OBIETTIVI SVILUPPO DEL MILLENNIO Tutti a scuola (2)
Il traguardo numero due degli «Obiettivi di sviluppo del millennio» (vedi riquadro), dichiarati come priorità dell’agenda internazionale da 189 stati membri delle Nazioni Unite durante il Millennium Summit del 2000, sottolinea l’importanza dell’alfabetizzazione universale, perché tutti i bambini del mondo possano imparare a «leggere, scrivere e fare di conto», come si diceva una volta.
Sono molti i paesi dove il diritto all’istruzione è ancora negato e i bambini non hanno la possibilità di frequentare gli «studi dell’obbligo», come vengono chiamati.
Secondo i dati del 2000, 104 milioni di bambini in età scolare non andavano a scuola: di questi, il 57% apparteneva al mondo femminile e il 94 per cento viveva nei paesi in via di sviluppo (soprattutto nell’Africa sub-sahariana e nel sud dell’Asia). Questo per la piaga del lavoro minorile, o dei bambini soldato, o della povertà che impedisce alle famiglie di pagare l’iscrizione, o i libri e i quadei necessari allo studio, o la divisa da indossare.
Spesso infatti, non sono le strutture che mancano: la maggior parte dei paesi in via di sviluppo ha le scuole necessarie per garantire questo diritto dell’infanzia: nonostante ciò, solo in un quarto di queste nazioni i bambini raggiungono un livello base di istruzione.
Esperienze vissute
Le ragioni per non frequentare la scuola o abbandonarla prima del tempo possono essere diverse, a volte intrecciate con altre difficoltà della vita che rendono difficile guardare al futuro; ci si accontenta di tirare a sera e sopravvivere fino a un nuovo giorno.
Il Tanzania può essere un buon esempio per capire come, a volte, la presenza di scuole e anche di aiuti da parte del governo, ancora non basti per portare i bambini in classe. Il governo tanzaniano, per permettere l’accesso all’istruzione anche ai nuclei familiari più disagiati, ha eliminato le rette, lasciando da pagare alle famiglie solo 10 euro l’anno.
Ma nel paese una persona su tre vive al di sotto della soglia della povertà e, nonostante l’iniziativa del governo, tre bambini su dieci non hanno la possibilità di andare alla scuola primaria: anche quei 10 euro fanno la differenza.
Altre volte la difficoltà è legata alle esperienze vissute dai bambini, che rendono difficile un ritorno alla normalità e quindi anche ai banchi di scuola: nel caso degli ex bambini soldato, per esempio, è spesso difficile ritornare a studiare, rientrare in una classe, in mezzo ai compagni di scuola, dopo tutto quello che hanno visto e vissuto e che continua a tornare nella loro mente.
Altre volte ancora un male ne porta con sé un altro e bambini con la vita già segnata dal virus dell’Aids si vedono negare l’accesso a scuola. È successo per esempio in Kenya, a Nairobi, dove il nuovo anno scolastico iniziato a gennaio ha lasciato fuori da alcune scuole elementari i bambini sieropositivi, ai quali non è stata permessa l’iscrizione: le classi «erano piene».
Diritto per sopravvivere
La negazione di questo diritto ai bambini è grave e porta con sé conseguenze per tutta la vita. L’istruzione primaria di base è la chiave della sopravvivenza in diversi contesti e situazioni, ogni giorno: senza di essa, viene negata la possibilità di esercitare diversi lavori, non si possono contare i soldi, non si possono leggere istruzioni, percorsi da fare, strade dove andare, pericoli da evitare. Non si possono leggere le spiegazioni di un medico, contare le pastiglie, capire le medicine da prendere e a che ora, capire cosa viene proposto di fare e fatto firmare.
Sapere leggere, scrivere, contare può determinare il corso della vita di un individuo. Se ne sono rese perfettamente conto alcune mamme in Ecuador, che a Logarto, nella provincia di Rioverde (zona dell’entroterra) hanno protestato a viva voce per la chiusura della scuola, avvenuta all’inizio di quest’anno. La maestra se ne era andata; ed essendo una struttura con un unico insegnante, come accade spesso, le lezioni erano state sospese.
In questo paese, ma non solo, spesso l’istruzione dei bambini è legata alla buona volontà dei loro maestri, che devono fare chilometri di strada per raggiungere la scuola, che raccontano di banchi vuoti, perché le famiglie a un certo punto dell’anno scolastico non possono più fare a meno dei loro figli per il lavoro nei campi.
Altre volte invece, gli insegnanti ci sono, vorrebbero esserci anche i bambini e lo vorrebbero anche i genitori, ma i banchi sono vuoti e le lezioni interrotte, perché la povertà, complice la natura, ha avuto la meglio. Come è successo a ottobre dello scorso anno fra le comunità indios in Paraguay: 8 mesi di siccità hanno portato alla chiusura di 50 scuole. La maggioranza dei bambini era partita con la famiglia verso le montagne, per procurarsi cibo; i pochi rimasti avevano troppa fame ed erano debolissimi, certo non in grado di concentrarsi e seguire le lezioni.
A che punto siamo
Gli esempi che si possono fare sono numerosi e spaziano da un continente all’altro, a sottolineare l’importanza dell’Obiettivo di sviluppo del millennio stabilito. Secondo le analisi della Banca mondiale, che ha valutato il panorama scolastico in 155 paesi in via di sviluppo, solo in 37 venivano completate le scuole primarie e, sulla base dell’andamento fino agli anni Novanta, si poteva prevedere il raggiungimento di tale risultato in altri 32. Ma gli altri?
Se le cose non cambiano e le iniziative non accelerano i cambiamenti e miglioramenti della situazione, non raggiungeranno l’obiettivo, anche perché in alcuni casi non solo la situazione è definita ferma, «stagnante», ma addirittura peggiorata negli ultimi anni.
Le regioni dell’Asia dell’Est e Pacifico, Europa e Asia Centrale, America Latina e Caraibi sono sulla buona strada e potrebbero arrivare alla meta entro il fatidico 2015.
Facendo esempi più precisi, se continuano con lo stesso ritmo e caratteristiche, hanno buone possibilità di successo Cina, Russia, Bulgaria, Laos, Brasile e Messico. Ma le altre tre zone geografiche identificate, che contano 150 milioni di bambini in età da scuola primaria, rischiano di fallire.
L’Africa sub-sahariana è quella con maggiore ritardo (meno del 50% dei bambini raggiunge l’obiettivo) e dal 1990 sono pochi i progressi registrati. Il cammino dell’Asia del Sud è troppo lento: poche iscrizioni e pochi cicli di studio terminati. Nel Medio Oriente e Africa del Nord la situazione è sostanzialmente ferma agli anni ’90, nonostante il numero di iscrizioni a scuola sia relativamente più alto rispetto alle altre due regioni.
Da ricordare infatti, come l’obiettivo da raggiungere sia il completamento degli studi, perché la sola iscrizione alla scuola non rappresenta una garanzia sufficiente: in Madagascar per esempio, nonostante una percentuale molto alta di iscrizioni, otto studenti su dieci non completano il ciclo primario di istruzione.
Di fatto dunque, se le cose continuano così, i bambini di oltre la metà dei Paesi in via di sviluppo non potranno completare la scuola elementare entro il 2015.
* Siti Inteet:
http://www.millenniumcampaign.it
http://www.developmentgoals.org
http://www.developmentgoals.org/Education.htm
http://www.unmillenniumproject.org
http://web.worldbank.org
http://www.peacereporter.net
Box 1
Mete da raggiungere
1. Povertà e fame: dimezzare rispetto al 1990 la povertà estrema e la fame.
2. Istruzione: garantire a tutti un livello di istruzione primaria.
3. Parità dei sessi: promuovere l’uguaglianza tra maschi e femmine; dare maggiore autonomia e poteri alle donne.
4. Bambini: ridurre di due terzi rispetto al 1990 la mortalità infantile.
5. Mamme: migliorare la salute matea, inclusa la riduzione di tre quarti rispetto al 1990 della mortalità in gravidanza e da parto.
6. Malattie: prevenire la diffusione di HIV/AIDS, malaria e altre malattie.
7. Ambiente: assicurare uno sviluppo sostenibile.
8. Scienza, tecnologia, progresso: sviluppare una collaborazione globale per lo sviluppo.
Box 2
OBIETTIVO N°2
Garantire in tutto il mondo un livello di istruzione primaria
Raggiungere in tutto il mondo un livello di istruzione primaria. Gli obiettivi del millennio in questo campo sottolineano come l’istruzione sia sviluppo: apre le porte alla possibilità di scegliere e fornisce nuove opportunità alle persone; fornisce i mezzi per contrastare la povertà e il diffondersi delle malattie, offre a tutti la possibilità di far sentire la propria voce e le proprie aspirazioni nella società, partecipando in modo attivo alla vita pubblica.
Entro il 2015 la meta da raggiungere è il diritto allo studio: garantire a tutti i bambini, maschi e femmine, ovunque siano nati, la possibilità di frequentare e completare i corsi di scuola primaria
Valeria Confalonieri