Cari missionari,
un conto è dire che da parte di certi ambientalisti c’è una forte ostilità verso la religione e la morale cattolica, un conto è negare che i fiumi sono sempre più inquinati, i laghi più poveri di acqua, i ghiacciai più contratti, le foreste più depredate e degradate, le popolazioni indigene sempre più minacciate dal rischio di estinzione totale.
Per questo al libro Le bugie degli ambientalisti, edito da Piemme, preferisco di granlunga le critiche che Paolo Moiola su Missioni Consolata di marzo, ha rivolto ai suoi autori.
Non intendo dire che gli scritti di Gaspari, Cascioli e altri giornalisti cattolici allineati sulle loro posizioni non siano utili: sono tanti infatti i sedicenti filosofi della natura le cui teorie sono in palese contraddizione con l’insegnamento di Cristo e il magistero della chiesa ed è quindi giusto invitare il credente a guardarsi bene dalle loro banalizzazioni, trabocchetti, inganni, infamie.
Tuttavia conformarsi a Cristo e operare in sintonia con il magistero della chiesa significa anche respingere quelle nuove ideologie e correnti di pensiero in cui, non pochi cattolici invece si riconoscono: neoliberismo, neoconservatorismo, ottimismo giulivo, antiecologismo, anticatastrofismo, antiallarmismo, antianimalismo… sono visioni del mondo senz’altro più vicine all’illuminismo ateo che alla dottrina sociale della chiesa; più vicine al materialismo antropocentrista che all’idea della solidarietà tra uomo e natura, più vicine allo scientismo e al suo delirio di onnipotenza che alla vera antropologia cristiana, quella basata sul «coltivare e custodire» di Genesi 2,15, sull’«ora et labora» di san Benedetto, sul Cantico delle creature di san Francesco.
Secondo me, Cascioli, Gaspari & C. commettono un gravissimo errore quando appiccicano l’etichetta di «cassandre» a coloro che lamentano la distruzione delle foreste (specie quelle della fascia tropicale), la perdita della biodiversità, l’assurda caccia ad animali che si trovano a un passo dall’estinzione, perché alcune grandi reti criminali non ne vogliono sapere di mollare il business del corno di rinoceronte, delle carcasse e parti anatomiche di tigre, dell’avorio di elefante e ippopotamo, della carne di scimmia. Complessivamente il commercio illegale di animali selvatici, vivi o morti, ha un volume paragonabile a quello del mercato di droga, armi, materiale poografico…
Sbagliano anche quando cercano di coprire di ridicolo coloro che si oppongono all’uso sconsiderato degli insetticidi e pesticidi (la lotta biologica, correttamente intesa, è molto più efficace contro i parassiti oltre che meno nociva all’ambiente), coloro che contestano i progetti per la realizzazione di altre grandi dighe o centrali nucleari, coloro che suggeriscono la strada del riciclaggio, delle energie alternative (solare, eolico, geotermico, biogas), dell’uso più limitato e responsabile di certi mezzi di trasporto.
Ricordino, Gaspari e Cascioli, che, rifiutando di dare ascolto a Cassandra, i troiani firmarono la propria condanna a morte, ricordino che le argomentazioni che il magistero della chiesa ha usato e continua a usare contro aborto, sterilizzazione e politiche demografiche coercitive non hanno nulla a che vedere con la sdrammatizzazione dei problemi ambientali.
Bistrattando senza ritegno i dati sulla deforestazione, bracconaggio, pesca di frodo, stragi provocate dai disastri ecologici soprattutto nei paesi del Sud del mondo, mettendo in secondo piano gli sfaceli causati dalla guerra e industrie belliche, presentando i leader dell’eco-pacifismo come degli imbroglioni e i loro seguaci come degli ingenui, enfatizzando i difetti di Ong come il Wwf e Greenpeace tacendone i pregi, Gaspari e Cascioli diventano alleati di quella antilife mentality che dicono di considerare come la piaga più peiciosa del mondo moderno e sostenitori di quelle nuove forme di colonialismo dalle quali tante volte hanno invitato i loro lettori a non lasciarsi fagocitare.
Francesco Rondina
Fano (PU)
Francesco Rondina