Generò, generò, generò…
A bramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe… Aram generò Aminadàd, Aminadàd generò Naassòn e Naassòn generò Salmòn. Salmòn generò… «Ah, don Marcello! E che è tutto ’sto casino de nomi?» sbottò Valentino interrompendo la lettura del vangelo (cfr. Mt 1,2ss).
Marcello, già missionario in Congo e ora parroco nella periferia di Roma, sorrise alla provocazione di Valentino, animatore della comunità. «Sì, è un casino, ma un bel casino!» pensò il sacerdote, dall’alto dei suoi 74 anni.
D’improvviso si rivide giovane prete alle prese con la messa in latino, curvo su un messale istoriato, mentre sillabava faticosamente quei nomi astrusi anche per lui. Poi, con l’eucaristia in italiano, la filastrocca del «generò, generò, generò» rimase solo sulla carta, perché i preti la dribblavano seduta stante. Ma, in preparazione al Natale, don Marcello la rispolverò, perché era straordinaria.
G enerò, generò, generò… È la sequela degli antenati di Gesù di Nazaret, tra i quali spiccano anche quattro donne: Tamar, Raab, Betsabea e Rut, protagoniste di storie incredibili. Tamar adesca l’ignaro suocero Giuda, che la rende incinta; Raab è una prostituta di Gerico; Betsabea diventa moglie del re Davide e madre del saggio Salomone in una scandalosa vicenda di adulterio e omicidio. E Rut? Appartiene al popolo pagano di Moab. Per anni moabiti e israeliti si guardano in cagnesco. Tuttavia Rut, per affetto verso la suocera Noemi, emigra proprio nella infida Betlemme…
Valentino ascoltò queste spiegazioni del «don», stralunando gli occhi increduli. Alla fine esclamò:
– E mo’, er Cristo è pure un…».
– È pure figlio di Dio! – tagliò corto il sacerdote.
– Come no! Però, voio dì: Gesù è pure un gaiardo… meticcio!
Allora: perché tanta strizza per gli stranieri?
M eticciato culturale-religioso. Al riguardo, don Marcello citò Joseph Ratzinger, alias papa Benedetto xvi.
Secondo l’ex professore tedesco, nei cinque secoli che separarono l’esilio degli israeliti a Babilonia dalla comparsa di Gesù, nell’ebraismo si sviluppò il fenomeno della «Sapienza». Così, accanto a «Legge» e «Profeti», sorse un terzo pilastro: la Sapienza appunto. Essa subì l’influsso religioso dell’Egitto e poi manifestò il rapporto con la filosofia greca, in particolare quella platonica e stornica. A partire dal 3° secolo a. C., si tradusse persino in greco la bibbia dell’Antico Testamento, nota come «Settanta» (cfr. J. Ratzinger, Verità, fede, tolleranza, Cantagalli, Siena 2005, pp. 157-160)…
Valentino capì poco del dotto riferimento del parroco. Ma un punto era lampante: anche la bibbia è meticcia! E ritornava il quesito: perché in Italia stracciarsi le vesti di fronte al reciproco influsso religioso-culturale, causato dall’impatto islam-cristianesimo? Perché temere di diventare «diversi» vivendo con «diversi»?
Valentino, fresco laureato in scienze politiche, tentò una risposta con un riferimento alla nostra storia.
Francesco Crispi, mangiapreti, aveva sempre osteggiato la chiesa cattolica, con un codazzo di liberali e massoni. Però, verso la fine del 1800, i nemici da temere apparivano soprattutto i socialisti, meno i cattolici. A Napoli, il 10 settembre 1894, il baffuto Crispi tuonò: «Dalle più nere profondità della terra è sbucata una setta infame, la quale scrisse sulla sua bandiera: né Dio né capo… Stringiamoci insieme per combattere codesto mostro e scriviamo sul nostro vessillo: con Dio, col re e per la patria!».
Quando ci sentiamo minacciati – ragionò Valentino -, i nemici di ieri diventano gli amici di oggi. Al presente, anche per gli agnostici, la minaccia è rappresentata dai musulmani. E certi laici ritengono che i cattolici non facciano il loro dovere di occidentali se non li combattono.
– Don Marcé, tu che dici?
– A me «combattere» non piace in alcun modo. Io sono orfano di guerra. In Congo, poi, di «battaglie» ne ho viste troppe, con milioni e milioni di amazzati.
T amar generò, Raab generò, Betsabea generò… Anche Maria generò. Diede alla luce Gesù, chiamato Cristo (cfr. Mt 1,16).
Per la consolazione di tutti.
Francesco Beardi
Francesco Beardi