Ci sono persone che sopravvivono con 420 euro mensili.
Ecco perché è impellente risolvere il problema delle «3 “A”»: assistenza, alimentazione, abitazione.
Siamo una società che invecchia, la presenza degli anziani nella comunità richiede condizioni particolari di organizzazione sociale, tenuto conto che la «vecchiaia» è un universo frammentato e diversificato: ci sono bisogni legati al reddito, alla salute, al sesso (le donne vivono più a lungo degli uomini, sono la maggioranza degli ospiti delle case di riposo) e, ovviamente, alle pregresse esperienze di vita. Sovente gli anziani sono considerati soggetto debole per l’invecchiamento psico-fisico che crea senso di smarrimento ed inadeguatezza di fronte alle nuove tecnologie (computer, meccanizzazione di molti servizi) o al mondo giovanile che tende ad emarginare la terza età. Si arriva fino all’esclusione sociale con conseguente senso di inutilità, perdita di identità e progettualità per il futuro.
Come vivono gli anziani rispetto al reddito? Anche qui ci sono notevoli differenze: creano problemi le basse pensioni (si veda la tabella di pagina 24) con le quali non si riesce ad arrivare a fine mese, in particolar modo per chi deve provvedere anche alle spese per l’affitto. Ci sono sacche di povertà tra gli anziani, ad esempio i cosiddetti «incapienti», che avendo un reddito minimo (fino a 6.000 euro all’anno) non pagano Irpef, ma non hanno neppure la possibilità di adire ad alcune previdenze, come le deduzioni previste dalla legge.
L’aumento dei prezzi, a fronte di pensioni tendenzialmente stabili, ha creato notevoli difficoltà: come è noto la quarta settimana del mese vede una restrizione nei consumi, anche alimentari, nei supermercati come nella piccola distribuzione (conoscono bene il problema i banchi alimentari, legati alla Caritas che provvedono a molti bisogni di famiglie e anziani).
A fronte di questo quadro piuttosto nero di emarginazione sociale dell’anziano sta una «terza età» dove gli anziani sono una risorsa culturale ed esperienziale da valorizzare, partecipando attivamente alla vita sociale, ad associazioni culturali, di turismo, di tempo libero.
Per tutti gli anziani, ci sono un problema, una paura e una difficoltà prevalenti: il problema maggiore è la tutela della salute; la paura prevalente è la non autosufficienza, la difficoltà di ogni giorno è la solitudine.
In ogni regione d’Italia una forte percentuale della spesa pubblica va alla sanità e all’assistenza. I servizi domiciliari, nati perché l’anziano possa vivere al proprio domicilio anche durante la malattia sono del tutto insufficienti. Occorre lavorare per il ben-essere degli anziani, di ogni persona nella sua integrità fisica e spirituale con la sua partecipazione alla vita sociale e alle scelte politiche.
Di fronte a tutti questi problemi cosa fanno le Organizzazioni sindacali dei pensionati? Come Federazione dei pensionati della Cisl abbiamo, ormai da anni, sollevato il problema delle «3 A»: Assistenza, Alimentazione, Abitazione.
Sono le aree in cui si manifestano i maggiori disagi degli anziani, a cui si può porre rimedio con la ricerca di un paniere di spese adatto alle esigenze di vita dell’anziano; politiche abitative che tengano conto del reddito degli anziani. In materia di sanità, che il federalismo sta rendendo molto diversa da regione a regione, abbiamo chiesto al governo un fondo sociale certo, mentre, a livello regionale, abbiamo spinto per l’adozione dei Lea, cioè dei «livelli essenziali di assistenza». I pensionati della Cisl ,inoltre, hanno chiesto l’apertura di un tavolo per l’istituzione di un fondo per la non autosufficienza che consenta alle famiglie di provvedere ai bisogni economici degli anziani e non solo: handicap fisico e psichico rientrano in quest’area.
Le istituzioni pubbliche, nonostante le manifestazioni organizzate e le molteplici iniziative territoriali, non hanno dato risposte. In una finanziaria come quella del 2005 quale spazio hanno i problemi degli anziani?
Come sindacato dei pensionati dobbiamo lavorare per difendere la dignità dell’anziano, tutelarlo nella difesa del potere d’acquisto delle pensioni, nel garantire servizi sanitari ed assistenziali pubblici perché l’anziano si sente a pieno titolo protagonista della vita sociale e politica, ha vivissima coscienza di essere stato protagonista ed interprete della ricostruzione economica e morale dell’Italia del dopo-guerra. •
Marisa Carmazzi Romano