LETTERE – “Altri 4 anni di guerre e terrorismo?” Le reazioni

Riguardava la rielezione di George W. Bush
a presidente degli Stati Uniti.
Nel pubblicare, lo scorso febbraio,
alcune lettere sull’argomento, abbiamo titolato:
Uno «0» e quattro «10»,
per indicare le bocciature e le promozioni.
Ora c’è ancora uno «0», mentre i «10» sono cinque.

Leggo sempre con piacere la rivista Missioni Consolata, corredata da foto meravigliose. Sul numero 12/2004, tuttavia, Paolo Moiola ha pubblicato un articolo circa la rielezione di George W. Bush alla Casa Bianca che non condivido affatto.
È una noiosa e settaria «collezione» di interventi di giornalisti e opinionisti che sparano, come di consueto, le frecce che hanno nella loro faretra (sempre uguali e sempre quelle!).
La vostra prestigiosa rivista cerchi di non ospitare tendenziose opinioni su fatti di rilevanza mondiale, essendo un mezzo di comunicazione rivolto alle «famiglie».
don Achille Lumetti
Sassuolo (MO)

Leggo con estremo interesse l’articolo di Missioni Consolata, dicembre 2004, passatami da un amico. Non è facile trovare sulla stampa, in tempi di pensiero unico, articoli così completi e circostanziati. Mi sembra opportuno ed «etico» che una rivista missionaria tratti problemi che toccano tutti. Personalmente la penso alla don Milani «I care» («mi interessa», «vi partecipo»…).
L’etica si dovrebbe incontrare con la politica! Sappiamo invece che si incontra solo con l’olio (petrolio). La chiesa è fedele quando «dice» la Parola ricevuta, senza riguardi ai potenti. È giusto valutare atti e parole. Denunciare! Tacere significa rinunciare alla funzione profetica. Oggi occorre schierarsi. Schierarsi forse può essere il primo gradino della giustizia.
Gianluigi Villa
(e-mail)

Ho letto con interesse l’articolo «Altri quattro anni di guerre e terrorismo?» e vi ho trovato molte informazioni che non conoscevo, come la storia delle tre suore detenute o la citazione di Ettore Masina sulle guerre dei poveri.
Vi auguro di poter continuare il vostro lavoro con lo stesso coraggio e la stessa determinazione.
Marco Colucci
Genova

Un amico mi ha segnalato l’articolo «Altri quattro anni di guerre e terrorismo?». Non solo condivido tutto quello che vi è scritto, ma sento il dovere di ringraziarvi per aver avuto il coraggio di pubblicarlo. Ho sempre apprezzato la rivista Nigrizia, mentre consideravo con diffidenza le altre riviste missionarie, ritenendole allineate con il Vaticano e con quelle posizioni della chiesa, o delle chiese, che, pur di ottenere qualche aiuto o qualche privilegio, non osano criticare coloro che sono al potere.
D’ora in poi seguirò con maggiore attenzione la vostra rivista.
Carlo Ferraris,
responsabile del Segretariato
Attività Ecumeniche – Genova

Ringrazio Paolo Moiola dell’articolo sugli USA e voi della redazione, che non vi siete trincerati dietro la solita prudenza. Il mio vivere m’insegna che c’è un tempo per tacere e uno per parlare. Questo è il momento di gridare con forza contro l’ipocrisia di potenti «messia», che nel nome di Dio esportano violenza e morte.
È il momento in cui anche noi, che ci riteniamo cristiani, prendiamo posizione: o politiche inteazionali di giustizia, solidarietà, collaborazione e pace (quindi disarmo, rispetto di ogni essere umano e dell’ambiente), oppure politiche imperiali di dominio, sfruttamento, violenza e guerra (altri recinti e nuove mura per difendere ciò che da secoli stiamo «rubando»).
È il momento di prendere sul serio il «servire Dio» e l’umanità, che egli ama, o «servire mammona».
Auguri di buon lavoro, anche se Vi arriveranno… tirate d’orecchie!
Giovanni Russotto
Genova

Su Missioni Consolata, dicembre 2004, leggo un lucido articolo di Paolo Moiola: «Altri 4 anni di guerre e terrorismo?». È eloquente e ineccepibile sull’opera «pacificatrice» degli Usa e del loro comandante in campo.
Non si è, però, detto che gli Usa, primi al mondo, destinano gran parte del loro Prodotto interno lordo alla foitura di armi e neppure si è detto che, in Iraq (soltanto in Iraq?), terroristi sono solo gli Usa. Infatti terrorista è chi aggredisce uno che non ha arrecato offesa ad altri e non può difendersi, proprio come è avvenuto in Iraq.
Nella babele del linguaggio, i patrioti iracheni sono stati presentati come «guerriglieri», «ribelli» e, preferibilmente, «terroristi»; altrimenti i media (in primis i nostrani Libero, Il Gioale, Il Foglio ecc.) che cosa ci stanno a fare?
In Iraq i «fedelissimi del deposto regime» non devono essere «2.000», come scrivono i servi dell’informazione; altrimenti non si spiega come «tutto l’Iraq è in fiamme». Solo a Falluja si è parlato di «1.600 vittime ribelli». Ormai la propaganda bellicista non regge neppure alla più elementare logica euclidea…
Le (sagge) parole di Kofi Annan e Boutros Ghali rappresentano il sigillo istituzionale e democratico ad un vero e proprio sterminio. Nessuno che parli mai delle vittime civili. Eppure è questo un mondo dove le chiacchiere abbondano, oltre alle menzogne. Tutti ricordiamo all’Onu (telecronaca in tempo reale in molti paesi e continenti) la «colomba» americana Powell con la manipolata provetta in mano? Sì, chiarissimo.
Tutto decorre dall’«11 settembre 2001», supportato da un racconto molto fantasioso ad uso e consumo di Usa e Israele. Ci si è pure inventati un aereo sul Pentagono, che nessuno ha mai «visto»; di Al Qaeda si è saputo «tutto dopo» e «nulla prima» e non si è approfondito niente. Chissà perché…
Al Zarkawi è sempre imprendibile e nessuno lo conosce; Bin Laden, che da anni non telefona (neppure ai suoi numerosissimi figli), è sempre ammalato di diabete, ma, al contempo, dirige il «terrore nel mondo». A me pare che l’unico che rompa gli equilibri nel mondo sia il rieletto comandante in campo, del quale qualcuno ha scritto: «Ha gli occhi troppo vicini per essere intelligente».
O Bush o Kerry, le multinazionali non fanno sconti. Dei 500 mila bimbi iracheni la responsabilità è dei «liberali» Clinton e Albright, tanto per capirci. Ricordo un intelligente Vittorio Sgarbi che ne mostrava gli effetti fotografici su Canale 5, anche se tutto si è limitato ad una sola «sterile» trasmissione… Beh, meglio non disturbare il manovratore!
Berlusconi è al passo del padrone atlantico, e la sinistra (che aggredì la Serbia per apparire «credibile» al gendarme planetario)… anche. Salvo solo Missioni Consolata e poco altro.
Ma, davvero, si può credere che gli Stati Uniti siano venuti in Italia per «liberarci» e basta? È ovvio che non sia stato così; infatti è normale che uno stato impieghi uomini e mezzi a decine di migliaia anche per il proprio tornaconto.
Il flagello umanitario in America Latina è da secoli sotto gli occhi di tutti: basta chiederlo a chi si reca sul posto. Come chi va in Palestina si accorge della quotidiana repressione di Israele verso i legittimi proprietari di quella terra, mentre la stampa svolge un’operazione molto più «filtrata»: tutto poggia (e viene «compensato») su «Auschwitz e dintorni», dove «gli ebrei sono le vittime per eccellenza».
Ci sarà mai un tempo per una (macabra) contabilità delle vittime dei pellerossa o dei regimi latinoamericani al soldo delle lobbies economiche? Per chi crede in maniera irriducibile nel valore della vita e/o si autorninveste in maniera preventiva del ruolo di latore dei valori democratici, ciò non dovrebbe essere che di conforto, anzi auspicato.
Ricordo che Lozada, predecessore dell’attuale presidente boliviano Carlos Mesa (su Missioni Consolata, dicembre 2004, vi è una bella intervista di Paolo Moiola), è stato prima cacciato dal suo popolo, dopo averlo represso, e in seguito ospitato e presentato negli Usa come «difensore della democrazia». Uno schema consolidatissimo.
Se Saddam Hussein era un dittatore, l’egiziano Moubarak, amico dell’Occidente, da chi è stato eletto e quando? Delle famose «fosse comuni» di Saddam, anticipate da una marea di chiacchiere, non si è vista una fotografia… come del resto con Milosevic, il cui processo è «opportunamente silenziato» al patetico Tribunale penale internazionale dell’Aja.
È reato affermare di simpatizzare con la resistenza irachena? Forse sì.
Il male non è dato dal balbettio minimalista dei nostri politicanti, bensì sta nei nostri modelli di vita: se comperassimo meno prodotti inutili, toglieremmo in maniera pacifica e radicale a molte sovrastrutture industriali ed economiche la loro ragione di esistere, sfruttare e… uccidere (e intaseremmo meno le aule dei tribunali nostrani).
Tutte le idee per definizione sono «belle», mentre il male sta esclusivamente nei nostri modelli di vita, dove è sempre bene tenere un occhio attento alla realtà, perché c’è chi con cinismo, perfidia e «sapiente» cosmesi mediatica la sovverte.
Max Cole
Brescia

L’ultima lettera è diversa dalle precedenti, e non solo per la lunghezza (l’abbiamo in parte ridimensionata, sforzandoci di non travisare i contenuti). Il lettore mette molta carne al fuoco; talora è allusivo, a scapito della comprensione.
Non sempre siamo d’accordo con lui: per esempio, non condividiamo che «in Iraq… terroristi sono solo gli Usa»…
Diverso è pure l’intervento di don Achille, che ci raccomanda di «non ospitare tendenziose opinioni su fatti di rilevanza mondiale, essendo (la rivista) un mezzo di comunicazione rivolto alle “famiglie”». Raccomandazione sacrosanta che dovrebbe valere per tutti, magari dopo aver stabilito cosa si intenda per «tendenziose opinioni».
Risponde Paolo Moiola – Nell’articolo contestato da don Lumetti, tra le tante autorevoli opinioni ci sono anche quelle di: don Paolo Farinella, don Raffaele Garofalo, don Gianfranco Formenton, don Aldo Antonelli, padre Roy Bourgeois.
Le famiglie italiane dovrebbero accontentarsi di sentire Bruno Vespa, Giuliano Ferrara, Emilio Fede o Mara Venier?

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