OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO Largo alle donne (3)
L’offerta di pari opportunità è l’Obiettivo numero tre, che riconosce le sofferenze causate dalla mancata possibilità di studio e lavoro e il ruolo delle donne nella costruzione della società.
Almeno due terzi degli analfabeti nel mondo sono donne. Colmare questo divario, offrendo a entrambi i sessi le medesime possibilità di crescita, studio e lavoro, rappresenta un obiettivo cruciale, il numero 3 nell’agenda del Millennio. Il suo raggiungimento è la chiave per aprire altre porte, dalla salute infantile allo sviluppo economico e sociale di un paese.
Il ruolo delle donne nella società è considerato fondamentale per il progresso e lo sviluppo: in Asia, Africa e America Latina, dove alle donne è stata data la possibilità di accedere all’istruzione e di lavorare in piccole imprese, le famiglie sono più forti, così pure l’economia del paese. Gli Obiettivi di sviluppo del millennio sono strettamente collegati l’uno all’altro, in una visione complessiva delle necessità del mondo. Il miglioramento delle condizioni di povertà e fame (obiettivo 1) passa nelle mani del miglioramento dell’alfabetizzazione in senso globale (obiettivo 2) e delle opportunità offerte alle donne e alla loro autonomia (obiettivo 3). Ma l’accesso alla scuola e al mondo del lavoro è a sua volta possibile nella misura in cui si migliorano le condizioni generali di vita, riducendo il tasso di povertà (obiettivo 1).
UN MONDO A PARTE
L’Obiettivo numero 3 si concentra dunque sul mondo femminile e sull’importanza di offrire a tutte le donne l’opportunità di scegliere e costruirsi una vita autonoma. Sono purtroppo numerosi nel mondo gli esempi in cui l’essere nati donna ha segnato la vita fin dal primo istante: istruzione negata, matrimoni precoci e combinati, dipendenza prima dagli uomini della famiglia di origine poi dal marito imposto, impossibilità di scegliersi un lavoro e avere una retribuzione e quindi un’autonomia rispetto all’uomo di tuo, prostituzione.
Aprire alle donne le porte all’istruzione e alla possibilità di un lavoro permetterebbe loro di uscire da una spirale di sofferenza e violenza fisica e psicologica, che può anche concludersi con la morte. In Messico, negli ultimi dieci anni, circa 1.000 ragazze sono scomparse e quasi 400 uccise in circostanze violente; in Guatemala, negli ultimi quattro anni, sembra siano oltre 1.000 le donne violentate e uccise e 25.000 i casi di violenza domestica di cui si è venuti a conoscenza.
La mancanza di prospettive e progetti futuri può portare le donne al gesto estremo: in Cina, le donne che vivono nelle zone rurali, in condizioni di maggiore povertà e isolamento, tentano il suicidio da 3 a 5 volte in più rispetto alle donne di città. In Iraq, Afghanistan, Kurdistan, sono numerose le donne ricoverate per cosiddetti «incidenti domestici»; ma a volte il sospetto, purtroppo senza conferme, di chi cura le loro ustioni quando sopravvivono, è che la realtà sia diversa: è possibile che si siano date fuoco per sfuggire a un destino che, appena adolescenti, le ha viste vendute da padri o fratelli a un marito che non volevano.
TUTTE A SCUOLA
Il 2005 rappresenta una tappa intermedia per il raggiungimento della meta finale per l’istruzione: entro quest’anno dovrebbe essere uguale il numero di ragazzi e ragazze seduti ai banchi delle scuole primarie e secondarie.
Ottenuto questo, entro il 2015 l’uguaglianza deve essere raggiunta per tutti i gradi di istruzione. Rispetto ad altri obiettivi, quello sulle pari opportunità, per lo meno nel campo scolastico, è sulla buona strada e il risultato tutt’altro che illusorio. L’obiettivo per il 2005 sembra sia raggiungibile o quasi nella maggior parte delle zone geografiche: l’Asia dell’Est e il Pacifico sono quasi alla meta e in alcune zone dell’America Latina le alunne superano il numero dei colleghi maschi.
In questo quadro positivo farebbero al momento eccezione, per quanto è possibile valutare, l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale e occidentale. Anche in queste regioni, però, il risultato potrebbe essere raggiunto entro il 2010. Le differenze di scolarità tra maschi e femmine appaiono comunque maggiori nei paesi più poveri e con in generale percentuali di completamento del ciclo primario di studi più bassi.
NEL MONDO DEL LAVORO
Analogamente ai numeri riportati per l’analfabetismo, nel mondo del lavoro le donne con un impiego sono pari a due terzi dei colleghi maschi. Se si considera il lavoro regolarmente retribuito, dal 1990 vi sono stati solo piccoli cambiamenti per il mondo femminile e le possibilità per le donne sono ancora lontane rispetto a quelle dei loro colleghi. Le uniche regioni a dare speranza sembrano essere, al momento, l’America Latina e i Caraibi, dove le donne rappresentano il 43% dei lavoratori retribuiti, e l’Asia dell’est, in cui la proporzione raggiunge il 40%.
Restringendo lo sguardo al settore delle cariche politiche, le percentuali crollano ulteriormente: l’altra metà del cielo occupa circa il 15% dei seggi nei parlamenti nazionali, con ampie oscillazioni da paese a paese, da punte del 30-40% e a crolli fino al 10%, in particolare nell’Africa del nord, nell’Asia del sud e dell’ovest e nell’Oceania.
Si intravedono però alcuni segnali positivi. Per esempio, lo scorso anno in Oman, primo paese del Golfo (seguito a breve da Qatar e Barhain) a dare, nel 1994, il diritto di voto e di eleggibilità alle donne, tre nuovi ministri (Istruzione superiore, Turismo e Sviluppo sociale) erano donne. Inoltre, a maggio in Kuwait il parlamento ha approvato un emendamento alla costituzione: le donne potranno votare e candidarsi alle elezioni.
Peraltro, la questione delle pari opportunità non è da considerare appannaggio esclusivo dei paesi in via di sviluppo. Secondo il rapporto pubblicato a metà maggio 2005 dal Forum economico mondiale (World Economic Forum), che ha valutato l’indice delle differenze uomo-donna (gender gap index) in termini di accesso scolastico, al lavoro, alle cariche politiche e all’assistenza sanitaria in 58 nazioni, l’Italia è addirittura al 45° posto, non solo dopo diversi paesi dell’Unione europea, ma anche africani (come Sudafrica o Zimbabwe), sudamericani (come Colombia o Argentina), asiatici (come Bangladesh o Thailandia).
Certo, le conseguenze delle diverse possibilità offerte in base al sesso sono condizionate dal contesto sociale e culturale in cui si verificano, ma i risultati presentati dal Forum economico mondiale invitano comunque a riflettere e a guardare anche in casa propria.
PROSPETTIVE DI VITA
Ma il discorso sull’offerta di pari opportunità si allarga dalla scuola e dal lavoro ai diversi aspetti della vita quotidiana. Alle donne è in genere affidata la conduzione della famiglia: una maggiore conoscenza e istruzione migliorerebbe le loro condizioni di vita e quelle di tutta la famiglia; avrebbe per esempio effetti positivi sulla salute dei neonati e dei bambini.
Saper leggere, scrivere, sostenere una conversazione, conoscere i propri diritti, sapersi relazionare con gli altri sono capacità che si acquisiscono grazie anche alla frequenza scolastica di primo e secondo livello. Sono capacità e strumenti che possono permettere alle donne di uscire da situazioni difficili e pericolose per la loro stessa sopravvivenza, di fare le proprie scelte in autonomia, di costruirsi una vita senza dipendere dagli altri.
Nel mondo, dal 16% al 50% delle donne con una relazione stabile subisce violenza da parte del compagno; e sempre le donne rappresentano ormai circa la metà delle persone infettate dal virus dell’Aids, proprio a causa della loro maggiore vulnerabilità, del mancato accesso all’assistenza sanitaria, del loro essere oggetto di abusi e sfruttamento sessuale, contro cui spesso non hanno la possibilità e gli strumenti per opporsi.
I mesi a venire dovranno aprire le porte al vecchio «sesso debole», che più di una volta ha smentito la definizione e dimostrato come le situazioni, e le mentalità, possano cambiare. Come hanno fatto due donne afghane all’inizio dello scorso anno. Il loro villaggio di contadini nel nord del paese era circondato da ordigni inesplosi, frutto dei bombardamenti americani nella zona. Inizialmente gli abitanti del villaggio si limitavano a stare attenti a non calpestare questi piccoli oggetti gialli. Ma quando due bambini ci hanno giocato, rimanendo dilaniati dall’esplosione, le due donne hanno deciso di ripulire il terreno e in pochi giorni hanno raccolto una settantina di bombe, facendole esplodere di notte, in una buca fuori dal villaggio.
Inizialmente gli uomini hanno considerato oltraggioso il loro comportamento: donne che prendevano iniziative di testa loro! Ora sono diventate due eroine locali.
BOX 1
METE DA RAGIUNGERE
1. Povertà e fame: dimezzare rispetto al 1990 la povertà estrema e la fame.
2. Istruzione: garantire a tutti un livello di istruzione primaria.
3. Parità dei sessi: promuovere l’uguaglianza tra maschi e femmine; dare maggiore autonomia e poteri alle donne.
4. Bambini: ridurre di due terzi rispetto al 1990 la mortalità infantile.
5. Mamme: migliorare la salute matea, inclusa la riduzione di tre quarti rispetto al 1990 della mortalità in gravidanza e da parto.
6. Malattie: prevenire la diffusione di HIV/AIDS, malaria e altre malattie.
7. Ambiente: assicurare uno sviluppo sostenibile.
8. Scienza, tecnologia, progresso: sviluppare una collaborazione globale per lo sviluppo.
BOX 2
OBIETTIVO N°3
Promuovere l’uguaglianza tra maschi e femmine e dare maggiore autonomia e poteri alle donne.
Eliminare le diverse possibilità offerte a maschi e femmine per il raggiungimento di un livello di istruzione primaria e secondaria, preferibilmente già entro quest’anno, e ottenere questo obiettivo per tutti i gradi di istruzione non oltre il 2015.
Gli obiettivi del millennio in questo campo sottolineano l’importanza del ruolo svolto dalle donne sul benessere generale della famiglia e della società: nonostante questo, che porterebbe vantaggi alla comunità intera, non viene ancora data la possibilità di realizzazione al potenziale positivo del sesso femminile, per discriminazioni conseguenti a norme sociali, incentivi e istituzioni legali.
Siti Inteet:
http://www.millenniumcampaign.org
http://www.millenniumcampaign.it
http://ddp-ext.worldbank.org/ext/MDG/home.do
http://www.developmentgoals.org/Education.htm
http://www.unmillenniumproject.org
http://web.worldbank.org
http://www.dfid.gov.uk/mdg/gender.asp
http://www.weforum.org
http://www.peacereporter.net
Grown C., Taking action to improve women’s health
through gender equality and women’s empowerment, Lancet 2005; 365: 541-43
Valeria Confalonieri