ISLAMICI, CATTOLICI, ORTODOSSI

Nel corso dei secoli, nella penisola balcanica si sono mescolate numerose etnie e religioni. L’Impero ottomano diffuse l’islam con la forza e la coercizione tra popolazioni tradizionalmente cristiane. Dal 1967 al 1990 l’Albania è stato un paese ufficialmente ateo. Enver Hoxha dichiarò illegale ogni culto religioso, ed ogni pratica religiosa fu messa al bando.
Nel novembre 1990, don Simon Jubani, aiutato da un gruppo di giovani, organizza la celebrazione clandestina di una santa messa, di notte, nel cimitero cattolico di Scutari. Molti dei partecipanti non raggiungono il cimitero per strada, ma passano dai cortili delle case. È dal 1967 che la celebrazione della messa è un reato punibile con la fucilazione. Meno di due mesi più tardi, la notte di natale, la santa messa viene celebrata di nuovo, nello stesso luogo. I fedeli presenti sono almeno tremila.
Dopo la caduta del regime comunista si ha un ritorno alla religione, che vede l’apertura di scuole cattoliche e scuole coraniche, accanto al culto della fede greco-ortodossa. Attualmente in Albania musulmani, cattolici e ortodossi convivono in un clima di tolleranza, al contrario di altri paesi balcanici. Le tre principali fedi religiose sono infatti l’islamismo (70% della popolazione, principalmente sunnita, dislocata in tutto il paese), la chiesa cristiano-ortodossa (18%, nell’Albania meridionale e centrale) e la chiesa romana cattolica (12%, nell’Albania settentrionale e centrale).
Il rispetto delle diverse religioni è sicuramente una delle caratteristiche dell’Albania. Viaggiando per il paese è possibile incontrare moschee, chiese ortodosse, cattoliche e protestanti. Gli osservanti più fedeli della religione islamica spesso si riconoscono dalla caratteristica barba, mentre le donne dal fatto che indossano l’hijab, il velo che ne nasconde i capelli, ma che in alcuni casi copre anche il viso. Pur essendo musulmani, però, tanti albanesi si dichiarano non osservanti.

In Albania, dunque, la convivenza tra religioni diverse è possibile. Il Centro di formazione professionale «Maria Mazzarello» di Tirana ne è la testimonianza. Il centro, gestito dalle suore salesiane, che dal 1992 operano nel paese con interventi volti alla promozione sociale ed alla formazione professionale dei giovani, è stato creato con lo scopo di migliorare le condizioni di vita dei giovani disagiati residenti soprattutto nelle aree periferiche della capitale.
I corsi per segretarie d’azienda, operatrici turistiche, di taglio e cucito, pasticceria e pizzeria, nonché i corsi pomeridiani di inglese e di informatica, rispondono in modo adeguato all’esigenza di formare professionalmente i giovani per poi aiutarli ad introdursi nel mondo del lavoro. Le suore, infatti, al termine dei corsi cercano sempre di aiutare gli studenti a trovare un impiego a seconda delle capacità e delle competenze acquisite. Sorprende ad esempio il fatto che, delle circa 40 ragazze che lo scorso anno hanno terminato i corsi per segretarie ed operatrici turistiche, quasi tutte hanno poi trovato un impiego. Ebbene, la maggioranza degli studenti che frequentano il centro sono musulmani, eppure questo non crea alcun problema, anzi, c’è un libero scambio di opinioni, idee e valori che accomunano i giovani e le suore, in uno scambio reciproco arricchente. La scuola cerca di rispettare quasi tutte le festività religiose: il natale, la pasqua cattolica e quella ortodossa, le feste musulmane.
Anche l’oratorio della missione è aperto a bambini e giovani senza discriminazioni di credo. Il sistema educativo di Don Bosco prevede il «tirar fuori» le potenzialità che ogni giovane si porta dentro, senza escludere nessuno. Don Bosco era solito dire: «In ogni giovane vi è qualcosa di buono». Non si educa imprigionando la libertà, e questo le suore del centro Maria Mazzarello lo sanno bene e lo mettono in pratica ogni giorno con i loro giovani.
Il centro è dotato anche di un convitto per le ragazze che vengono dai villaggi per frequentare la scuola, e non hanno la possibilità economica di prendere un appartamento in affitto. Anche le ragazze del pensionato, benché in gran parte cattoliche perché provenienti dal nord del paese, appartengono a religioni diverse, e convivono serenamente in un clima di grande rispetto. All’incontro settimanale che la direttrice del centro, suor Carolina, tiene con le ragazze del convitto, si parla di amicizia, tolleranza, paure ed amore. Temi che accomunano qualsiasi fede. Capita che le studentesse musulmane ospiti del convitto partecipino addirittura alla messa settimanale celebrata nella cappella delle suore, e preghino insieme alle compagne. Segno che la religione, qui, non conosce fanatismi, e che lo scambio sereno tra fedi diverse è possibile. Basta avere il coraggio di aprirsi e saper rispettare. Senza paura.

Elisabetta Borda

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