ITALIA – Week end all’inferno
Adolescenti e giovani di una parrocchia torinese,provocati ad «annunciare la risurrezione» in modo nuovo e avvincente.
Una sfida riuscita e che sa un po’ di… miracolo!
«Il nostro musical desidera annunciare che “Gesù è risorto”; per questo l’abbiamo intitolato WEEKEND ALL’INFERNO, a ricordo della sua discesa agli inferi prima della risurrezione»… racconta con decisione don Ugo Bellucci, vice parroco della Beata Vergine delle Grazie di Torino, comunemente conosciuta come parrocchia della «Crocetta».
Non si è trattato, però, della solita recita nel teatro parrocchiale perché, con grinta e determinazione, più di cento adolescenti e giovani si sono esibiti nel cuore di Torino, cioè la regale piazza Castello, davanti alle autorità, al cardinale e a un pubblico di 3.500 persone; poi, con l’appoggio del Centro Studi San Tommaso Moro, alla 8th Gallery, cioè la parte della Fiat-Lingotto trasformata in centro commerciale, davanti a un pubblico di oltre mille persone.
Lo spettacolo inizia con lo smarrimento di Giovanni, l’apostolo prediletto di Gesù, dopo la morte del maestro e con rapidi flash black rievoca gli episodi più salienti della vita del Figlio di Dio, fino all’inaspettata gioia della risurrezione. La scenografia è semplice e imponente allo stesso tempo. Già il coro, formato da più di trenta elementi, con lunghe tonache marroni impreziosite da vistosi oamenti in oro ed argento, si rivela un importante elemento coreografico insieme ai musici (batteria, due chitarre, percussioni e tastiera); ma è l’imponente schermo bianco sul fondo che scandisce, con le ombre proiettate, il succedersi delle scene.
Gesù, gli apostoli ed altri personaggi del vangelo, vestiti con mantelli e tuniche dai colori vivaci, animano i vari episodi caratterizzati da rapidi cambi di scena, effettuati dagli stessi attori. Vediamo comparire delle reti, quando Gesù invita gli apostoli a diventare pescatori di uomini; tavoli e sgabelli per le nozze di Cana e l’ultima cena; otri, vasi, ceste e persino la croce dove Gesù è appeso. Di tanto in tanto compare anche il balletto, che enfatizza i vari brani musicali, filo conduttore di tutto. Lo spettatore è incantato da un tripudio di colori, musica, voci, da tutti questi giovani attori e anche dalla cinquantina di bambini che fanno eco a Gesù quando annuncia le beatitudini e si uniscono nell’imponente coro finale, che inneggia al miracolo della risurrezione.
In una società, dove gli adolescenti fanno notizia quando allagano le scuole, uno spettacolo come questo ha quasi del miracoloso. Abbiamo, perciò, rivolto alcune domande a don Ugo, per capie di più.
Don Ugo, come vi è venuta l’idea di mettere in scena uno spettacolo come questo? In che modo vi siete organizzati?
L’idea ci è venuta perché la diocesi aveva lanciato l’anno della «missione giovani» (2003-2004) e ci è parso doveroso che i giovani annunciassero Gesù alla città a modo loro, cioè con la musica. Siamo partiti per tempo, abbiamo lavorato su periodi lunghi, ci siamo preparati con calma. L’idea è stata discussa durante una settimana comunitaria con gli universitari, presso i missionari della Consolata di Torino. Ricordo che il responsabile del Centro, padre Renato, era presente: ha visto la nostra volontà di realizzare lo spettacolo, ma anche la nostra grande titubanza. Il nostro parroco, don Franco Alessio, ci ha sempre aiutati, anche finanziariamente, ed incoraggiati: senza il suo sostegno, molto probabilmente non ce l’avremmo fatta.
Il gruppo universitari (20-25 anni) si è rivelato l’asse portante di tutto il progetto. Questi ragazzi (circa 20 persone) sono educatori del gruppo-adolescenti e ancora amici dei loro educatori, alcuni ormai giovani coppie sposate. E così abbiamo trovato il cast, circa 100 adolescenti e giovani della parrocchia, dai 15 ai 30 anni. Ci siamo, poi, divisi i ruoli: tre impegnati nella regia e poi altri 12 ragazzi responsabili di scenografia, luci, musici, coro, costumi, balletto. Esserci preparati per circa un anno ci ha dato modo di pensare, discutere, crescere e prepararci.
Come avete scelto gli episodi del vangelo e con quali musiche?
Volevamo annunciare la «risurrezione di Gesù»; per questo, abbiamo scelto gli episodi che ci parevano importanti e ci sentivamo di rappresentare: la parabola del seminatore, le nozze di Cana, Marta e Maria, la chiamata di Levi, la scelta degli apostoli, le beatitudini, il buon samaritano, l’adultera, la risurrezione di Lazzaro, la cacciata dei venditori dal tempio, il litigio degli apostoli (su chi fosse il più grande), l’ultima cena, passione e crocifissione, risurrezione. Le musiche sono tratte da film o spettacoli famosi, che piacciono ai giovani (Il re Leone, La bella e la bestia, Il principe d’Egitto, Streets of Philadelphia, una canzone di Elton John). Con l’équipe della regia abbiamo poi scritto le parole, componendo 17 canzoni adatte ai vari episodi.
Come vi siete organizzati per i costumi, il trucco (così vistoso ed efficace), le prove, la regia? Eravate così numerosi…
Per i costumi ci siamo ispirati al film «Gesù di Nazareth» di Zeffirelli. La ragazza responsabile e una mamma, appassionata di teatro, hanno disegnato costumi, realizzati poi da un senegalese di San Salvario, e studiato il trucco degli attori. Abbiamo prima provato i singoli episodi e le musiche e, poi, assemblato un po’ alla volta i vari episodi. In parrocchia, il teatro è molto piccolo; quindi, la platea è diventata il nostro palco.
E, poi, il grande debutto; come siete riusciti ad ottenere un palco in piazza Castello per un musical, realizzato da giovani sconosciuti alla città?
Tutto il nostro sforzo è stato sorretto da molta fede e tenacia. Il cardinale ci ha appoggiati con una lettera per avere piazza Castello e il palco dal comune di Torino. Ci è sempre parsa una sfida superiore alle nostre forze; però, eravamo contenti di «annunciare Gesù», che certamente ci ha aiutati. Il successo nei due spettacoli è stato molto buono. Alcuni giovani, anche se hanno recepito qualche «stecca» nell’esecuzione delle canzoni, si sono riavvicinati ai gruppi della parrocchia. Speriamo non sia una bolla di sapone e che il seme cresca.
Progetti futuri?
Abbiamo tradotto tutto lo spettacolo in inglese e, in agosto, saremo a Bonn, a presentarlo in un teatro di 800 posti e un palco di 115 metri quadrati, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù. In questo progetto, sono attualmente impegnate 134 persone. Pregate per noi! •
Silvana Bottignole