LETTERE – Agli esperti di pastorale giovanile

Cari missionari,
il bellissimo dossier di gennaio 2005 fa capire che oggi, chi vuole davvero educare ed evangelizzare le giovani generazioni deve guardarsi non solo dalle derive autoritarie, ma anche da lassismo, edulcorazione, accondiscendenza, da quel complesso di atteggiamenti molto ambigui che lo scrittore Valerio Volpini chiamava «giovanilismo».
Troppo spesso accade che, pur di centrare l’obiettivo di coinvolgere i ragazzi, suscitare partecipazione e interesse, ottenere il loro consenso, i responsabili della pastorale giovanile e uffici diocesani per la scuola, trascurino di dire cose importanti o, peggio ancora, se la prendano con coloro che quelle cose hanno il coraggio di dirle e il rischio di annoiare, deludere, turbare, inasprire, accettano di correrlo fino in fondo, «a imitazione di Gesù che non ebbe paura» di passare da bestemmiatore presso i farisei e farsi una brutta nomea; non ebbe paura nemmeno degli apostoli, quando lo accusarono di essere troppo esigente o troppo tenero e indulgente…
Bisogna smetterla con certi luoghi comuni e con lo stereotipo dell’educatore «bravo» perché in possesso di strategie pedagogiche «raffinate», metodi didattici «aggioati», capacità di avvalersi delle tecnologie che il mercato ha proclamato «vincenti».
Troppo spesso questo tipo di educatore privilegia la forma a discapito della sostanza, il contenitore a discapito del contenuto, la modeità a discapito della verità…
Cari esperti e superesperti di pastorale adolescenziale e giovanile… ai ragazzi bisogna andare incontro per portarli a Cristo non a Mammona: se non capite questo la vostra esperienza, competenza e cultura, il vostro famoso «saper fare» non sono al servizio di Dio e del suo regno, ma di Satana.
Dovete mettervi bene in testa che se, ad esempio a scuola, s’insegna che la soppressione della vita umana nascente, il divorzio, eutanasia, droga, suicidio sono scelte antiumane e anticristiane, non si fa né proselitismo, né parrocchialismo, né sottocultura religiosa, né dileggio della laicità dello stato; si cerca solo di non tradire le grandi istanze evangeliche della dignità della persona e la santità del vincolo coniugale.
Se qualcuno dice ai giovani che la notte è meglio la passino a letto a dormire, non a scorrazzare in auto da una discoteca all’altra, non è detto che sia un nostalgico del medioevo; ma è solo una persona che non si rassegna ad accettare le stragi del weekend come un fatto normale.
Sostenendo che il piercing è nocivo non si fa terrorismo psicologico: chi è convinto del contrario provi a parlarne con i congiunti dei giovani che sono morti dopo essersi fatti infilare stravaganti aggeggi nei posti più impensati, o con i medici che si sono prodigati senza successo per strappare alla morte il 24ne milanese Marco C., deceduto nel marzo 2003 per un’epatite contratta dopo l’impianto di un «chiodino» sulla lingua…
Dicendo che occorre dare un taglio netto ai consumi, anche a riguardo di strumenti e apparecchiature ad alta tecnologia, non si fa un torto all’economia né al progresso: non si può definire progredita un’Europa dove, ogni anno, vengono buttati via cento milioni di telefoni cellulari; non si possono chiamare sviluppati paesi dove 1 minore su 5 accusa problemi di disagio mentale e depressione, disturbi dell’umore e alimentari a causa di internet e degli Sms: non è conveniente per nessuna economia che l’umanità continui a restar divisa tra popoli produttori di immani quantità di rifiuti e popoli spazzatura.
Dialoghiamo pure coi giovani, confrontiamoci alla pari su tutto…
Il Corriere della Sera è corso all’espressione «Guerra dei lombi» per indicare la portata del contrasto tra la linea del rigore e quella della tolleranza…
Adolescenti, giovani, adulti, tutti dovremmo concentrarci di più sulle guerre e lasciar perdere i lombi: non solo quelle di Bush per il petrolio… ma anche le guerre di cui non parla nessuno o quasi: guerre dei diamanti, coltan, oro, rubini, zaffiri, smeraldi, titanio, niobio, uranio. Le guerre per l’estrazione di quei metalli di cui c’è una richiesta sempre maggiore, non perché è aumentata la popolazione mondiale, ma perché sono aumentate le pretese del mondo dei ricchi…
Sono esplose nuove maniere, per cui quelli che fino a ieri venivano classificati come «capricci» o come «vizi», oggi sono considerate «innocue stravaganze» o qualche volta addirittura elevati al rango di «diritti della persona».
Prima di dire, a proposito di un anello, un giorniello, un’auto, una moto, un televisore, un Pc, un telefono o una qualsiasi altra cosa, «è mio e lo gestisco io», oppure «è un problema suo» o ancora «in fondo non faccio male a nessuno», pensiamoci un po’ su.
Pensiamo al contributo che, col nostro modo di intendere l’informazione, l’educazione, il consumo, possiamo dare al ripristino di condizioni di vita accettabili per tutti o, viceversa, al rafforzamento delle spirali di sopraffazione e di morte.
Luciano Montenigri
Fano (PU)

Luciano Montenigri

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