LETTERE Uno “0” e quattro “10”

Non sono un’abbonata, ma alcuni amici mi hanno offerto in lettura Missioni Consolata, dicembre 2004. Ho cominciato a sfogliarla con pigrizia; poi, via via, sono stata sempre più presa. Bravi, bravi, bravi! Notizie, commenti, dati, informazioni, foto, cartine: tutto induce ad una piacevole lettura. Dovrei dire «drammatica lettura», perché i contenuti fanno accapponare la pelle. Però ho notato che anche le notizie più bieche e atroci portano sempre uno spiraglio di luce e speranza.
Sono arrivata all’articolo di Paolo Moiola «Altri 4 anni di guerre e terrorismo?»… e mi sono indignata. È questo sussulto che mi induce a scrivervi. Non sono facile all’indignazione e nemmeno sono capace di sentimenti negativi, perché la mia professione (sono assistente sociale) mi porta ogni giorno a frequentare bambini, uomini e donne, schiacciati da povertà, indigenza, violenza. E non voglio sprecare energie, se non per tentare di porre qualche rimedio istituzionale a drammi atroci.
Leggendo l’articolo di Moiola, sono stata presa da un’emozione interiore che non provavo da tempo: erano le cose che avevo dentro e che quell’articolo svelava compiutamente, con pudore, perché pacato nel tono, ma vero nella sostanza.
Sono cattolica praticante e la mia fede è elemento essenziale della vita, alla cui luce mi interrogo ogni giorno per rispondere con coerenza alla esigenza di verità che c’è in ogni uomo e donna. Sono indignata per la strumentalizzazione religiosa che è stata fatta nella campagna elettorale americana. Sono indignata per le centinaia di milioni di dollari profusi, cioè buttati al vento, mentre potevano risolvere enormi problemi nel Medio ed Estremo Oriente. Sono indignata che l’«11 settembre» sia diventato il refrain con il quale tutto deve essere giustificato e spiegato.
Nel mio piccolo verifico che anche i tagli all’assistenza ai bambini senza famiglia o violentati in essa… sono giustificati con «l’11 settembre». E potrei continuare con molti esempi.
Nell’articolo ho apprezzato le parole chiare e vere dei sacerdoti e quelle di Boutros Ghali. I sacerdoti non sono persone qualsiasi, essi devono essere liberi anche dall’influenza dell’ambiente che respirano e devono dire parole di coscienza che altri, per opportunismo o convenienza o peggio per interesse, non sono in grado di dire.
Oggi c’è il rischio e pericolo che anche noi in Italia stiamo correndo, senza che ce ne rendiamo conto: ridurre Dio a merce di parte o di partito, per giustificare comportamenti ignobili. Quando sento chiamare Dio in causa per dare una parvenza di giustezza alla guerra o a qualsiasi forma di violenza, mi vengono i brividi.
Allora mi rifugio nella Bibbia, là dove incontro il Dio di Maria che abbatte i potenti dai troni e innalza i miseri, sfama i poveri e manda i ricchi a mani vuote. Sì, è questo il Dio che Gesù è venuto a svelarci: il Dio delle beatitudini e della frateità universale.
Ammesso e non concesso che le guerre in Afghanistan e Iraq siano state opportune (non posso dire «giuste» senza essere blasfema!), penso che i credenti in Cristo avrebbero dovuto lo stesso contestarle e condannarle, perché non è con questi mezzi che i cristiani possono risolvere i problemi.
Alcuni amici hanno messo in discussione il loro anticlericalismo e la loro opposizione alla chiesa, perché leggono riviste come la vostra, dove parlate senza calcolo e senza compiacere i potenti di tuo. Per questo avete merito e siete lodevoli per articoli come quello di Moiola, in un tempo in cui troppi, si adeguano al vento, rinunciano alla propria coscienza e magari plaudono contro di essa.
Non oserei mai contestare i vescovi, per convinzione e rispetto, ma devo riconoscere che in questi ultimi tempi il loro silenzio su situazioni scottanti hanno allontanato dalla chiesa molti fedeli, come è vero che altri ne avete avvicinati voi con Missioni Consolata e il vostro servizio alla verità, detta e non strumentalizzata. Sono onorata di avervi conosciuto.
Nella comune fede del Verbo incarnato.

lettera firmata – Genova

E gregio direttore, mi domando se lei legge gli articoli prima che vengano inseriti nella rivista, perché «Altri 4 anni di guerre e terrorismo?» fa schifo, sia come stile sia come argomentazioni, e scredita la rivista.

ing. Lucio Baruffi
(e-mail)

C on vivo piacere ho letto l’articolo «Altri 4 anni di guerre e terrorismo?» sul post-elezioni di Bush. Siete stati capaci di superare i convenevoli e le opinioni di circostanza, offrendo uno spaccato onesto e veritiero.
Ho apprezzato particolarmente la pignoleria delle note con cui il vostro giornalista documenta le singole affermazioni. Quando la stampa cattolica raggiungerà questo livello d’informazione, uscendo dalle sacche di provincialismo e dai criteri di opportunità, sarà una festa anche per i laici, che stentano a trovare nel mondo cattolico quell’alone di libertà, unito alla professionalità.
Missioni Consolata ha l’uno e l’altra. Siatene fieri!
Criticare Bush e la sua politica miope non significa essere antioccidentali, anche se un cristiano deve essere sempre «pro» tutte le civiltà dei quattro punti cardinali, se è vero che crede in un Dio universale, creatore e padre di tutti gli uomini.

dott. Luca Melanino
Firenze

Caro direttore, ringrazio lei e l’autore di «Altri quattro anni di guerre e terrorismo?», per la lucida ed appassionata analisi condotta. Credo importante e necessario che anche (e soprattutto) le voci dei religiosi si alzino contro chi, con un moderno «Deus vult», si ammanta di Dio per interessi economici e politici, sprezzante della vita e del progetto sull’uomo che Dio, nostro malgrado, cerca faticosamente di portare a buon fine. Se un coro di voci come la sua, magari provenienti da alte gerarchie ecclesiastiche, parlassero chiaramente e costantemente ai potenti della terra…

Paolo Pontiggia (e-mail)

Spett. redazione, ho letto «Altri 4 anni di guerre e terrorismo?». Vi ho trovato molte informazioni che non conoscevo, come la storia delle tre suore detenute o la citazione di Ettore Masina sulle guerre dei poveri.
Vi auguro di poter continuare il vostro lavoro con lo stesso coraggio e la
stessa determinazione.

Marco Colucci (e-mail)

La lettera che ci «colpisce» di più è quella di Lucio Baruffi, secondo il quale l’articolo «Altri 4 anni di guerre e terrorismo?» fa schifo. La lettera è brevissima. Troppo. Gradiremmo conoscere le ragioni dell’insulto.
Ci colpisce pure (ma positivamente) Luca Melanino, che afferma: «Un cristiano deve essere sempre “pro” tutte le civiltà dei quattro punti cardinali, se è vero che crede in un Dio universale, creatore e padre di tutti gli uomini».
Questo, per i missionari, è fondamentale. Essi devono riconoscere e valorizzare «i germi del Verbo» presenti in tutte le culture (cfr. Ad gentes, 11). Ma devono altresì sapee prendere le distanze.

  • Ciò vale pure per i cristiani di ogni epoca.

Nella Lettera a Diogneto (scritto greco del II secolo) si legge: «I cristiani non si differenziano dagli altri uomini, né per territorio, né per lingua, né per consuetudini di vita… Ogni terra straniera è per loro patria, mentre ogni patria è per essi terra straniera».
(Le lettere più lunghe sono state sunteggiate. Sull’argomento altre ne sono arrivate: nei limiti del possibile, verranno pubblicate sui prossimi numeri di MC).

aa. vv.

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