Carissimo direttore,
non ho mai scritto alla «nostra» rivista, lo faccio adesso per rilanciare quanto affermato dal sig. Manlio Mazza di Torino (marzo 2005, p. 6). L’adozione «a distanza» resta, a mio parere, un atto sublime di sensibilità e generosità: si aiuta un bambino a crescere, studiare, entrare nel mondo del lavoro nella propria terra, senza sradicarlo, accontentandoci di saperlo felice.
A tutti i lettori auguro di provare la stessa gioia del sig. Mazza, che alcuni tuoi «vecchi compagni» vivono già da tempo. Non esitate, dunque, abbiamo la fortuna che il nostro piccolo aiuto può essere gestito direttamente dai nostri missionari, con la certezza che ogni euro arriva integro dove c’è bisogno.
Ciao, Checco, e buon lavoro! Dalle pagine della nostra rivista bombarda i lettori su questo argomento, perché i bambini sono la ricchezza di tutti, non solo di chi li ha messi al mondo. Salutami tutti i «vecchi», per i quali nutro infinita riconoscenza, per il tanto che mi hanno dato e per il poco che hanno ricevuto.
Il «nostro» lettore è stato compagno di padre «Checco» Beardi fino al ginnasio. Grazie per sentirsi membro della «nostra» famiglia missionaria. Da parte nostra continueremo nel bombardamento di… pace.
Francesco Basta