su documenti e prese di posizione radicali.
L’opportunità che ci offre questo anno dedicato al deserto, può essere quindi sfruttata in questa duplice occasione: riscoprire quel tenero colloquio tra l’uomo e Dio, che avviene solo laddove l’ambiente stimola la contemplazione, e nel contempo leggere la carta geografica per capire quali impegni assumere per evitare il degrado di questo nostro splendido pianeta.
Mario Bandera