LETTERE “Far come se…”

Spettabile redazione,
non sono un filosofo. La mia formazione non è umanistica. Invece il signor Bidelio mi pare che abbia una formazione di questo tipo. Però le sue argomentazioni non mi sembrano molto centrate (cfr. Missioni Consolata, settembre 2004).
Infatti, trattando delle frasi di padre Bartolomeo Sorge («purtroppo troppi cristiani fanno come se Gesù fosse risorto… Viviamo come se il vangelo fosse vero, ed invece è vero!»), Bidelio pone il dilemma: «Qual è il confine tra far come se e far finta che»? Nel post scriptum esce dal tema, perché argomenta sul «vivere come se Gesù non fosse risorto… come se il vangelo non fosse vero».
Questa è una divagazione, mentre il punto di padre Sorge è un altro e di estremo interesse. È difficile da spiegare, ma il nocciolo si trova nelle stesse parole di Sorge, e non in altre che portano fuori tema. Cioè: aderire, sia emotivamente che intellettualmente al vangelo, senza però essere veri uomini di fede. Mi pare che il pastore protestante Albert Schweitzer sia stato un fulgido esempio del genere.
Quando ci si chiede perché la fine dei tempi non sia avvenuta durante la vita dei primi discepoli («non passerà questa generazione…»), si incomincia a dubitare non solo delle convinzioni dei primissimi cristiani, ma anche delle parole che avevano portato a tali convinzioni, ossia delle parole dello stesso Gesù.
Poi, oltre alla questione escatologica, sorgono altri dubbi di fondo, ad esempio: perché la «leggenda» di Adamo ed Eva? Ma, se Adamo ed Eva sono leggenda, perché la necessità di redimere/riscattare il genere umano dal peccato originale? Non c’è più un Figlio di Dio che redima/riscatti da un qualcosa situato qualche migliaia di anni prima e che non esiste; non c’è un Figlio di Dio che insegni e ammaestri, di modo che gli uomini sappiano disceere ciò che è bene e ciò che è male. Pertanto la sua morte non redime/riscatta, ma è «solo» la prova del suo amore «temerario» per noi.
O, forse, il peccato originale non è questione di improbabili progenitori, ma, invece, dell’impasto di bene e male di cui ogni bambino che viene alla luce è e sarà composto. Si potrebbe parlare di «peccato» e «grazia» originali.
Questi sono i relativismi che ci portano al «come se». Nonostante i nostri dubbi, il vangelo resta l’insegnamento più alto e non vogliamo essere schiavi di superbia e ingratitudine.
Carlo May
Novara

Lettera non semplice, come non lo era quella del signor Bidelio. Ma il signor Carlo ci pare esplicito circa la centralità ed unicità di Gesù Cristo, figlio di Dio.
È «la questione delle questioni». Ovviamente anche in missione.

Carlo May

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